Capitolo 26

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- Ti andrebbe di uscire con me a prendere un caffè un giorno di questi? - Mia si giró lentamente mentre sentiva il cuore batterle forte nel petto, e fissó i suoi occhi negli occhi nocciola di Jered, mentre un leggero rossore sopraggiungeva sulle gote piene del ragazzo.

- Jered... io... certo che mi va. - Rispose Mia, sentendosi diventare rossa come un pomodoro, e sentendosi avvampare dalla testa ai piedi. - Quando? -

- Quando sei libera Mia... oggi dopo l'allenamento? Ti va? - Jered sorrise, e la sua fila di denti bianchi e perfetti abbaglió per un attimo Mia, che non riusciva a smettere di sorridere.

Lei invitata ad uscire da un ragazzo? Le sembrava un sogno, le sembrava di essere un'altra persona, e non la solita noiosa e sfigata Mia.

- Certo che mi va! - Quasi gridó la ragazza, gettandosi all'indietro sulle spalle i lunghi e lisci capelli marroni. - Non sai quanto mi fa piacere il tuo invito... grazie. - Mia riuscì solo a spiccicare quelle parole, mentre si sentiva sciogliere come un ghiacciolo al sole bollente di agosto.

Non le sembrava vero. Un ragazzo carino come Jered, con lei...

Fu in quel momento che si ritrovó a ringraziare l'incidente che le era successo, le sue visite dalla psicologa, la sua bulimia che l'aveva fatta dimagrire rapidamente e perdere peso... certo, il suo corpo non le piaceva ancora a pieno, stava recuperando lentamente un peso forma normale.

A volte si trovava a fissare con orrore le sue costole sporgenti e le sue gambe più simili a due stecchini che a due vere gambe umane. Si era rovinata, ma quella sua rovina le stava servendo per rinascere.

In classe era ancora l'esclusa, quella lasciata da parte, quella scelta per ultima nei lavori di gruppo e quella scelta per ultima per le squadre di gioco a educazione fisica. Ma non le importava veramente della scuola.

Le importava che fuori da scuola si stava lentamente facendo una vita, si stava trovando piano piano degli amici con cui parlare agli allenamenti, e sperava segretamente di poterci uscire qualche volta.

E adesso che Jered le aveva proposto di uscire... non poteva essere più felice, e finì l'allenamento con il sorriso più grosso che ebbe mai in vita sua.

****

- Quel bastardello del vostro amico ricco ha sganciato tutta la grana che ci dovevate. Ha pagato lui, tremila dollari, Carter ha detto che vi avrebbe lasciati in pace. Ma siete fuori dal groppo, e non ci rientrerete mai. - Terry fissó negli occhi Phil e Sean, seduti di fronte a lui, nell'unico colloquio settimanale che gli era concesso.

Sean non disse nulla, abbassó solo la testa e si toccó nervosamente i capelli, decisamente più lunghi rispetto a qualche settimana prima.

- Come sta Derek? - Domandó a quel punto Phil, con un filo di voce.

- Credo che dopo di me ci sia lui con voi a colloquio. - Disse Terry, alzandosi in piedi. - Vi lasció, se oggi è riuscito a venire lo vedrete. - Non li salutó nemmeno l'uomo, e si avvió velocemente verso l'uscita del carcere, come se avesse paura di esservi rinchiuso a breve anche lui.

E a quel punto, Phil e Sean alzando lo sguardo lo videro: Derek. Non assomigliava per niente al ragazzo che avevano conosciuto durante gli anni delle superiori, il ragazzo orgoglioso, fiero, strafottente, bellissimo e luminoso.

Quello che videro sedersi davanti a loro era un ragazzo smunto, dimagrito, impaurito come un coniglio. I bellissimi occhi blu di Derek, un tempo luminosi e intensi, adesso erano spenti e piccoli.

- Derek? - Sussurró a quel punto Sean, prendendo la mano dell'amico. - Va tutto bene? -

- No... - La voce flebile del ragazzo si alzó lievemente, così come il suo sguardo si fissó negli occhi verdi e belli di Sean. - Non avete idea di quello che ho passato... l'Inferno... ho bisogno di voi... -

- Derek... ti prego non fare così, sii forte. - Phil gli afferró il mento con una mano e lo tenne alzato. - Questo non è il ragazzo che conoscevo come il mio migliore amico, questo non sei tu. -

- Il carcere mi ha cambiato, Phil. -

- Che cosa è successo? - Si stupì Sean, stringendo la mano destra di Derek.

Il ragazzo abbassó di nuovo lo sguardo, sottraendosi dalla presa di Phil.

- Forse ve lo racconterò un giorno... non ora. -

Gli altri due ragazzi rispettarono la volontà dell'amico, e non lo pressarono. Andarono avanti a parlare del nulla, per tutta la durata del colloquio; Phil e Sean volevano davvero aiutare Derek, ma se lui non si esponeva spiegando quello che gli era successo, non avevano idea di come fare.

Ma almeno, in quel momento, erano di nuovo uniti come un tempo.

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