Capitolo 9

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Jack

"Se vuoi ci penso io?" Dico a Bill, il padre di Jason.

Bill è un omone di quasi due metri, non più molto in forma a differenza di mio padre o di John, i suoi capelli un tempo biondi ora sono brizzolati, come anche la folta barba che gli copre quasi del tutto la faccia. Diciamo che è un orso buono.

"Oh grazie figliolo! Ecco a te."

Così dicendo mi passa il forchettone e comincia a chiedermi dell'università. Non mi dispiace parlare con lui, almeno ho la scusa per stare in disparte. Anzi no.

"Tieni!"

Vedo Bea porgermi una bibita gasata.

"Grazie!"

Mi porto la bottiglia alle labbra e bevo un lungo sorso per nascondermi da lei. Bill decide di andarsene proprio in quel momento e io sono a disagio. Credo, lei se ne accorga, visto che la sento sbuffare e allontanarsi verso il tavolo, dove si sono seduti tutti, in attesa della carne.

Tiro un sospiro di sollievo. Una volta solo mi concentro sulla cottura e sui racconti del viaggio dei nostri genitori, che sono molto buffi, rido con loro alle avventure assurde che hanno vissuto, ho proprio una bella famiglia, penso, abbracciando tutti con gli occhi.

Bevo un altro sorso, certo che oggi sembro davvero una femminuccia. Che razza di pensieri sdolcinati ho?

Tolgo tutto dal fuoco e mi dirigo al tavolo.

"Pronto!"

Poso la carne sul tavolo e mi siedo, a malincuore, nell'unico posto libero tra Bea e mia madre.

Mi riempio il piatto e comincio a mangiare, grazie alla bella serata e alla buona compagnia, riesco a rilassarmi e inizio a scherzare con tutti.

La serata passa velocemente, come sempre quando siamo tra di noi, è bello riunirci tutti insieme e l'unico posto in cui riesco ad essere totalmente me stesso, o almeno era così fino a qualche giorno fa, perché ora quando guardo Bea non so cosa fare.

Finito di mangiare ci siamo seduti sulle sdraio, in circolo per continuare a chiaccherare, quando sento mia madre dire.

"Ragazzi, visto che abbiamo ancora qualche giorno di vacanza a disposizione, volevamo chiedervi di andare tutti insieme alla casa al mare, per una settimana, che ne dite?"

No! Penso subito, non potresti sopravvivere tutto quel tempo.

"Una settimana?" Bea sembra pensarci su.

"Sì, partiremmo domani mattina per tornare il prossimo fine settimana." Le precisa mia madre.

"Sì, per me va bene. Non ho esami né corsi importanti quindi ci sto." Il suo sorriso è entusiasta.

"Anche per me va bene, il mio corso ha giusto una settimana di pausa per fare preparare gli studenti all'esame." Si aggiunge Jason.

Ovviamente ora tutti guardano me. E io sto lì in silenzio, incerto sul da fare. Con un gesto della mano, attira la mia attenzione Jason, che mi fa cenno che è una buona idea per tenere Bea lontana da scuola.
Rifletto un attimo e su questo ha ragione, ma quello che non sa è che, forse, sarebbe meglio tenerla lontana anche da me. Mi basta posare gli occhi su di lei, che il mio respiro accelera e il mio cuore batte incontrollato, un vero guaio.

Tutto questo è molto frustrante.

Sto per dire di non poter andare, quando i suoi magnifici occhi azzurri catturano i miei.

Cosa mi stai facendo Bea?

Cosa mi succede?

Sei l'unica che mi possa aiutare.

Arrendersi all'inevitabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora