Capitolo 6

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Passai il resto del viaggio immersa nei miei pensieri facendo finta di interessarmi di ciò che diceva quello sconosciuto, o meglio, Sergio, il mio coinquilino.
Il treno iniziò a rallentare e lo speaker annunciò che stavamo arrivando a Milano Centrale. La carrozza rallentò fino a fermarsi del tutto e due ragazzi davanti a noi fecero scattare le porte che automaticamente si aprirono. Scendemmo dal treno rimanendo vicini, con le nostre mani che si sfioravano. Ero in una città nuova e l'unico punto di riferimento era un ragazzo conosciuto un'ora prima. Eppure sentivo che di lui potevo fidarmi.
Camminammo per tutta Milano perché Sergio voleva trovare casa da soli, senza chiedere aiuto o indicazioni e senza nemmeno aprire uno straccio di mappa. Si affidava al suo senso dell'orientamento, così diceva. Dopo varie ricerche ci riuscimmo. Avevo i calli alle mani a causa di quel maledetto trolley.
"Arrivati"
"Bravo, meglio tardi che mai!"
"Entra e taci".
Così feci senza celare però il mio disappunto. Entrammo insieme, con lo stesso piede, per scaramanzia. Era un suo rito ed io non gli chiesi spiegazioni. Quel tipo era già logorroico di suo senza che qualcuno lo stimolasse. Così lasciai correre. Appoggiammo le valigie e facemmo testa o croce per le stanze, visto che entrambi volevamo la stessa. La spuntai io.
"Tutta fortuna!" disse mentre si dirigeva nella sua misera stanza.
"Ti scoccia eh?"
"Un po'. Che si fa per cena?"
"Tu prepara la tavola che al cibo ci penso io!"
"Mi devo fidare?"
"Certo! Comunque non hai altra scelta.".
Mi misi ai fornelli mentre Sergio apparecchiava canticchiando una nota canzone di Vasco: "tu che vai veloce come il vento...". Prese le posate, i piatti e i bicchieri e li posò sulla tavola. Poi iniziò con la sua solita parlantina che poteva dare sui nervi: "Dimmi Emma perché sei qui?"
"E tu perché sei qui?"
"Vedo che questo non è un argomento che ti piace tanto. Bene allora te lo dirò io.
Sono qui perché una donna mi ha rifiutato ed ha scelto il mio migliore amico."
"Come rifiutato, un bel ragazzo come te?" dissi ironicamente.
"Pazza vero?". Mi prese sul serio.
"Già".
Il suo viso divenne leggermente cupo. "Ti prego sorridi di nuovo" mi ritrovai a pensare mentre mi aggiravo tra i fornelli tentando di mettere qualcosa in tavola.
Calò il silenzio che come al solito venne rotto da lui: "Un nichelino per i tuoi pensieri."
"La mia storia è molto simile alla tua. Anche io sono stata tradita dalla mia migliore amica. Io le dicevo tutto mentre lei usciva con il ragazzo che mi aveva spezzato il cuore, a mia insaputa. Ho scoperto tutto per caso, quando sono andata da lei per festeggiare la maturità. Li ho trovati distesi sul letto che si baciavano..."
"Brutta cosa" si limitò a dire, arrossendo leggermente.
"Bruttissima..." tagliai corto io cambiando argomento.
"Ma dimmi i tuoi hanno appoggiato la tua scelta?"
"Sì, sono stati fantastici, hanno capito che per me era giunto il momento di cambiare aria."
"Beato te! I miei mi hanno ostacolato in tutti i modi. Pensa che sono letteralmente fuggita di casa ieri notte."
"Allora sei sola?"
"No, io ho te!" gli dissi sorridendogli in modo molto malizioso. Anche lui mi sorrise e scoppiammo in una sonora risata. Era bello ridere di nuovo così.
Dopo tutto non era così male quel ragazzo.
"Io esco un attimo."
"Ma dove vai?"
Mi rispose la porta che si chiudeva violentemente dietro le sue spalle.
"Questo ragazzo è proprio matto..."pensai.
La situazione era davvero strana mi ritrovavo in una città grande, nuova, con un ragazzo che conoscevo da meno di 24 ore e stavo bene. In quel momento, mentre lavavo i pomodori sotto l'acqua corrente, capii che la vecchia Emma non c'era più.
"Sono a casa!"
"Ma dove sei stato?"
"A noleggiare 2 DVD, a comprare del gelato e a provarci con la barista."
"Allora avevo ragione io questa notte, basta che respiri e tu..."
"...e io mi butto!"
"Sei proprio un cretino" gli dissi mentre gli passavo la mano tra i capelli "vieni è pronto".
A tavola c'erano solo delle cotolette alla milanese.

IO SONO EMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora