QUARANTASEIESIMO CAPITOLO

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ELARA NON RIUSCIVA QUASI A RESPIRARE.

Il cuore le era salito in gola quando guardò Draco, con gli occhi spalancati. Aveva sentito bene?

Draco era impassibile, guardava il panorama londinese, apatico, mascella serrata.

"Cosa?" la sua voce era a malapena un sussurro, si spezzò su quella sola parola.

Espirò profondamente e chiuse gli occhi, dita strette sulla ringhiera, collezionando i suoi pensieri. Poi, aprì gli occhi e si guardò l'anello con il serpente all'indice- quello che aveva uguale ad Elara, il cimelio di famiglia.

"Avevo dieci anni," disse finalmente, irrigidendosi di più. "Era l'estate prima del primo anno ad Hogwarts- ero più che felice di andarci"

Elara rimase calma, giocherellando con l'anello uguale al suo. Si sentiva in colpa per aver chiesto ma la sua curiosità prese la meglio e non fece niente per dissuaderlo dall'aprirsi con lei.

"Avevamo un amico" mormorò Draco, i suoi occhi vitrei mentre la sua mente viaggiava chissà dove. "Un buon amico di mio padre. Ci veniva a trovare per le vacanze- non era sposato, non aveva figli- mi comprava le Suguar Quills e la cioccolata da Mielandia"

Il vento si alzò, facendo ricadere qualche ciuffo biondo sulla sua fronte. Li spostò via con una mano, ancora stordito e preso dai ricordi.

"Era come..." continuò, i suoi occhi spenti. "come una figura paterna per me."

Elara annuì, volendo raggiungerlo per poi decidere di no.

"L'ha stuprata." Disse, senza mezzi termini, senza nessun segno di emozione sul suo volto. "Quando mio padre non c'era. Non potevo- non potevo fare niente, non avevo ancora la bacchetta."

"Ma- ma tua madre-"

"E' un eccezionale duellante ma era stata malata per settimane prima dell'accaduto. Era per questo che quel fottuto mostro era in casa nostra- mio padre gli aveva chiesto di tenerci compagnia mentre lui non c'era." Il muscolo della mascella si contorse. "Ho provato- a fermarlo."
Gli occhi di Elara erano lucidi al pensiero di un Draco di dieci anni, terrorizzato e urlante, cercando di aiutare sua madre.

"Mi pregò di andarmene" continuò, calmo. "Non aveva nemmeno la sua bacchetta- non c'era niente che poteva provare a fare- ma mi implorò di andarmene via."

Trasalì, per poi cercare di controllarsi, tornando alla realtà.
"Mi cacciò via e quando mi sveglia- lui non c'era più e mio padre era tornato. Gli elfi domestici sentirono il trambusto e si smaterializzarono per portarlo a casa- era da qualche parte in Norvegia a quei tempi."
Elara catturò il movimento delle sue mani, curve sulla ringhiera e sempre più strette.

Una lacrima le scese sul viso. "Draco..."

La guardò per la prima volta da quando aveva iniziato a parlare. I suoi occhi caddero sulla lacrima che le scendeva sulla guancia.

Si staccò dalla ringhiera, mettendosi di fronte a lei. "Va tutto bene. E' successo un sacco di tempo fa."
"Otto anni." Sussurrò Elara, la sua gola stretta. "Hai vissuto con questo peso per otto anni?"
Gli occhi di Draco erano di un grigio cupo mentre la guardavano. "Si è ritirata nel suo scudo dopo che è successo- Di solito" sospirò leggermente. "Di solito sorrideva sempre. Ora sembra sempre- tormentata."

Elara riconobbe lo sguardo di cui stava parlando, avendolo visto molteplici volte sul viso di Draco. Quando piangeva su di lei nel bagno del sesto piano, quando gli stava per dire che lo amava, quando lo aveva lasciato quella notte in biblioteca e quando finalmente era tornata da lui e gli aveva detto che lo amava.

ᴛʜᴇ ʙᴏʏ ᴡʜᴏ ʜᴀᴅ ɴᴏ ᴄʜᴏɪᴄᴇ/ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora