Capitolo 61

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- Chi è che sarebbe il tuo quasi fidanzato? - Jered fissó i suoi occhi nocciola in quelli scuri come la notte di Mia.

- Ma... io... nessuno; cioè, voglio dire, non è il mio fidanzato... - La ragazza non aveva la più pallida idea di cosa dire; si sentiva accaldata, rossa come un peperone, ridicola, e in più sentiva su di se l'ombra di un violento pericolo, che si stava avvicinando.

Merda.
Sean era uno dei migliori amici di Derek. Si sentì una stupida; come aveva potuto pensare di riuscire a frequentare due ragazzi contemporaneamente? Che cosa le era venuto in mente?

Se Derek fosse venuto a saperlo...

Mia si scoprì ancora spaventata da quel bellissimo ragazzo che un tempo era colui che la bullizzava. Come avrebbe reagito? Le avrebbe fatto del male...?

- Forza Mia, andiamo, Derek ti aspetta. - Sean si stava godendo la scena, ed in quei momenti pensava che tutto quello che stava succedendo era addirittura meglio del sesso.

Non capiva come mai gli provocasse tutto quell'immenso piacere vedere la vita di quella insulsa ragazzina distrutta davanti ai suoi occhi. Beh, lei aveva forse distrutto la sua di vita, mandandolo in carcere.

La ragazza non rispondeva, quindi Sean agì di sua spontanea volontà, afferrandola per il braccio destro e facendola rudemente alzare dal tavolino. Mia si sentì una vittima, indifesa, di fronte all'immenso e torreggiante fisico di Sean. Era finita per lei, lo sapeva.

Ed era finita anche con Jered probabilmente. Glielo leggeva negli occhi, il disgusto, la delusione, che lui ora provava nei suoi confronti.

- Phil, andiamo, presto. -

Phil alzó gli occhi dal telefono, e si godette la scena di Mia che veniva trascinata via; sul suo viso perfetto apparve un sorrisetto sadico, mentre componeva il numero di telefono della signora Sully. Era ora di fare luce in tutta quella faccenda di merda che si era creata.

- Ma dov'è Derek? - Mia sussurró quelle parole con una vocina che tradiva l'emozione della paura e del terrore. Tremava, da capo a piedi.

- Lui arriverà. Forse. - Sean le strinse ancora di più il braccio, e la trascinó in un vicoletto lì vicino, dove non sarebbero stati disturbati dalla gente.

Che cosa volevano farle? Aveva paura, una terribile, orribile paura di quello che le sarebbe potuto succedere. Che gusto c'era nel fare soffrire così gli altri? Perché proprio a lei, perché proprio adesso che tutto sembrava andare per il meglio? La situazione stava brutalmente precipitando.

- Mi scusi per il disturbo. Mi serve che lei riconosca una persona. Si ricorda? Gliene avevo parlato l'ultima volta che ci siamo incontrati. Adesso riceverà una foto di questa presunta ragazza che ci ha denunciato, poi la elimini subito, e mi dica se è lei. -

Phil scattó una piccola e semplice foto dal suo cellulare. Mia era seduta a terra, con Sean dietro che la teneva ferma, con il volto rigato di lacrime, e con il terrore dipinto negli occhi.

- È lei. Ne sono sicura. Non è magra come mesi fa, ma è inconfondibilmente quella ragazza che ho visto quel giorno. -

Il cervello di Phil si spense per qualche secondo, mentre elaborava l'informazione; come aveva osato quella stupida ragazzina che un tempo era la sua vittima? Si sentì invadere dalla rabbia cieca, ma decise di controllarsi.

Non era così che voleva agire. Non aveva la minima intenzione di alzare le mani sulla ragazza, di farle del male; temeva che così facendo si sarebbe attirato per sempre l'odio di Derek, che a quanto pare sembrava provare qualcosa per Mia.

Doveva dirlo a Derek. Il suo migliore amico, nonché quasi fratello, doveva venire a sapere di tutto questo; l'avrebbe fatto soffrire, ma si sa, la verità fa sempre soffrire.

- Lasciala Sean; non la possiamo toccare, ne tantomeno possiamo farle del male. Derek ci odierebbe se lo facessimo. Lasciala. - Sean si allontanò dalla tremante ragazzina, che non si muoveva nemmeno.

Si mossero quindi loro due, girandosi di spalle, e confabulando tra loro su come dare la notizia a Derek. Entrambe le notizie.

Il loro migliore amico doveva sapere che la ragazza che gli interessava usciva con un altro, e che era colei che lo aveva denunciato, gettandolo in pasto ai detenuti del carcere, e rovinandogli indelebilmente la vita.

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