Capitolo 3

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Jack

Vedo il mio amico sbiancare e poi poggiare la testa sul tavolo, mentre mormora "è un guaio, è un guaio..." è quasi una tiritera che gli esce dalle labbra, mentre io sconvolto continuo a fissare le mie labbra attaccate a quelle di Bea, come se non ci fosse un domani.

Sono sconvolto, e non so bene cosa mi sconvolga di più: se l'aver baciato la mia quasi sorella o se il non ricordare il suo sapore e l'emozione di averla finalmente baciata.

Ma che finalmente, Jack, riprenditi, ti rendi conto che oggi vi siete svegliati mezzi nudi nello stesso letto e ora scopri questo.

Il mondo mi crolla addosso, mentre tutto quello che avevo provato al risveglio mi invade.
Mi sento investito da un treno e il mio sguardo si perde nell'immagini di noi questa mattina.

"Ti prego Tom, dimmi che non è vero?"

Scuoto la testa disperato, pongo la domanda con un filo di voce al mio amico, nella speranza che mi confessi che è tutto uno stupido scherzo.
Lo vedo guardarmi con apprensione mentre scuote la testa.

"Non posso."

Getto il giornale sul tavolo mentre mi afferro i capelli e li tiro fino a farmi male.

"Che cosa ho fatto?"

Se non fossi un uomo penso che piangerei come una bambina.

"Come ho potuto?"

Fisso i miei occhi nuovamente in quelli del mio amico.

"Cosa ho bevuto? Come è possibile che non ricordo nulla, niente, il buio!"

Mi passo la mano fra i capelli nervosamente, mi sento frustrato da questa storia. Ancora una volta lui scuote la testa.

"Non credo tu abbia bevuto qualcosa di strano, credo di aver assaggiato tutto quello che hai preso tu", riflette lui.

"Cioè hai bevuto molto. Come me del resto, ma non più del solito. È incomprensibile il fatto che tu abbia dimenticato tutto."

Lo guardo sconfortato.

"Ti giuro Tom, non ricordo altro da dopo l'arrivo di Bea e le altre alla festa. È come se mi fossi resettato", indico la mia testa.

"Salto direttamente a questa mattina quando mi sono svegliato con lei tra le mie braccia", mi blocco sempre più sconvolto.

"Cazzo!" Dico io

"Cazzo!" Dice lui.

Mi fermo un attimo, il panico mi invade come al risveglio di questa mattina.

"Mi sono svegliato stringendola, ed eravamo..." balbetto  "eravamo mezzi nudi".

Ma prima che lui possa dire qualcosa lo blocco con la mano.

"Non come immagini, intendo io in boxer e lei con la mia maglietta addosso, in realtà è anche normale, quando dorme da me è così che ci corichiamo."

Finisco di dire con non poche difficoltà.

"Okay, quindi eravate insieme come al solito, e lei non ti ha detto nulla?"

Rifletto sul risveglio.

"No."

Decido di essere sincero con lui è un mio amico fidato e potrebbe aiutarmi,

"Ascolta Tom, capirai che su questa storia devi tenere il massimo riserbo, anche nei confronti di Bea e Jason", tendo a precisare.

Jason è il terzo membro del nostro trio e appena lo scoprirà mi ucciderà.

"Ovvio che si Jack, sai che puoi fidarti di me."

Lo guardo dispiaciuto di aver dovuto dire questo.

"Lo so Tom, mi spiace di dire queste cose, ma mi sento in un incubo e ora quello che dirò, ti farà capire fino a che punto."

Lo vedo annuire con la testa sempre più preoccupato.

"Oggi quando mi sono svegliato era tutto buio, non ricordavo nulla di quello che era stata la mia nottata, e sentivo un corpo caldo abbracciato al mio", rivivo il risveglio di poche ore fa.

"All'inizio pensavo fosse una donna qualsiasi che mi ero scordato di mandar via dopo aver..." lo guardo un attimo.

"Dopo aver fatto quello che dovevamo, ma qualcosa non mi tornava. Il modo in cui mi sentivo era strano."

Rivivo le emozioni dentro di me.

"Non ero infastidito di averla addosso, anzi, era piacevole, mi sentivo bene, e mentre provavo queste cose mi scervellavo per capire chi potesse essere e poi..."

chiudo un attimo gli occhi.

"E poi ho sentito il suo profumo, il suo meraviglioso profumo di fiori e mi sono buttato giù dal letto."

Mi fermo un attimo e vedo Tom pendere dalle mie labbra.

"E mentre io ero sconvolto lei si è svegliata tranquilla come se nulla fosse accaduto."

"Davvero?" Sgrana gli occhi stupito.

"Sì", sospiro.

"Per questo mi sono convinto che dovevo essere impazzito io, perché altrimenti lei non sarebbe stata così tranquilla. Ma ora..." prendo nuovamente il giornale in mano.

"Ora non so più che pensare. E se non si ricordasse nulla neanche lei?"

Una certa agitazione mi invade.

"Devo andare subito da lei, prima che qualcuno le dica qualcosa o le faccia vedere questo", indicò il giornale.

La frenesia mi investe, mi alzo e comincio a correre verso l'ala est, seguito da Tom.

Credo di aver battuto tutti i limiti di velocità sui cento metri arrivando da lei in tempo record, la vedo seduta sulle sedie davanti l'aula ripassare i suoi appunti.

"Bea!"

Urlo, mentre spintono chiunque mi si pari davanti per arrivare nel più breve tempo possibile.

"Bea!"

Ripeto ancora più forte facendo girare tutti gli studenti del corso.

"Ma che ti prende?"

Mi guarda canzonatoria quando sono davanti a lei.

"Ascolta, Bea, ti devo parlare."

La fisso dritta negli occhi mentre arriva al mio fianco Tom, ma purtroppo proprio in quel momento, suona la campanella che indica l'inizio della lezione.

"Ciao, Tom." Infastidita distoglie lo sguardo dal mio e saluta sorridendo l'ultimo arrivato.

"Parleremo dopo." Si rivolge a me un po' arrabbiata.

"Ti prego Bea, devo parlare con te, ora."

La supplico mentre le afferro le braccia. Lei si divincola prende le sue cose e mi dice seria

"ho detto che parleremo dopo! Ho un esame molto importante, e comunque oggi sei davvero strano."

Mi butta lì allontanandosi per entrare in aula.

Distrutto, mi accascio sulla sedia dove poco prima c'era seduta lei.

"E ora?"

Mi chiede Tom, sedendosi accanto a me. Poggio le braccia sulle mie gambe divaricate e mi prendo, per l'ennesima volta quel giorno, la testa fra le mani.

"Aspettiamo", mormoro sconfitto. "Aspettiamo", ripeto convinto. 

Arrendersi all'inevitabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora