Capitolo 49

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Jack

Bella decisione del cazzo!

Così mi sveglio dopo averla sognata per tutta la notte. La voglia di lei mi fa fremere e per non fare cazzate indosso il mio costume e mi precipito in spiaggia per calmare i miei bollori. Il tempo di gettare la tovaglia sulla sdraio e sono già in acqua pronto a nuotare fino allo sfinimento. Mi spingo al limite e questo blocca i miei pensieri lascivi. Arrivo all'isolotto e poi continuo verso la costa sono ormai al limite ed ecco che risento fra le onde quel ti amo sussurrato alla mia schiena, che mi ha tormentato per tutta la notte.

Ho sognato di tornare in camere sua e urlarle ti amo infinite volte, per poi perdermi in lei. Spingo più forte nella nuotata e sento i polmoni bruciare, i muscoli farmi male ma continuo, ho bisogno dell'adrenalina per affrontare questa giornata.

Quando esco dall'acqua ho il fiatone e mi fa male tutto, il che, per uno sportivo come me, vuol dire che mi sono spinto ben oltre.

Mi guardo attorno e la spiaggia prima deserta ora è piena di persone, il sole è alto nel cielo, saranno le nove, ho nuotato per due ore. Prendo l'asciugamano e mi tampono un po', pronto a tornare in casa a fare colazione.

Una volta in giardino mi sciacquo i piedi ed entro direttamente in cucina dalla porta da dietro. Entro in casa e mi ritrovo davanti proprio Bea che fa colazione, sta leggendo qualcosa sul cellulare mentre mangia il suo latte e non si accorge di me. Non so che fare, ovviamente, vorrei fuggire ma scarto l'idea molto infantile, decidendo infine di versarmi un caffè. Al rumore della tazza, Bea alza gli occhi di colpo.

"Ah, sei tu. Non ti avevo visto".

"Ciao", la mia voce esce incerta.

"Mi daresti un altro po' di caffè?"

Mi avvicino con la caffettiera e le verso il caffè, i miei occhi cadono sulla sua scollatura... basta Jack!

"Ehi, Jack, mi stai ascoltando?"

"Scusa, non ti ho sentita, credo di avere un po' d'acqua nelle orecchie."

"Sei stato a nuotare?"

Mi allontano velocemente da lei, rifugiandomi nella sicurezza del bancone della cucina.

"Si, ho visto che il mare era bello e ho deciso di approfittare".

"Penso che ora andrò anche io".

Annuisco e i miei occhi cadono ancora sul suo seno, questa canottiera così scollata è un invito e non riesco a resistere.

"Buongiorno!" urla un pimpante Jason.

Alzo subito gli occhi verso di lui, e lo vedo mentre si abbassa per poggiare un bacio sulla guancia di Bea che gli sorride felice. Le si siede accanto pronto a fare colazione.

"Jack mi passeresti il caffè e il latte?" il solito pigrone.

Gli preparo la tazza e gliela porgo mi sorride e allunga la mano pronto a fregare i biscotti di Bea.

"Sempre il solito", gli dice lei colpendo la sua mano prima che arrivi al bottino.

Sorrido alla faccia delusa di Jason, che intenerisce Bea.

"Ecco a te!" gli dice mettendo la scatola di biscotti al centro fra loro.

"Ti adoro!" le dice contento.

"Chi viene a mare?" chiede con la bocca piena.

"Io!" risponde subito Bea.

"E tu?" mi chiede.

"Passo, sono appena tornato."

"Dai" mi prega lui.

"Magari dopo"

"Okay" si arrende Jason tornando a mangiare.

Di fretta finisco il caffè e mi avvio verso la mia stanza, ma prima di andar via resto un attimo sulla soglia a fissare la schiena di Bea, ma prima di fare qualunque cosa mi obbligo a salire le scale verso la salvezza. 

Arrendersi all'inevitabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora