Capitolo 14

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Una sera a cena presi il coraggio che mi era mancato fino a quel momento per mettere definitivamente fine a questo strano capitolo della mia vita, della nostra vita. Dovevo chiudere questo argomento rimasto sospeso tra noi per troppo tempo.
"Sergio, vieni qui" gli dissi
"Dimmi amore che c'è?" mi disse scherzoso
"È proprio questo il problema! Tu sai che tra noi non potrà mai esserci niente!" gli risposi in tono secco e deciso.
"Perché mi dici questo?" Non stava capendo il motivo del mio cambio repentino di tono.
"Ho ripensato a quelle tue dichiarazioni."
"E quindi?" disse timidamente con la speranza che potessi cambiare argomento per l'ennesima volta. Non aveva alcuna voglia di affrontarlo perchè sapeva che avevamo due visioni totalmente opposte a riguardo.
"Finiscila di non capire quello che sto dicendo!"
Le mie parole e la mia voce assunsero un tono più duro e minaccioso. Non so se fosse la strada giusta da adottare, ma mi sembrava l'unica da intraprendere.
Non mi guardò più, si mise a fissare una delle piastrelle blu che lastricavano la parete e si lasciò cadere nella sedia di paglia facendo un piccolo rumore. Mi avvicinai con le lacrime agli occhi per quello che stavo per fare, perché anche lui era la mia vita, perché anche io sono rinata al suo fianco, perché odiavo farlo soffrire. Presi una sedia e la feci scivolare rumorosamente, mi avvicinai a lui e gli presi il viso tra le mani. Anche lui aveva gli occhi lucidi. Forse solo in quel momento realizzò veramente che per noi due non ci sarebbe stato futuro.
"Tu sai quello che provo per te." gli dissi
"Veramente non proprio."
"Io ti amo!"
I suoi occhi si illuminarono di gioia come se quelle parole avessero risvegliato in lui una speranza sopita che si stava estinguendo.
"Anche io ti amo!" si affrettò a dirmi.
Allora capii che quelle non erano le parole giuste da utilizzare, ma ormai erano state dette e non potevo riavvolgere il nastro a mio piacimento. Gli strinsi le mani e una mia lacrima cadde sul suo braccio.
"Perché stai piangendo? È una bella notizia no?"
Non riusciva a capire, non poteva capire. Sentivo svanire tutta la sicurezza e tutti i discorsi preparati e ripetuti non volevano fare capolino nella mia mente.
"No, ti prego, devo spiegarti!"
"Spiegarmi cosa? Non c'è niente da spiegare! Io ti amo e tu mi ami."
"Ma non come credi tu!"
Tentai di fermare quel fiume di parole che mi stavano per spezzare il cuore per frantumare il suo in 1000 pezzi. Per salvare me stessa stavo per uccidere lui. Sarei voluta morire pur di non rivelargli quella scomoda verità, ma dovevo farlo per riacquistare quella serenità che avevamo, ma che sembrava scomparsa.
"In che senso?" mi disse.
"Sì, io ti amo, ma non come si ama l'uomo della propria vita."
"Lo sai che io mi accontento anche di poco."
"Ma che dici! Sei matto?"
"Forse sì..."
"Io ti amo come si ama un amico!"
Ecco, l'avevo detto, mi ero liberata da quel peso che mi stava opprimendo e l'avevo trasferito a lui senza pensarci due volte. Il suo viso si scurì, la sua testa si abbassò ulteriormente mentre mi stringeva forte le mani.
"Lo sapevo!"
"Non volevo farti soffrire, ma non potevo fingere di provare più di ciò che sento!"
"È giusto!"
"Tu sarai sempre parte della mia vita perché so che non mi tradirai mai, so che potrò sempre far affidamento su di te!"
"Ti piace quel Samuele vero?"
Quella domanda mi raggelò; aveva capito tutto. Non sapevo più che fare e cosa dire.
"Beh...effettivamente..."
Queste furono le uniche parole che riuscii ad articolare, ma Sergio mi stupì un'altra volta, come sempre.
"Dopotutto, se ti piace e ti ha incuriosito, troppo male non dovrà essere giusto?" mi disse con un sorrisetto forzato.
Era giunto il momento per me di andare al lavoro. Mi si spezzava il cuore a lasciarlo lì da solo, ma lui sembrava bramare questa solitudine. E così me ne andai, distrutta, ma con un peso in meno. Lui mi lasciò partire senza dire parole e si accasciò sul divano mentre accendeva la tv. Sicuramente mi avrebbe aspettata come aveva sempre fatto.

IO SONO EMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora