Capitolo 53

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Tornò svelto all'ospedale dove trovò Paola e Claudio; gli altri se ne erano andati.
"Ciao."
"Sei riuscito a riposare?" gli chiese lei.
"No, alla tv è passata questa notizia."
"E chi glielo ha detto?" chiese quasi arrabbiato Claudio.
"Non lo so, ma non ho voglia di pensarci."
Si avvicinarono alla mia stanza, ma Sergio non ebbe il coraggio di entrare. Marco che lo chiamava gli fece prendere una pausa e si rasserenò un po'.
"Sergio aspetta, devo dirti una cosa."
"Che c'è? Qualcosa di grave?- disse- No il peggio è già successo" aggiunse poi a mezze labbra.
"Ci sarebbe da decidere se si vuole o meno fare l'autopsia" tentó il medico.
"Perché dovrei dare il mio consenso?" Gli rispose scortese il mio Sergio.
"Per scoprire qual è stata la causa della sua morte."
"Allora, se tu dici che è la cosa migliore, la farò." Voleva sapere tutta la verità.
"È meglio."
"Allora ok" disse in tono più pacato.
"Ci sarebbe poi un'altra questione."
"Quale?" Era esausto.
"La donazione degli organi."
Sergio rifletté un po' poi decise che la cosa mi avrebbe resa orgogliosa e diede il suo consenso.
"Sì, questa cosa la renderebbe felice, e poi potrei rivedere i suoi occhi e sapere che ha salvato altre vite. In questo modo la sua morte non sarebbe del tutto vana." Aveva deciso.
"Allora procediamo."
"Quanto ci vorrà per sapere i risultati dell'autopsia?" chiese Sergio.
"Un paio d'ore. Adesso la porteranno via e appena saprò qualcosa te lo dirò."
"Grazie, sei un amico."
"Dovere."
Sergio tornò da Paola e Claudio.
"Che è successo ancora?" chiese lei esausta
"Le faranno l'autopsia e poi doneremo gli organi."
"Lo avevano chiesto anche a noi, ma gli abbiamo detto di aspettare te per sapere cosa si dovesse fare" disse timidamente Claudio
"Avete fatto bene ad aspettarmi."
"Sapevo che avresti acconsentito a tutto" disse premurosa Paola.
"Così vivrà e salverà altre vite. Lei era sempre così gentile con tutti e vedeva del buono in ognuno di noi."
"Anche in Samuele" osò lei.
"Purtroppo" disse Sergio con un filo di voce.
Passarono varie ore e nessuna notizia arrivava e Sergio cominciava ad essere agitato.
"Che le ha fatto quel mostro?- diceva- non gli è bastato ucciderla, accoltellarla come una bestia e lasciarla lì per terra, senza chiedere nemmeno aiuto? Che le fanno, perché non torna?" chiese ad un infermiere, ma nessuno gli diede risposta.
"Ora dobbiamo solo aspettare, non possiamo far altro ormai" gli disse Paola.
"Già, è vero, lei non tornerà, ma non posso ancora credere che non ci sia più" rispose Sergio a bassa voce.
"Nessuno potrà mai rassegnarsi."
"Io meno di tutti."
Il silenzio tornò sovrano in quella stanza.
Dopo quasi tre ore Marco tornò e prese in disparte Sergio.
"Devo dirti una cosa?"
"Che c'è?"
"Abbiamo trovato due novità."
"Una bella e una brutta. Questa è la cosa che si dice di solito no?" lo interrogò Sergio.
"Già" rispose lui timidamente.
"Allora che c'è?" Lo incalzò Sergio.
"Lui non si è limitato ad ucciderla."
"Che le ha fatto ancora quel mostro?" la sua faccia era diventata violacea e mordeva il labbro tanto da farlo sanguinare. "Avanti, parla" continuò.
"È una cosa difficile da dire soprattutto per chi sa quanto vi amavate..."
"L'ha picchiata?" lo interruppe Sergio.
"Non solo!"
"allora cosa?"
"L'ha violentata. Probabilmente lei ha tentato di difendersi, ma quella botta alla testa le ha fatto perdere i sensi e non ha più potuto fronteggiarlo."
"L'ha violentata..." disse piano Sergio.
Le sue braccia caddero sconsolate e lui si fece scivolare sulla parete fino ad arrivare al pavimento. Poi continuò: "Come ha potuto farlo?" Calde lacrime scendevano sulle sue guance rosse.
"Non lo so. Io penso che non si poteva far altro che amare Emma, lei era così buona e gentile."
"Già."
Poi un dubbio lo pervase e chiese a Marco: "L'ha prima violentata o accoltellata?"
"Crediamo che prima l'abbia violentata e poi accoltellata" ammise tutto d'un fiato.
"Ma perché, dopotutto aveva ottenuto quello che voleva?"
"Lui era malato, non voleva che voi due stesse insieme e te l'ha portata via."
"Forse è proprio così, ma dimmi qual' era l'altra notizia che dovevi darmi?"
"Questa da dire è ancora più difficile!"
La sicurezza di Marco vacillò.
"Perché?"
"Oh mio dio, ora come faccio?- disse Marco guardando il soffitto- non pensavo potesse essere così difficile."
"Cosa è così difficile?" Sergio non stava capendo niente dei farneticamenti di Marco.
"Vieni, siedi che è meglio" .
Prese Sergio per un braccio e lo portò nel suo studio. Dopo aver chiuso la porta lo fece sedere sulla sua poltrona mentre lui si appoggiava alla scrivania.
"Allora mi vuoi dire che succede? Non sto capendo niente!"
"Ecco, vedi, lei..."
"Lei cosa?"
"Aspettava un bambino, il vostro bambino." Sputò la verità senza pensarci o non avrebbe più trovato il coraggio per farlo.
"Questa era la novità di cui aveva parlato nel biglietto" disse tra sé Sergio sempre più shockato.
Poi continuò: "ed ora come faccio me lo dici? Ho perso tutto: lei, le nostra vita e quel bambino che ci avrebbe donato la felicità che ci mancava. Ora come posso dimenticare? Come posso andare avanti? Mi ha portato via tutto, mi ha rubato tutto. Io lo ucciderò."
"Non è questo che voleva Emma" tentò invano Marco.
"Come puoi dirmi questo? Tu non sai come mi sento. Nessuno sa come mi sento" disse mentre se ne andava urlando, sbraitando e gettando ogni cosa per aria. Uscì sbattendo la porta. I miei amici tentarono di fermarlo e di farlo ragionare, ma non ci riuscirono.
Lui era morto con me, quella sera al parco.

IO SONO EMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora