Capitolo 54

3K 101 12
                                    

Jack

La porta si apre di botto rivelando Jason in tutto il suo cattivo tempismo.

"Che fai a letto?"

"Dormo. Tu che hai da gridare?" Spero non si accorga del mio scombussolamento, sono ancora eccitato e sorpreso dell'effetto che mi fanno quelle splendide labbra. La voce del mio amico mi riporta, ancora una volta, alla realtà.

"Ho pensato di portare Carola in tardo pomeriggio, magari facciamo un aperitivo prima di cena, che dici?" Vedo i suoi occhi azzurri brillare non appena pronuncia il nome della sua ragazza, si è proprio rammollito.

Mi tiro a sedere, poggio i piedi atterra e mi accorgo di non avere le scarpe le avrò lasciate da lei, è stato tutto così travolgente, mi passo una mano sul viso, devo rispondere a Jason che continua a fissarmi.

"Si ottima idea, penso che Bea riuscirà ad avere tutto pronto per allora." Chissà se anche i miei occhi brillano quando pronuncio il suo nome... mi do uno schiaffo mentale, credo che la malattia di Jason sia contagiosa.

"Hei, Jack. Ma mi ascolti! Ho detto, allora sbrigati vai ad aiutare Bea che è già in cucina." Il rumore del suo piede che batte sul pavimento mi fa sussultare.

"Vado, vado. Calmati sembri una vecchia isterica, è una cena informale non con la regina." Mi alzo e spingendolo via inizio a scendere le scale, sono trepidante e anche felice. Si, davvero, sento una gioia dentro che non provavo da tempo o forse non l'ho mai provata.

"Ecco, bravo, sbrigati che Carola è una regina" mi urla dietro scendendo anche lui.

"Tu ti sei mangiato il cervello" mi diverto a prenderlo in giro e mi sento colpire da dietro, abbiamo sempre fatto così noi due, come due fratelli, perché lo siamo veramente e nonostante lo prenda in giro, sono comunque contento di questa cena, perché ci tengo che anche Carola si senta a suo agio con noi.

Entriamo in cucina mentre continuiamo a spintonarci, Jason mi tiene la testa stretta al suo petto impedendomi così di vedere Bea, lo spingo via.

"Ora basta, finiscila di infastidirmi, devo lavorare e aiutare Bea." Faccio la persona seria, Jason mi guarda perplesso mentre Bea scoppia a ridere. Quel suono cristallino si insinua dritto al cuore, mi volto a guardarla e vorrei fossimo soli, vorrei che Jason non fosse arrivato, vorrei tante cose e con emozione nel suo verde leggo le mie stesse voglie. Le sorrido e mi avvicino a lei, la vedo trattenere il fiato e...

"Okay, cominciamo, io resto con voi ad aiutarvi per un po'."

Mi rimangio tutto quello, che di carino, ho detto su di lui, ora lo butto fuori di casa, riesce ad insinuarsi sempre nei miei momenti con questa splendida donna. Il suo sorriso dolce mi fa capire che la pensa come me.

"Ma perché non te ne vai ora, che hai rotto?" non mi trattengo dal dire, prendendo il coltello, dal ripiano, per continuare a tagliare le patate che Bea aveva già disposto su di una ciotola, pulite.

"Che ho fatto?" si lamenta imbronciato.

"Non stai mai zitto!" continuo ancora scherzando.

La risata di Bea riempie la stanza e io le faccio l'occhiolino, quello che fino ad oggi ero riuscito a frenare, scorre ora libero nel mio corpo e la vuole come un assetato vuole l'acqua.

Lei sorride ancora per poi iniziare ad impartire ordini su cosa io e Jason dobbiamo fare, vedo che è tesa, anche lei tiene molto a fare bella figura questa sera.

"Jason, vai ad aggiustare fuori i tavoli, le sedie ecc, controlla che ci sia tutto per la grigliata." Buona idea, mandiamolo fuori, gongolo felice.

