TRENTADUESIMO CAPITOLO

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ELARA SENTIVA COME SE AVESSE IL MONDO SULLE SPALLE.

Ma era solo quello di Draco- e in qualche modo era tutto.

Sapeva che se l'avesse allontanato ora- sarebbe crollato. Si sarebbe fatto indietro e si sarebbe ritirato nella sua gabbia di ghiaccio e indifferenza e non si sarebbe mai più mostrato a lei.

Ma non voleva nemmeno pensare a quello che sarebbe successo se gli dicesse la verità.

Quanto pensava a lui. Quanto lo voleva. Come le parole che le aveva appena detto avessero fatto emergere qualcosa in lei che stava cercando di tenere a bada da quella notte ad Hogsmeade.

Il fatto che lei possa essersi innamorata di lui.

Ma non gli e lo poteva dire- anche se era stato così aperto e vulnerabile con lei.

Una parte di lei era convinta che se gli e l'avesse detto, si sarebbe tirato indietro immediatamente, l'avrebbe chiamata di nuovo troia-

Quindi, invece disse. "Non era Harry."
Draco sbatté le palpebre, la sua mano prima chiusa in un pugno si rilassò. Fissò le sue nocche, come se per la prima volta avesse realizzato che erano sanguinanti. "Cosa?"

"Non era Harry nel..." Ingoiò, trasalendo al vento gelido. "Corridoio. Sai, mentre mi baciava-"

"Non ho veramente bisogno che me lo ricordi." La interruppe, seccatamente. "Quindi, chi cazzo era?"

Elara arrossì. "Paul- Paul Flint"

Draco la fissò. "Stavi per scopare il Prefetto della mia casa?"
"Non lo sapevo nemmeno!" protestò Elara, indignata. "Inoltre- è bravo?"

Draco emise un suono spezzato, ed Elara sorrise. "Scherzo."

Si schiarì la gola, domandandosi cosa dovesse dire. Non pensava che potesse tirare le parole fuori, anche se ci avesse provato.

Draco sembrò capire il suo dilemma. "Non devi dire niente." Disse, piano. Elara si meravigliò per quanta forza gli ci volle per lui dire tutto. Per lui, essere così vulnerabile e non chiedere niente in cambio.

Elara annuì, avvolgendo le mani intorno alle sue braccia, gli occhi di Draco si offuscarono, sembrava pronto ad andarsene.

Elara non voleva che lo facesse. Aveva sempre pensato che era lui quello terribile con le emozioni, ma eccola lì, incapace di far uscire una parola dalla sua bocca, dopo che lui si era lanciato in un monologo su di lei.

"Draco." Lo fissò, facendo cadere le mani dalle braccia e avvicinandosi, con cautela.

"Perché non sei al ballo?" si stava ritirando di nuovo nel suo scudo- tutte le emozioni caddero dalla sua faccia.

Lo stomaco di Elara si attorcigliò, "Perché non provi ad indovinare?" chiese, gentilmente, facendo un altro passo. "Perché sono qui, congelando, invece di stare al ballo, al caldo, bevendo punch e ballando?"

Non rispose, la guardava, diffidente.

"Cosa potrebbe essere qui che non c'è al Ballo?" continuò, arrivando a fermarsi di fronte a lui, inclinando la testa di lato.

Gli occhi di Draco scattarono nei suoi, rilasciando un sospiro vacillante. "Non ricordo di essere una 'cosa'"
Elara scosse la testa e quando cercò di guardare altrove, lui le prese il viso a coppa portando il suo sguardo di nuovo su di lui. "Draco- quello- quello che sento per te" Esitò. "Quello che sento per te è complicato e confuso-"

"Lo so." Respirò, guardandola ad un tratto, con occhi più rilassati. "Lo so, credimi."
"Ma non è per tuo padre, il tuo cognome o la tua casa."
Era una semplice frase ma poteva dire che lo aveva colpito diritto al petto; era scritto nella contrazione della mascella, il leggero tremolio nelle dita.

ᴛʜᴇ ʙᴏʏ ᴡʜᴏ ʜᴀᴅ ɴᴏ ᴄʜᴏɪᴄᴇ/ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora