Capitolo 1

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Jack

Quel giorno era iniziato come uno dei tanti o quasi...

Apro gli occhi con molta difficoltà.

"Ma cosa cazzo ho bevuto ieri sera?"

Mi lamento portando automaticamente le mani sul viso, o almeno cerco di farlo, perché solo ora mi accorgo di avere qualcuno avvinghiato addosso che mi impedisce i movimenti.

Un brivido di paura mi percorre il corpo, io non dormo mai con nessuna.
Il motivo è semplice, non amo specchiarmi negli occhi delle donne che mi porto a letto. La mattina dopo vedo la loro delusione e io mi ritrovo a non provare assolutamente nulla.
Le guardo, e mentre loro sperano di avere davanti l'uomo della loro vita, io desidero solo che se ne vadano il prima possibile. Odio sentire quel vuoto dentro, che si ripresenta ogni qualvolta mi viene sbattuto in faccia il mio comportamento superficiale.

La verità è che a me piacerebbe provare quei sentimenti che vedo nei loro occhi, ma nonostante la mia buona volontà, non ho mai trovato nessuna per cui ne valesse la pena.

Mi agito leggermente, non voglio svegliarla, le finestre sono chiuse e non vedo assolutamente niente, nessun indizio che mi faccia capire chi io tenga tra le braccia.

Cerco di rilassarmi, vorrei posticipare il più possibile il momento del tu sei uno stronzo, anche perché la testa mi sta letteralmente per esplodere.

Mi tiro leggermente su e allungo il braccio, sono certo di essere nella mia stanza e quindi sulla mia destra dovrebbe esserci il comodino. La mia mano sfiora la superficie del legno, non mi sbagliavo, cerco il mio cellulare per fare un po' di luce ma non c'è.

Mi rimetto con la testa sul cuscino e chiudo gli occhi, cerco di ricordare qualcosa ma niente, il vuoto, i miei ricordi arrivano all'inizio della serata di ieri.

Cerco di concentrarmi e di ripercorrere quello che ho fatto, i ricordi più prossimi sono: io che mi preparo per la festa della mia confraternita. Ricordo di essere sceso al pianterreno e di aver commentato con Mike, uno dei miei coinquilini, che c'era un bel movimento.
La sala era già piena di ragazzi e ragazze, che si agitavano al ritmo della musica o che bevevano all'angolo bar allestito in fondo alla stanza, vicino alla porta della cucina.

Ricordo di aver visto la mia migliore amica Bea entrare nella casa, con le sue amiche, proprio nel momento in cui Tom mi colpiva sulla schiena.

"Cazzo, Jack, certo che la tua amica è una vera bomba!"

Le sue parole mi fecero chiudere la bocca, che mi era rimasta aperta mentre ammiravo la mia piccola.
Bea era bellissima nel suo tubino nero, con i capelli lisci castano chiaro raccolti sul lato destro del capo, il trucco leggero e quell'aria dolce e sexy allo stesso tempo. Ricordo di aver apostrofato il mio amico.

"Tom sai la regola, chiudi il becco! Perché nonostante tu sia il mio migliore amico, se la tocchi ti uccido!",

Tom mi guardò risentito.

"Ehi, sai che non mi permetterei, era solo un commento. Non ti capirò mai, sei troppo esagerato."

Mi disse avviandosi verso Bea e le sue amiche per salutarle. Al solo ricordo del suo sguardo lascivo su di lei, sento la rabbia montarmi in corpo anche ora, lei non si tocca!

Scuoto la testa per eliminare il fastidio e cerco di concentrarmi nuovamente sugli eventi di ieri sera, ma niente, un buco nero che mi riporta a stamattina.

Okay, Jack, facciamo mente locale.
Allora, sei nella tua stanza?
Risposta: sì, sono nella mia stanza, dal comodino sulla mia destra e da quel poco che riesco a scorgere riconosco le mie cose.

Arrendersi all'inevitabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora