Capitolo 4

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Jack

Penso che il tempo si sia fermato, continuo a guardare l'orologio e mi sembra di vedere sempre la stessa ora.

Il telefono mi squilla da un pezzo e anche se non ho voglia di parlare con nessuno decido di prenderlo per vedere chi sia. Il nome di Jason mi appare sul display e capisco di essere un uomo morto. Credo sia almeno la decima chiamata che mi fa, il che significa che ha visto il giornale, sospiro rassegnato. Anche se non so come, me la sono cercata immagino.

"Chi è?" Tom si gira verso di me incuriosito dal telefono che continua a suonare.

"Jason", metto il telefono silenzioso e lo infilo nella tasca di dietro dei jeans. Jason è come un fratello per me e Bea e non me la sento di sorbirmi la sua ramanzina, visto che sono certo che sia al corrente di tutto.

"Non credi sia il caso di rispondergli?"

Osserva Tom e lo guardo come a dire sei pazzo.

"No, Tom, non credo, preferisco affrontare un problema alla volta", il mio tono esce infastidito e mi sento in colpa, non è certo per causa sua se mi trovo in questa assurda situazione, anzi, gli sono grato perché mi ha subito creduto.

Jason... non ho proprio la forza di parlare con lui, senza avere idea di cosa sia davvero accaduto, mi picchierebbe a sangue se gli raccontassi di essermi svegliato con lei nel letto.

"Pezzo di merda!"

Sento urlare nel corridoio e non ci vuole molto per sapere che è riferito a me, visto che c'è Lisa, una delle amiche più strette di Bea, che sta arrivando correndo da me. I suoi capelli rossi, ricci, ondeggiano per il corridoio infuocandolo.
Mi si piazza davanti con le mani sui fianchi e il fiatone, avrà corso come una pazza per tutta l'università. Alzo il viso incenerendola.

"Cosa hai fatto alla mia amica?"

Mi urla in faccia sconvolta. Non le rispondo, la fisso solo, non l'ho mai sopportata, con i suoi modi di fare eccessivi, urlare nei corridoi ne è un esempio.
Tom decide di intervenire, ma purtroppo per me non sceglie le parole migliori

"Non lo sa Lisa, non ricorda nulla di ieri sera." Appena pronuncia quelle parole si porta una mano alla bocca e lo vedo scusarsi con gli occhi. Fortuna che doveva mantenere il segreto. Lo guardo con rimprovero ma non faccio in tempo a dire nulla che uno schiaffo mi arriva in pieno viso, che mi fa girare la testa di lato.

"Ma che cazzo fai!" Le urlo contro furioso, fissandola negli occhi neri come la pece. Ma lei non se ne preoccupa minimamente.

"Se le hai fatto del male io ti uccido!" Il suo indice al centro della mia faccia.

"Secondo te, avrei mai potuto farle del male?" Cerco di farla riflettere, sono serio e lotto con me stesso per trattenere la rabbia, ma mentre parlo la voce mi si affievolisce, perché in realtà non sono più certo della mia affermazione, questo valeva prima di questa notte, prima di tutta questa follia.

Vedo anche lei riprendersi, si siede accanto a me mettendomi una mano sulla spalla.

"Ma cosa è successo?"

Mi chiede più tranquilla. La guardo un attimo negli occhi e la vedo sinceramente preoccupata, penso che sia chiaro il mio smarrimento, perché tutta la rabbia che provava scompare, decido allora di parlare.

"Che sono uno stronzo, lo so Lisa" - le chiarisco - "ma stiamo parlando di Bea. La mia Bea."

Le preciso sconsolato, appoggiando la testa al muro e chiudendo per un attimo gli occhi. Proprio in quel momento vedo avvicinarsi a passo deciso Sara, l'altra cara amica di Bea. Sara è l'opposto di Lisa, è sempre stata molto pacata quasi timida. Anche lei è una bella ragazza porta un caschetto nero che le incornicia il volto a cuore, è un po' più bassa delle amiche e l'unica cosa in comune con Lisa sono gli occhi neri e intensi.

Ancora una volta alzo il viso verso la nuova arrivata che dallo sguardo che mi lancia capisco che vorrebbe picchiarmi anche lei.

Le vedo stringere nella mano destra la stessa copia di giornale che ho gettato io uscendo dal bar. Penso stia per insultarmi, ma Lisa non le da il tempo, alzando una mano per farla tacere.

"Non ricorda nulla."

"Che significa che non ricorda nulla?" La sua faccia è sconvolta, si porta una ciocca di capelli dietro le orecchie e punta i suoi occhi su di me.

"Significa che non ho un fottuto ricordo di quello che ho fatto ieri sera o stanotte."

Preciso io, ormai, esasperato. Cerco di spremere la mia mente ma non appare nulla, non è cambiato nulla, vedo solo Bea arrivare alla festa.

"Oh cielo!" Sara è incredula mentre ascolta assorta Tom, che la aggiorna su quello che sappiamo, compresa la parte del risveglio nel mio letto.

Senza forze si siede anche lei accanto a Lisa, il che farebbe anche ridere ad un occhio estraneo, dobbiamo sembrare dei matti, seduti disperati fuori da un'aula.

"Voi potete aiutarmi ad aggiungere qualche pezzo alla mia serata?"

Chiedo loro speranzoso. Lisa mi guarda e sconsolata scuote la testa.

"Non molto, dopo che siamo arrivate alla festa, ho visto Bea venire da te e io sono andata fuori con Mike."

Confessa arrossendo la rossa, sposto i miei occhi su Sara, ma anche lei non ha niente di utile da raccontarmi.

"Anche io, vi ho persi di vista praticamente subito. Sono andata al bar e poi ho incontrato alcune ragazze del mio corso e mi sono fermata a parlare. A fine serata, ho mandato un messaggio a Bea che mi ha risposto che era con te, quindi me ne sono andata tranquilla."

Annuisco sconsolato. "Quindi ti ha risposto?"

"Senti Jack, non le hai mica fatto del male, è normale che abbia risposto. Lo avete detto anche voi." Aggiunge Sara guardando me e Tom, capisco che ha inteso il mio tormento e che vorrebbe tranquillizzarmi. La ringrazio mentalmente ma non ho molto per rilassarmi.

"Questa mattina era tranquilla, quindi qualunque cosa sia accaduta era consenziente." Quelle parole mi fanno rabbrividire ma a malincuore annuisco, nuovamente, con la testa, in fondo è la verità.

"Lo sai vero che lei è vergine?"

Sento mormorare a Lisa, la mia gola si stringe mentre sento alla bocca dello stomaco una fitta, come se qualcuno mi avesse colpito.

"Si, lo so." Mormoro senza forze, portandomi una mano al viso.

Non posso averle fatto questo, ti prego Dio non a lei. Lei è il mio tesoro, il mio gioiello prezioso.

Mi riprendo la testa fra le mani e questa volta sento i miei occhi umidi. Cerco di nascondermi ma sono sconvolto Bea è il mio punto debole.

Arrendersi all'inevitabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora