Capitolo 9

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Inserì la chiavetta nella sua fessura e fece cantare il motore. Stavo seduta in silenzio impaurita come una bambina nel suo primo giorno di scuola. Ripensavo a quelle parole che Sergio aveva detto poco prima. Mi ronzavano in testa e non accennavano ad uscire così presi il coraggio e dissi: "Ma io ti piaccio?"
"No! Quanto sei scema!"
"Allora perché mi hai detto quelle parole prima?"
"Perché ti voglio bene..." fece una pausa e poi riprese: "Sai credo che diventeremo amici."
Anche io avevo la stessa sensazione, ma mi limitai a rispondere con un freddo sorriso. Spingeva il piede nell'acceleratore, teneva il braccio teso con la mano che impugnava saldamente quel volante nero. Io invece me ne stavo seduta con le mani unite in un forte pugno, stretta in una tuta nera che decisamente non esaltava le mie curve. Il silenzio regnava tra di noi mentre tentavamo di raggiungere un supermarket.
"Allora ti piace anche il calcio? Hai detto di essere un tipo sportivo."
La cosa l'aveva molto incuriosito. Poi aggiunse che non aveva mai conosciuto una ragazza che lo amasse così tanto.
"Già" gli risposi. C'era imbarazzo tra di noi.
"Quale squadra ti fa battere il cuore?"
Mi scappò una risatina: "il Milan ovviamente!"
Sulla sua faccia si stampò un sorriso che metteva in risalto la sua dentatura di un bianco perfetto: "Tu sei una grande!"
"Perché?" gli risposi un po' sorpresa voltandomi a guardarlo.
"il Milan ma ti rendi conto! Tu sei fatta apposta per vivere con me..."
"Deduco che anche tu sei un milanista..."
"il Milan è la mia più grande passione!"
"Anche la mia. Fin da bambina sono cresciuta in mezzo a tanti milanisti che me lo hanno fatto amare e poi...non c'è nessun altro che gioca un calcio come il mio Milan."
"il nostro Milan!"
"Perché no, il nostro Milan."
Mi prese la mano e la strinse forte. Avevamo un'altra cosa che ci univa: l'amore per il calcio, l'amore per il Milan. Parcheggiò di fronte ad un negozio, prese un carrello dopo aver inserito la moneta. Io lo guardavo mentre faceva queste azioni e mi sentivo felice. Lui aveva visto oltre al mio look povero, oltre alla mia maglietta larga e ai miei pantaloni che avevano la vita sempre troppo alta. Sentivo che con lui non avrei dovuto fingere di essere ciò che non ero.
"Dai sbrigati lentona!" mi disse riportandomi a terra da questi miei pensieri.
"Arrivo!"
Lo raggiunsi a passo svelto. Entrammo in quel supermarket che mi ricordava un  po' quello vicino casa, quando ancora stavo con i miei. Comprammo le cose che ci servivano per il pranzo ed un po' di provviste per i giorni  a venire.
Quel negozio mi aveva fatto provare nostalgia di casa, nonostante tutto. Non avrei mai pensato di potermi sentire così, eppure stava succedendo.

IO SONO EMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora