Capitolo 47

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Jack

Guardo Jason sull'uscio della porta e non so se ucciderlo o abbracciarlo.

Oh, al diavolo! Sarà meglio andare, forse è un segnale dall'alto che mi ha bloccato prima dell'irreparabile. Forse dovrei davvero abbracciarlo per stavolta.

Non appena vedo la sua espressione diventare sospettosa decido di intervenire, meglio evitare discorsi imbarazzanti. Mi alzo e con non poco fastidio mi allontano da Bea portandolo via dalla stanza.

Lo spingo fuori, poco gentilmente perché alle sue parole il viso di Bea ha preso fuoco, una delizia per i miei occhi. Cerco di riprendere il controllo mentre mi avvio alla porta, mi sento tutto scombussolato, eravamo a pochi millimetri l'une dall'altra e mentirei se non dicessi che desideravo quel bacio con tutto me stesso, sentivo già il suo sapore.

Sono ormai sulla soglia con una mano poggiata sulla maniglia, ma qualcosa mi trattiene dall'andare subito via. Faccio incrociare i nostri occhi beandomi della sua bellezza per l'ultima volta stasera, e un senso di pentimento mi invade al ricordo di quello che ci siamo detti. Resto a fissarla, ma in realtà non so come guardarla, non so cosa dire. Ancora una volta il destino ci ha separati prima di andare oltre, anche se io mi sarei buttato volentieri in quell'oltre. Forse è questo che le vorrei dire, che questa volta mi sarei buttato, ma che non avendolo fatto sarà meglio scordarci della serata.

Sarà meglio per me dimenticare quelle due parole che mi hanno fatto tremare il cuore. Sento ancora, dentro di me, l'eco della sua voce che pronuncia quelle magnifiche cinque lettere. Cinque lettere che mi terrorizzano e che mi fanno fuggire da quella parte del mio cuore che non vuole altro che lei.

Chiudo la porta lasciandola lì, e mi obbligo a seguire Jason che barcolla fino alla sua stanza. Lo osservo da dietro e mi chiedo come abbia fatto in questi giorni a beccare sempre il momento meno opportuno per comparire, mi viene quasi da ridere.

Arriviamo davanti la mia porta e Jason sbadiglia.

"Ci vediamo domani. Buonanotte Jack"

"A domani Jason".

Lo saluto ed entro dentro la mia stanza buia e solitaria. Mi butto di testa sul letto gridando la mia frustrazione contro il cuscino.

Cosa ho di sbagliato? Cosa non va in me? La donna più meravigliosa, stupenda e tutto quello che si può immaginare, che tra l'altro e anche la mia migliore amica, dice che mi ama e io, invece di essere da lei a baciarla fino alla fine del mondo, sono qui a baciare il mio cuscino.

Stringo il lenzuolo per evitare di correre da lei, perché non posso, non posso! Non sono pronto, non cercavo e non cerco l'amore, non è ancora il momento per me.

Amare significare mettere l'altra persona al primo posto e io non voglio abbandonare del tutto il mio sogno di partire con emergency e non sarei in grado di conciliare la distanza con un rapporto equilibrato. Non riuscirei mai a stare lontano da lei, figuriamoci per almeno un paio d'anni, dopo averla avuta, avuta veramente non riuscirei mai a stare con un mare che ci divide.

Non credo nell'amore a distanza, per me è una gran cazzata. Se si ama bisogna condividere tutto, soprattutto il tempo, reputo assurdo legarsi ad una persona e poi vivere lontani vedendosi nei ritagli non potrei mai farlo e soprattutto all'inizio di una storia sarebbe un vero disastro.

Quindi, la conclusione è che io non posso stare con lei, ma invece di esultare per la decisione presa sento l'anima lacerarsi, come se avessi una spada rovente conficcata nel corpo.

Credo che mai decisione fu più difficile e più sbagliata, ma lascio che il sonno offuschi la parabola dei miei pensieri, e mi lascio cullare in quelle due semplici parole che potrebbero colorare la mia vita per sempre: TI AMO!

Arrendersi all'inevitabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora