Capitolo 45

31 10 7
                                    

Uscii da quella libreria con quattro o cinque libri che non avrei avuto il tempo di rileggere: "Il ritratto di Dorian Gray", "Il deserto dei tartari", "Fontamara", "La morte di Ivan Illic" e "Sostiene Pereira". Tutti libri che avevo letto, ma che mancavano nella mia personale collezione di grandi classici. Mi piaceva collezionare grandi capolavori. Era un'altra mia mania che, come al solito, Sergio criticava.
"Ma che cosa ci fai con tutti questi libri?- mi diceva- se li hai già letti perché li compri e li rileggi? Tanto finiscono sempre come la prima volta!" Aggiungeva sarcastico.
"Quanto sei scemo! Mi sa che tu non puoi capire. È una bella sensazione guardare quello scaffale pieno di libri e sapere di averli letti tutti. Mi dà soddisfazione."
"Ti diverti con poco" replicava divertito.
"È una mia mania."
"Tu sai che io adoro le tue manie, ti rendono così speciale" disse con un tono così dolce.
"Allora perché mi critichi sempre?"
"Perché ti amo."
"Questa è proprio bella!"
Ed era vero, lui adorava le mie strane manie. In effetti potevo sembrare poco sana di mente con quei libri in mano che avevo già letto, ma la cosa non mi interessava affatto. Camminavo tranquilla e soddisfatta per il mio nuovo acquisto quando mi sentii afferrare da dietro e spingermi in un angolo della strada. Era Samuele.
"Tu che vuoi?" gli dissi io decisa
"Voglio te" mi si avvicinò come per darmi un bacio, ma io riuscii ad evitarlo.
"Perché mi sfuggi?"
"Perché non ti voglio" risposi risoluta.
"Questo non è possibile, tu sai di volermi, ma non vuoi ammetterlo."
"No, ora ho una vita fantastica e tu non me la distruggerai di nuovo."
"La tua vita era fantastica solo quando stavi con me."
"Ti sbagli, con te era un inferno" gli gridai contro.
Mi accorsi che si stava arrabbiando e sapevo a quali conseguenze si poteva arrivare, così tentai di divincolarmi per poi scappare.
"Non mi scappi."
"Lo farò invece."
"No, ora sono tornato e tu starai con me."
"Scordatelo, ora io ho..." poi mi fermai, non volevo che lui scoprisse che stavo con Sergio, sapevo che avrebbe tentato di fare del male anche a lui e io non potevo lasciarglielo fare. Poteva ferire me, maltrattarmi e picchiarmi, ma non doveva in nessun modo avvicinarsi a Sergio o tentare di fargli del male. Sergio era la parte migliore di me; Samuele la peggiore.
"Chi hai tu ora?" urlò malamente Samuele e molta gente si voltò a guardarci.
"Parla piano" gli dissi.
"Ti sei rifatta una vita?" Sentivo l'odore del suo fiato addosso.
"Sì" ammisi fiera.
Quello fu il punto in cui ebbi più paura perché leggevo nei suoi occhi la stessa cattiveria che avevo visto quando mi aveva ridotto quasi in fin di vita.
"Chi è?"
"Nessuno."
"Dimmi chi è!" urlò e la sua voce fece eco.
"Non te lo dirò mai!"
"Devi."
Le sue mani si erano posate nelle mie braccia e cominciavano a stringere forte.
"Mi fai male."
"Devo farti del male."
"No, devi lasciarmi andare"
"È Sergio vero?"
Aveva capito tutto, era malato, ma molto intelligente.
"A fare cosa?" Gli chiesi facendo finta di non aver capito la sua allusione.
"È Sergio quello con cui ti sei rifatta una vita?"
"Non te lo dirò mai" queste mie parole suonarono come una confessione.
"Lo sapevo. Adesso capisci perché non volevo che stessi con lui?"
I suoi occhi sembravano iniettati di sangue
"Mi fai paura, lasciami andare!"
Queste parole lo colpirono e sembrò ritornare una persona normale, una persona come tutte le altre, capace di ragionare. Forse l'avevo ferito, ma la cosa non mi interessava affatto. Lui aveva fatto molto peggio.
"Ti faccio paura?"
"Sì" gli risposi decisa.
Mi guardò con gli occhi sbarrati come per cercare un'altra risposta, ma trovò solo odio, tanto odio e rancore.
"Io ti odio" ebbi il coraggio di dire.
Tanto amore si era trasformato in tutt'altro sentimento, qualcosa di distruttivo che io stessa avevo paura di provare. Ma rivederlo mi scatenò quella sensazione.
Se ne andò come un animale ferito dopo una lunga lotta. Purtroppo non fu l'ultima volta che ci vedemmo.

IO SONO EMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora