Capitolo 29

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Sergio posò la mano sulla maniglia, fece pressione e la serratura scattò facendo scivolare la porta lentamente ed entrare un lieve raggio di luce. Quel raggio si posò su di me, ma Sergio non riuscì a capire subito la gravità della situazione. Io ero ancora di spalle alla porta, girata verso la finestra da dove il mio assassino era scappato poco prima.
"Ciao Emma! Girati dai, ti ho portato un paio di giornali, un libro e quel tomo dell'università che mi avevi chiesto. Dai non fare la stupida voltati" mi diceva mentre si avvicinava e il tono della sua voce si faceva sempre più preoccupato. Ma io non rispondevo. Le sue parole si perdevano nel vuoto di quella stanza e facevano una strana eco.
"Sei proprio una bambina, a 23 anni fai ancora la stupida come il primo giorno che ti ho conosciuta. Voltati e smettila subito che la cosa non mi diverte affatto."
La sua preoccupazione cresceva e la sua ansia era palpabile. Si avvicinò piano piano al letto quasi avesse paura di scoprire qualcosa che sicuramente non gli avrebbe fatto piacere. Il vento fece oscillare dolcemente il lenzuolo che penzolava in modo innaturale dal mio letto. Sergio respirò profondamente quell'aria così fresca e pura come raramente capitava a Milano. Prese coraggio e si avvicinò con passo deciso. Mi guardò. "Oh mio Dio non è possibile, non di nuovo..." urlò così forte che quel medico che mi aveva soccorso la settimana prima accorse in fretta e furia immaginando il peggio. E, in effetti, si trovò davanti il peggio. Marco, questo era il nome del mio medico, fece uscire Sergio dalla mia stanza. I due si guardarono e Sergio fu sicuro di leggere negli occhi dell'altro che non c'era speranza che io mi salvassi. Cadde nello sconforto più profondo. Mentre mi portavano in sala operatoria Sergio si accasciò in una sedia della sala d'aspetto ormai senza speranze.
"Lei non può lasciarmi adesso- ripeteva tra sé- io l'amo, non ho mai smesso di amarla e forse un giorno anche lei proverà quello che provo io. Forse quel giorno però non arriverà mai perché quell'assassino me l'ha portata via. Me l'ha rubata nel fiore degli anni. Aveva tutto quell'amore da donare però ha scelto la persona sbagliata. Ma come si fa a fare del male ad un angelo come lei? Lui pagherà sulla sua pelle tutto il male che le ha fatto. Ogni schiaffo, ogni botta gli verrà riconsegnata con gli interessi. Ma lei non vorrà, lei è così buona anche con lui, con quel mostro che l'ha ridotta in questo modo. È questo che adoro di lei: la sua bontà, la sua gioia di vivere, i suoi occhi... non può volare via proprio ora. Io non glielo permetterò!"
I pensieri gli si accavallavano nella mente ormai non più lucida.

IO SONO EMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora