Capitolo 24

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- Ti senti agitata Mia? Questa è la tua prima gara di skateboard, dopotutto. - Jered si affiancó a Mia con il suo skate viola e verde sgargiante sottobraccio, con i capelli tirati a lucido indietro e i profondi occhi nocciola inondati dal sole delle quattro del pomeriggio. - Ricordo ancora la mia prima gara, credevo che il cuore mi sarebbe uscito dal petto per l'ansia e la paura. - Rise il ragazzo, scoprendo una fila di bianchi e perfetti denti.

- Si, sono agitata, ma sono anche felice di fare la mia prima gara di skate; sai, mi sembra si stia realizzando il sogno di una vita. - Mia si stupì per la naturalezza e l'eloquenza con cui proferì quelle parole. Il rossore che non abbandonava mai le sue guance per l'imbarazzo era sparito, e non si era mai sentita tanto agio con qualcuno come ora si sentiva con Jered. - Jered... buona fortuna. - Sorrise la ragazza, sistemandosi i lunghi capelli bruni in una coda alta di cavallo.

Era pronta. Era il suo turno.

Non vide tra il pubblico i suoi genitori, ma individuó subito seduta nelle prime file Dakota, con la gamba destra ingessata e una stampella che era stata chiaramente gettata con rabbia a terra, sulle tribune. Mia vide chiaramente l'invidia attraversare gli occhi azzurri della sua ex migliore amica, mentre sembrava seduta su mille spilli invece che su una sedia. Non applaudì quando il presentatore annunció il suo nome per la gara, ma si irrigidì ancora di più, e il suo sguardo divenne ancora più di ghiaccio.

Mia prese un grande respiro, e diede una leggera spinta con il piede, riuscendo mano a mano ad andare sempre più veloce in piedi sul suo skate. Era felice, si sentiva felice; non si era mai sentita così in tutta la sua breve, oscena vita da adolescente.

Le sembró che il tempo fosse passato in un battito di ciglia, e si ritrovò come per magia alla fine del percorso che aveva affrontato, mentre le persone applaudivano, qualcuno sorrideva, qualcuno gridava, e la ragazza si beó di quell'intenso rumore e stupore che la sua esibizione aveva creato.

Quando tornó nella parte del campo riservata ai partecipanti della gara, c'era Jered ad attenderla, che aveva anche lui appena finito la sua esibizione, e aveva stampata in faccia un'espressione soddisfatta.

- Sei stata davvero brava Mia, ottima performance per essere stata la tua prima gara. - Il ragazzo si complimentó composto, mentre arrivava vicino a lui una ragazzina dall'aria timida con un paio di grosse lenti nere appoggiate sul naso.

- Io sono Ella, molto piacere. - La ragazzina sorrise, mentre arricciava il suo tenero nasino all'insù, contornato da una serie di lentiggini rosse. - Sei stata brava, Jered mi ha detto che ti chiami Mia. -

Mia non ci riusciva a credere. Qualcuno che si presentava a lei? Sorrise, e strinse la mano della ragazza.

- Grazie Ella, il piacere è mio di conoscerti. - Ella si strinse nelle spalle, mentre scuoteva la testa, facendo muovere i corti capelli biondi tagliati in un delizioso caschetto.

Mia si diresse a posare lo skateboard nel suo armadietto dedicato, ma si ritrovó davanti una sorpresa alquanto inaspettata.

- Stai lontana da Jered. Lui è mio. - La voce arrabbiata di Dakota investì come uno tsunami le orecchie di Mia; la ragazza non rispose, e scansó con una spalla la sua ex migliore amica. - Mi hai sentita? Le migliori amiche non rubano il ragazzo delle altre. -

Mia scoppió a ridere. Tutto il suo risentimento esplose di colpo in quella fragorosa risata; Dakota si appoggió alla sua stampella, e massaggió la gamba destra rotta.

- Migliori amiche dici? Quando mai... non sei mai voluta essere la mia migliore amica, Cocca. Jered non è il tuo ragazzo per quanto mi risulti, e non mi risulta che sia tuo. Detto questo, levati dal mio armadietto. -

- Mia, ma perché ti comporti così? -

- Perché...? - Sussurró la mora, alzando lo sguardo da terra. - Ho passato anni ad essere poco meno di un'ombra, una cazzo di ombra. Io volevo solo la tua amicizia, il tuo affetto, la tua attenzione... non me lo hai mai dato. La verità è che ti odio Cocca, e non riusciró mai più a guardarti nello stesso modo di prima, di quando ero solo una stupita ragazzina timida. Ora basta, non sono più quella ragazzina. - Mia la guardó con un'espressione mista allo schifo e al disprezzo. - Dai vattene, corri via, non voglio vederti qui davanti a me. - La ragazza si soffermó a guardare le stampelle di Dakota. - Ah già, non puoi correre via. -

Mia si giró, voltó le spalle a Dakota e se ne andó via, mentre dentro di se sentiva un concerto di applausi per aver reagito alla stronza e cattiva migliore amica. Lei esisteva, esisteva eccome, e presto anche tutti gli altri se ne sarebbero accorti.

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