"Agli ordini chef!" urla Jason come se fossimo a masterchef.

La vedo girarsi dalla mia parte e puntarmi con l'indice.

"Jack, tu finisci le patate e poi mi aiuterai a preparare la carne e il resto dei contorni, mentre io mi dedico al dolce."

"Per il tuo dolce farei qualunque cosa", credo mi sia uscita un po' allusiva la frase o forse ho voluto che fosse così, perché è vero non vedo l'ora di gustare... il suo dolce.

Le sue guance si colorano di rosso, mentre mi guarda interrogativa, ed è deliziosa come una torta succulenta. Aspetto che Jason esca per spiegargli, anzi, per mostrargli cosa volessi dire.

Con due passi sono da lei, la alzo sul ripiano e mi metto tra le sue gambe e inizio ad assaggiarla.

Le mie labbra catturano le sue in un bacio appassionato, tra un bacio e l'altro le mormoro: "questo è il pan di spagna morbido e dolce" riprendo a divorarla.

Con riluttanza inizio a scendere per il collo, con la lingua salgo e scendo, come se fosse un gelato, per poi sussurrarle all'orecchio: "questa è la crema, vellutata, avvolgente, profumata", le afferro il lobo e un gemito le esce incontrollato. Ha gli occhi fissi su di me e riesco a vedere tutta la lussuria che l'attraversa. Mentre continuo la mia tortura il mio corpo è di marmo, bramo per esserle più vicino, il mio bacino cerca sollievo, ma non è il momento.

Faccio scivolare una mano tra di noi e impudente la insinuo nei suoi pantaloncini, le accarezzo la stoffa del perizoma ormai zuppa dei suoi umori, mi stringo il labbro e rialzo la testa fino a poggiare la mia fronte sulla sua. Le sue labbra sono schiuse e dei versi incontrollati le escono per raggiungere il mio amico che ormai urla per essere liberato. Disinibito insinuo un dito sotto il pizzo dello slip e lo lascio raggiugere il centro del suo desiderio e della mia perdizione. Con il fiato spezzato avvicino le mie labbra alle sue: "E questo, mia dolce Bea, è la ciliegina sulla tua torta", affamato mi avvento nuovamente su di lei, che mi afferra i capelli stringendoli e tirandomi verso di lei. La sento fremere e ricambiare la mia passione mentre la mia mano continua a torturarla.

Le sue gambe mi stringono la vita, facendo incontrare le nostre intimità, esco la mano e le afferro un fianco, sono pronto a strappare i nostri vestiti, ma poi un barlume di lucidità, dettato dal rumore che viene da fuori, mi spinge a mollare la presa e ad allontanarmi leggermente da lei, siamo ancora avvinghiati e sono certo di adorare il suo viso arrossato e le sue labbra gonfie per i miei baci.

Ci guardiamo persi l'uno nell'altra, quando lei si avvicina al mio orecchio.

"Io sarò il tuo dolce... se tu sarai il mio". Pronuncia quelle parole con voce roca che mi fa pentire di aver mollato la presa, sto per ricominciare tutto d'accapo quando mi spintona via e scende dal ripiano.

"E ora che abbiamo chiarito, iniziamo!"

Come posso resistere a questa tentazione, sto per annullare la distanza fra noi, quando un grande fracasso fuori ci fa separare.

"Sarà meglio che vada a controllare, ma non dimenticherò la tua proposta, sappilo!"

"Jack, mi aiuti con questo tavolo!" scuoto la testa mentre mi avvio fuori.

"Arrivo mia disperazione." Rispondo a Jason mentre, in un attimo, mi avvicino a Bea e poso le mie labbra sulle sue in un bacio a stampo, e poi mestamente mi avvio fuori scuotendo la testa.

"Giuro, Jason, che ti farò pagare tutto questo!" gli urlo mentre afferro il tavolo da un lato.

"Per un aiutino?"

"No, perché sei uno stronzo!"

Arrendersi all'inevitabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora