Capitolo 33

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Jack

Allontano malamente Amanda e corro verso il punto in cui lei è scomparsa.

"Ma che ti prende?"

Urla lei sconvolta, mi spiace un po' per il modo in cui l'ho usata, ma so che se ne dimenticherà presto. Probabilmente avrà già individuato il mio sostituto tra cinque minuti. Non ho tempo da perdere con lei e quindi neanche mi volto a scusarmi, sono proprio uno stronzo quando voglio.

Cerco un varco fra le persone, questa sera c'è veramente il pienone, è davvero difficile muoversi. Guardo a destra e a sinistra come un disperato, forse perché lo sono veramente, come faccio a non preoccuparmi sapendola con quello.

Decido di tornare verso il bar, magari Jason può aiutarmi, anzi, deve farlo visto che questa idea è stata la sua.

Per fortuna lo trovo subito e ancora allo stesso punto in cui l'ho lasciato abbracciato alla sua ragazza.

"Jason, non trovo Bea."

Dico affannato, vedo Carola guardarmi stranita, ovviamente lei non può capire.

"Come non la trovi?"

"Eravamo vicini quando l'ho vista sparire nella folla con quel Vincent".

"Ma tu e Bea state insieme?"

Mi chiede perplessa Carola, non ha tutti i torti sembro proprio un fidanzato geloso. Solo che io non sono geloso, sono preoccupato.

Si come no.

Scuoto la testa non è questo il momento di capire perché lo faccio, prima devo trovarla.

"No." Interviene Jason.

"Non si direbbe dalla sua reazione."

Insiste lei indicandomi.

"E' complicato. Poi ti spiego" le dice lui. "Comunque ora dobbiamo trovarla"

"Infatti" gli faccio eco.

"Allora io e Carola cercheremo da questo lato, tu andrai da quello." Mi dice indicando le mie spalle. "Se qualcuno la trova manda un messaggio"

"Va bene".

Ricomincio a cercarla ma non c'è, cavolo, dove è finita?

Non so quanto tempo sia passato né quanti giro io abbia fatto, sembra sparita nel nulla. Giuro che appena la trovo uccido prima Vincent e poi chiudo lei in camera per il resto della sua vita.

Sento vibrare il telefono nella tasca è Jason, spero con tutto il cuore che abbia buone notizie. So che sembra tutto esagerato e che non ho nessun diritto di fare così, soprattutto come amico, ma lei è così ingenua. Spera nel vero amore e questo modo di comportarsi non le si addice, non lo ha mai fatto, ecco perché anche Jason è preoccupato.

"Pronto!"

"L'hai trovata?"

"No, quindi neanche tu?"

"Purtroppo, no. Continuo a cercare."

Chiudo la chiamata e l'immagine di quei due che le fanno del male mi fa correre da una parte all'altra di quella festa, senza sosta.

Il senso di colpa mi assale, è tutta colpa mia. Anche se lei dice che non è successo nulla quella sera, è ovvio che l'ho turbata altrimenti non si spiega il suo comportamento di oggi.

Quando ormai sono intenzionato a chiamare la polizia... la vedo, è seduta in riva al mare con un gruppo di ragazzi. Il sollievo per averla trovata svanisce quando vedo quel tipo, Vincent, accarezzarle la schiena.

Scatto in avanti già pronto a rompergli quelle dita del cazzo che si ritrova.

Mentre avanzo verso il gruppo di ragazzi chiamo velocemente Jason.

"Pronto!"

"Jason l'ho trovata, sta bene e con quei tipi e altri amici. Ora faccio in modo di riportarla a casa".

"Si infatti, vuoi che vengo?"

"No tranquillo, la gestisco io."

"Stai attento, non far loro molto male."

"Questo non te lo prometto."

"Va bene, comunque anche noi andiamo, non abbiamo molta voglia di restare"

"Perfetto a domani."

Rimetto il telefono in tasca e resto un attimo in disparte. Ho bisogno di un piano per portarla via senza sceneggiate, non mi va certo di caricarmela in spalla, e non sono neanche in vena di fare a botte. Sicuramente non riuscirei a controllarmi.

Sto ancora decidendo come convincerla ad andare via, quando quel tale le infila la mano sotto il vestito. La vedo divincolarsi e cercare di allontanare quelle manacce da lei. Penso che lui sia abbastanza ubriaco, lo vedo un po' ondeggiare, ma nonostante questo cerca di avvicinarla a se per baciarla. I suoi amici non fanno caso a quello che sta accadendo, saranno fatti anche loro.

A quel punto, al diavolo le sceneggiate, sono subito da loro.

"Levale le mani di dosso!"

Ruggisco fissandolo negli occhi, stringo i pugni per placare il prurito alle mani, che vorrebbero spaccargli la faccia.

"Non sono fatti tuoi amico!"

Avevo ragione è ubriaco ma, non mi importa, ha le mani sulla mia Bea.

"Non farmelo ripetere."

Sibilo, sono al limite, lo vedo alzare le mani in segno di pace, forse ha ancora un po' di lucidità o forse è solo fortunato.

"Ehi amico calmo è libera di fare quello che vuole."

Sposto lo sguardo su Bea ed è... arrabbiata?

Sono sconvolto, come può essere arrabbiata, l'ho salvata!

Senza badare a noi si dirige verso la strada per tornare a casa, dopo un ulteriore minaccia a quello stronzo la raggiungo.

"La smetti di correre!"

Le grido, ma lei continua come se io non ci fossi. Mi manderà al manicomio.

"Puoi rispondere per favore ti cerco da più di un'ora."

Niente non vuole rispondermi.

Tutto questo è assurdo io la salvo e lei si comporta come se avessi sbagliato.

"Okay, se vuoi il silenzio lo avrai."

Le urlo senza avere alcuna risposta.

In poco tempo siamo a casa. Apro la porta e lei si precipita su per le scale, e no bella, non ti permetterò di sfuggirmi. La inseguo e prima che lei possa chiudere la porta mi intrufolo dentro la camera.

"Ora parliamo!"

Arrendersi all'inevitabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora