Capitolo 26

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Chiuse la porta violentemente mentre io mi dirigevo come un automa verso la cucina. Avevo voglia di piangere e di urlare, ma me ne rimasi lì, tremante di paura. Sergio mi prese tra le braccia e solo in quel momento diedi sfogo al mio desiderio. Piansi tanto, forte, perché tra le braccia di Sergio mi sentivo protetta, sicura. Lui mi capiva sempre.
"Questa volta lo ammazzo!"
"Non farlo, noi siamo meglio di lui, io non voglio più vederlo!"
"Ma come è successo?"
"Ho iniziato io."
"Che vuoi dire?"
"L'ho stuzzicato, gli ho chiesto cosa fa quando non mi telefona per intere settimane."
"E lui che ti ha detto?"
"Che non sono affari miei" gli raccontai.
"Ma immagino che a te non sia bastato!"
"Già; allora gli ho detto che secondo me aveva un'altra donna!"
"E lui ti ha ridotto così?"
"Sì" Dissi sottovoce.
"Che verme schifoso, ignobile..."
"Ero riuscita a scappare, ma poi mi ha ripreso, mi ha fatto cadere su una sedia e ho sbattuto la testa. Quel colpo mi ha stordito. Poi mi ha sdraiato per terra e ha iniziato a colpirmi sullo stomaco, sulle costole e sul volto. Mi fanno così male."
Sergio mi guardava con un'aria da ebete, era sbalordito.
"Ho paura!" gli dissi.
Mi si avvicinò e mi abbracciò forte. Ora ero veramente al sicuro.
"Adesso andiamo in ospedale, ok?"
"Ok!"
Andò nella sua camera per cambiarsi d'abito, mi avrebbe accompagnato subito. Sembrava più in ansia di me. Si affacciò dalla porta e mi disse con un mezzo sorriso sulle labbra: "Non devi avere paura, ora ci sono io con te!"
"Sì, lo so, grazie!"
Gli fui veramente grata.

IO SONO EMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora