Capitolo 66

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Bea

In un paio d'ore siamo pronte, Lisa e Sara sono strette nei loro vestitini neri, tacchi alti e trucco perfetto io ho ottenuto di poter mettere dei jeans aderenti con un top in pizzo nero senza maniche che lascia scoperta la pancia, un leggero trucco, completa il tutto.

Meglio di niente, mi sento già a disagio così, purtroppo, però ho dovuto promettere che domani non farò storie ed indosserò anche io un vestito striminzito, cosa non si fa per le amiche.

Ci avviamo al locale e ovviamente essendo venerdì sera è strapieno Lisa e Sara sono entusiaste non fanno altro che indicarmi ragazzi a loro avviso carini. Per conto mio non vedo nessuno e come se fossi in mezzo a corpi senza viso, perché quello che cerco non lo trovo da nessuna parte.

La serata è al culmine, io sono seduta in un angolo con in mano una coca e guardo le mie amiche divertirsi, non ho proprio voglia di ballare, in realtà, avrei solo voglia di tornare a casa a piangere. I miei occhi vagano per la gente dentro il locale, vedo ragazzi ammiccare a ragazze compiacenti e io mi sento fuori posto.

Ho la sensazione di essere osservata, mi porto i capelli dietro le spalle in imbarazzo, mentre cerco il colpevole di questa sensazione e quando sto per arrendermi lo vedo. Nel divanetto a qualche metro da me, un giovane ragazzo mi guarda insistentemente. I suoi occhi sono neri come la pece e sono fissi su di me, sospiro portando il bicchiere alle labbra e lo vedo sorridere. In realtà non è niente male, vedo che ha anche un bel fisico, evidenziato dai jeans stretti e la camicia un po' aperta, ma io non sono mi volto con indifferenza sperando capisca il messaggio.

Purtroppo, non è così e poco dopo me lo ritrovo davanti.

"Ciao..." cerca di attirare la mia attenzione.

Io chiudo gli occhi e tiro un respiro profondo per trovare le parole per liberarmi da lui il prima possibile.

"Senti, mi spiace ma non sono interessata." Più chiara di così non potevo essere. Riporto il bicchiere alle labbra, considerando chiuso il discorso.

"Mi spiace che tu dica così. Perché io sono molto interessato. Sei bellissima ed è da un po' che ti osservo. Sai andiamo anche a lezione insieme." La sua voce è gentile, non è uno di quei ragazzi pieni di se.

Rialzo lo sguardo su di lui, ma non ricordo proprio il suo volto. Continua a sorridere e io vorrei solo piangere, perché questa situazione mi fa sentire sola, perché normalmente lui sarebbe già intervenuto ad aiutarmi.

Sono al limite, vedo la sua espressione speranzosa e mi sento in colpa, perché in me non c'è spazio per lui, non c'è spazio per nessuno. Vorrei solo restare, nuovamente sola, mi guardo attorno ma non trovo più le ragazze.

E ora che faccio? Ed ecco, all'improvviso, vedo la mia salvezza Tom avanza verso di me e il respiro mi si blocca in gola.

"Ciao amore, scusa il ritardo." Si siede accanto a me mettendo il suo braccio sulle mie spalle.

"Ciao, tu sei?" Fissa il ragazzo che in imbarazzo farfuglia delle scuse e scompare.

"Grazie, Tom." Sono davvero riconoscente al mio amico.

"Da quanto non ti vedevo ad una festa, come stai?" Toglie il braccio e si gira in modo da guardarmi in faccia.

"Bene, in realtà mi hanno costretta."

Gli dico con una smorfia, mentre indico tra la folla le mie amiche, che ora sono nuovamente davanti a me che ridono e scherzano.

"Ah capisco." Sorride lui guardando verso di loro. "Ti va di ballare?"

"Scusa Tom, ma non mi sento molto bene."

"Dai Bea! Di me puoi fidarti, forza andiamo."

Guardo la sua mano allungata verso di me come qualcosa di pericoloso, a lui sembra una scelta semplice, per me no, non mi sento pronta a tornare a divertirmi, soprattutto, senza di lui.

"Bea... giuro che non ti mangio."

Mi è sempre piaciuto Tom è un bravo ragazzo, e Jack lo ha sempre considerato un caro amico, posso fidarmi. Posso farcela.

Ed ecco che allungo la mia mano verso di lui, Tom l'afferra e mi tira in mezzo alla folla. Iniziamo a ballare, ma anziché divertirmi sento il magone in gola crescere, mi avvicino a Tom, e lascio che una lacrima rotoli libera sulla mia guancia.

"Lui non c'è."

"Cosa?"

"Lui non c'è questa sera. In realtà non è uscito da quando è tornato dal mare. Io non so cosa è successo di preciso Bea, ma ci sta molto male anche lui."

Sto in silenzio e sono contenta di sapere qualcosa su di lui, anche se mi dispiace sapere che non sta bene.

"Sai come è fatto Bea, capirà di aver sbagliato, anzi, credo che sia molto vicino al farlo, quando verrà... ascoltalo." I suoi occhi dolci mi trasmettono calore. "Vi voglio bene e vedervi così mi dispiace molto."

Appoggio la guancia sulla sua spalla e chiudo gli occhi, come vorrei fosse vero. Lui mi stringe fra le braccia, cullandomi come se fossi una bambina.

"Finalmente in pista!" Urla Lisa quando mi individua tra la folla. Mi tira per un braccio e mi invita a saltare a ritmo di musica.

Continuiamo a ballare e a noi si aggiunge anche Sara e gli altri ragazzi che non le avevano mollate per tutta la sera.

Alla fine, Tom è riuscito a migliorare la mia serata, non mi sto certo divertendo come un tempo, ma il parlare di Jack con lui, mi ha fatto bene.

La serata è finita e mentre io e Sara torniamo insieme a casa, Lisa ha trovato uno dei fighi di cui parlava con cui spassarsela, ci ha salutate contenta ed è andata via.

Tom ci scorta fino alla macchina. Camminiamo nella serata buia e mentre io sono perfettamente sobria, la stessa cosa non posso dire dei miei accompagnatori. Sara è quella messa peggio inciampa ad ogni passo scoppiando poi a ridere come una pazza.

"Grazie Tom, non era necessario."

"Ovvio che sì. Una certa persona mi avrebbe ucciso se avesse saputo che ti lasciavo camminare senza scorta a quest'ora e con la tua amica ubriaca" indica Sara, che traballa nonostante sia ferma.

Nonostante tutto sorrido.

"Va bene ragazze vi saluto, devo trovare i ragazzi per rientrare."

"Se vuoi, ti diamo un passaggio noi."

"No tranquilla non voglio farti allungare il tragitto."

"Dai andiamo, mi fa piacere."

Insisto, visto che sarò io a guidare l'auto di Sara, lei non ne sarebbe in grado. "Si, dai vieni con noi" Sara si avvicina e lo tira verso la macchina e noto che lo guarda in modo diverso, non credo che sia tutta colpa dell'alcol, forse qui sta accadendo qualcosa e da come la guarda Tom, anche a lui piace la mia amica.

"Va bene andiamo." Si arrende lui con la mia amica che non molla la presa delle sue mani.

Saliamo in auto, accendo e mi avvio verso il campus, mentre Sara e Tom cantano canzoni a squarciagola stonati come campane, in tutto quel baccano sento un telefono suonare.

"Tom. Tom, credo ti stia suonando il telefono."

"Pronto..."

Dice dopo che con fatica ha trovato il telefono.

"Jack, non ti sento, cosa? Dormi fuori?"

Due semplici parole e il mondo mi crolla addosso. Perché dovrebbe dormire fuori se non fosse per una ragazza?

"D'accordo. Io sto rientrando sono con Bea e Sara. Ehi calmati stiamo tornando a casa. Non rompere fratello, a domani."

Tom chiude tornando a cantare con Sara e non si accorgono che in questo momento il mio cuore sta sanguinando.

Arrendersi all'inevitabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora