Capitolo 45

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Jack

Non posso permettere che lei continui a pensare che non conta niente per me, perché non potrebbe essere più lontano dalla verità questa sua deduzione. Decido allora di spiegarle cosa penso mi sia successo quella mattina, il perché io non ricordassi più nulla. Con difficoltà inizio a parlare:

"ho riflettuto tanto sugli avvenimenti degli ultimi giorni, soprattutto sul perché non ricordassi nulla di quella notte e sono arrivato alla conclusione che ho sofferto di perdita di memoria temporanea. Può capitare che un trauma porti il proprio cervello a cancellare l'evento doloroso per autodifendersi"

Mi tiro su e mi volto dalla sua parte, trovandola sempre nella stessa posizione, con il viso nascosto alla mia vista. Sospiro e decido di continuare.

"Credo proprio sia questa la diagnosi giusta, ma il trauma non è, assolutamente, quell'idiozia che hai detto tu, che sei orribile. Ma come ti è venuta in mente?"

Le chiedo incredulo, non mi sono ancora spiegato come abbia potuto pensare una cosa del genere. Abbasso leggermente il tono di voce.

"La verità è che baciarti è stata l'emozione più grande che io abbia mai provato in vita mia. Non ci sono parole per spiegarti cosa è significato per me."

La mia voce trema emozionata al solo ricordo di lei tra le mie braccia.

"Non hai idea di quanto sia stato difficile resisterti, quando la cosa che volevo più al mondo era averti. Ho resistito solo perché tu sei importante Bea, sei la persona più importante per me. Tu non sei una delle tante, e io sono così codardo che ho paura ad affrontare quello che tu mi fai."

Le confesso ormai voglioso di farla partecipe dei miei pensieri.

"In questi giorni non ho dormito, ho lottato contro me stesso, perché il mio corpo mi diceva quello che la mia mente aveva dimenticato, confondendomi. Più cercavo di ricordare più sbattevo contro un muro nero, mi sono costretto a parlarti, nonostante il timore di sapere che avevo fatto qualcosa di irrimediabile. Le tue parole mi hanno tranquillizzato al momento ma, la verità è che, quello che mi avevi detto non mi convinceva, non mi tornava e poi sono cominciati i flashback. Ogni volta che ci avvicinavamo, un pezzo di quella sera tornava alla mia mente, ed è stato orribile scoprire che mi avevi mentito."

Sospiro sopraffatto dalle mie parole.

"Hai avuto paura?" le sento dire piano e una speranza cresce in me.

"Si. Ho avuto ed ho paura di quello che vorrei."

Dico sincero mentre finalmente vedo il suo viso rialzarsi. Rimaniamo a guardarci mostrandoci con i nostri desideri e le nostre paure.

"Perché ti spaventa?"

Mi chiede titubante e vedo il timore nel suo sguardo.

Rimango un attimo in silenzio, so l'importanza di quello che dirò.

"Perché non riesco a gestire questo."

Dico indicandoci.

"Come ti ho detto in questi giorni non ho ricordato... come dire le immagini, le azioni che abbiamo compiuto quella sera ma, l'intensità del desiderio, del bisogno, del calore che ci siamo scambiati si e io non posso permettermi di provare quelle emozioni, mi fanno andare fuori controllo. Il ricordo del tuo sapore, cazzo, Bea è stato travolgente. Come posso starti accanto come un fratello?"

Mi lamento tirandomi i capelli. I suoi occhi sono tormentati come me e io non resisto più a starle lontano, le scivolo vicino e le ripeto in un sussurro.

"Non pensare mai più di essere niente per me, io sono niente senza di te. Ti ho sempre considerata perfetta perché sei bellissima, dolce, divertente, tutto per me sei tutto. Non posso permettermi di farti del male."

La mia voce è roca e si affievolisce a quelle parole. i nostri occhi sono ancora incatenati.

"Ho temuto di averti persa. Bea, sono disperato perché ti voglio con tutto me stesso", tremo leggermente.

"Cosa vorresti? Perché credi di non poterlo avere?"

Ecco la domanda che temevo, mi tiro un po' indietro, so cosa lei vorrebbe sentirsi dire ma io non sono ancora pronto ad accettare quel qualcosa.

"Perché non sempre quello che si vuole è giusto averlo."

Sono disperato e sfuggo al suo sguardo girandomi verso la porta, sono proprio un idiota, mi rammarico di non essere come Jason. Lui ha trovato la sua donna e se l'è presa, senza drammi. Perché io invece me la devo fare sotto al solo pensiero?

Lei sospira e penso si stia tirando su in ginocchio dai rumori che sento, io non mi muovo combattuto tra la mia mente che vuole sfuggirgli, e il mio cuore e il mio corpo che vorrebbero solo abbandonarsi a lei. Lotto. Lotto con tutto me stesso, per non fare qualcosa di sciocco, e poi mi blocco, quando sento le sue dita toccarmi la schiena.

Si avvicina a me e poggia la testa sulla mia spalla, sospiro lasciandomi andare a lei e al suo profumo.

"Non sono d'accordo. Io non voglio e non posso credere che questo non sia giusto!"

Mormora al mio orecchio e restiamo così, non c'è altro da dire o forse c'è così tanto, che non ci sono parole sufficienti. 

Arrendersi all'inevitabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora