Capitolo 12

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La nostra vita continuava tranquillamente, tra alti e bassi come in ogni convivenza. Nonostante tutto però Sergio e io eravamo sempre più uniti, facevamo riferimento l'uno sull'altra come mai prima. Tra noi sembrò addirittura nascere qualcosa, ma tutto rimase platonico. Almeno inizialmente.
"Tu mi piaci" mi disse un giorno lasciandomi senza parole.
"Ah..." fui in grado di dire io
"Sei senza parole?"
"No, è che quando ti avevo fatto questa domanda mi avevi detto che era l'ultima cosa che ti passava per la testa!"
"Ma tutto questo accadeva più di un anno fa..."
non sapevo cosa dire allora decisi di uscire un po', di allontanarmi da quella dichiarazione scomoda. Scesi le scale di corsa senza pensare a cosa era accaduto poco prima. Chiusi il portone sbattendolo mentre Sergio se ne stava chiuso in casa a pulire come un automa. Me ne andai al parco. Ad ogni passo ripensavo a quelle parole. "Come era possibile che si fosse innamorato di me! Non eravamo solo amici?" continuavo a pensare. Questo almeno era quello che credevo, ma che, evidentemente, Sergio non condivideva più. Io gli parlavo sempre di quel ragazzo che veniva al video box ogni volta che io ero di turno. Forse lo avevo ferito. Decisi allora di correre a casa ripensando a tutte le volte che Sergio mi aveva fatta sentire unica e perfetta; mentre io gli davo sempre contro. E mi sentii in colpa. Come avevo fatto a non capire proprio niente? Aprii la porta e la chiusi violentemente dietro di me gridando: "Sergio, Sergio!"
Arrivò un po' assonnato vista la tarda ora; ero stata fuori più del previsto e non me ne ero accorta. Avevo passeggiato in lungo e in largo e mi accorsi che ci avevo messo troppo tempo a decidere cosa fare.
"Ma sei matta? Hai visto l'ora?"
"Sì l'ho vista, ma devo parlarti!
"E cosa devi dirmi?"
Capì dal tono della mia voce che quello che avevo da dirgli non gli sarebbe piaciuto e così abbassò lo sguardo come per inventare una scusa credibile, più per lui che per me.
"No, è che... io... noi..." tentai di iniziare, ma fui subito interrotta.
"So cosa vuoi dirmi; non devi preoccuparti per quello che ti ho detto prima!"
"Perché?" chiesi stupita. Alzai lo sguardo e percepii il suo imbarazzo visto che aveva capito che la mia risposta non sarebbe stata positiva.
"È meglio così" si limitò a rispondere.
C'era così tanto imbarazzo tra noi, come non ce n'era mai stato, neanche il primo giorno. Lo vedevo che se ne stava lì a guardare un punto fisso tra le piastrelle della cucina. Mi sono sentita un verme perché sapevo che gli avevo spezzato il cuore, che lo avevo fatto soffrire.
"Sei arrabbiato con me?" gli dissi sottovoce.
"A che proposito?"
"No, niente."
Voleva dimenticare e io lo capivo. Non era facile dividere l'appartamento con una ragazza che si amava. Allora decisi di trovargli una compagna per vederlo sorridere come faceva una volta.
C'era una ragazza che stava diventando una mia amica. Forse gli sarebbe piaciuta, per lo meno io lo speravo vivamente.

IO SONO EMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora