Capitolo 10

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Per tutto il viaggio di ritorno non dissi una parola immersa nei miei pensieri come ero. Ogni tanto Sergio mi gettava un'occhiatina, sembrava impaurito da quel mio incessante silenzio.
"Qualcosa non va? Qualche problema?"
"No, no, niente..." mi limitai a replicare.
Scendemmo dalla macchina e prendemmo le buste, due a testa. Salimmo le scale ed aprimmo la porta. Dopo aver appoggiato le buste sul tavolo ci sdraiammo sul divano esausti. Non era semplice portare due buste che pesavano un quintale l'una per sei rampe di scale.
Mi decisi finalmente ad alzarmi perché non non potevo permettermi il lusso di restare a fare niente per tutto il santo giorno. Dovevo trovare un lavoro per poter pagare l'affitto dei mesi a venire.
Sentivo dentro di me che non sarei mai più ritornata dai miei. Ora non avevano più figli, nessuno che li amasse perché avevano sbagliato tutto, perché avevano voluto imporci una vita che non volevamo. A volte ripensavo a questi fatti, a come me ne ero andata, a come loro non mi avevano più cercata come se non mi volessero più. Mi rattristavano questi pensieri, ma Sergio era sempre lì pronto a consolarmi e a starmi vicino, come un amico, più di un amico.
Quel pomeriggio decise di aiutarmi a cercare un lavoro, ma la ricerca non fu molto fortunata. Iniziai ad avere paura, l'affitto stava per scadere e io non avevo un soldo. Sergio intuì le mie paure e mi strinse forte la mano come a dire io ci sono.
Dopo vari giorni di ricerca riuscì a trovarmi un lavoro.
"Ti ho trovato un lavoro" mi disse una sera rientrando tardi dal suo.
"Davvero?" gli risposi eccitata. Non stavo più nella pelle. Poi ripresi: "Ma è un lavoro dignitoso vero?"
"Ma che domande fai, certo che lo è!"
"Sai con te non so proprio cosa aspettarmi, a volte sembri un po' fuori! Ma non offenderti lo dico con affetto!" pronunciai queste parole mentre tenevo le dita incrociate dietro la schiena e con un sorriso da ebete stampato in viso.
"Tu sei una scema! Ti ho visto sai, le dita incrociate, il sorriso idiota..."
Ops, mi aveva scoperto. Poi continuò: "Io ti trovo un lavoro e tu mi prendi in giro, ma che donna sei?" disse facendo finta di essere arrabbiato. Ma la cosa non gli riuscì affatto. In meno di trenta secondi era sdraiato sul divano a ridere a crepapelle tenendo la mani sullo stomaco.
"Vedi che avevo ragione io, tu sei completamente fuori..."
"Da dove?"
"Di testa!"
Lo guardai ridere. Avevo trovato un amico.
Mi sentivo felice.

IO SONO EMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora