Capitolo 18

44 14 3
                                    

Chiusi la videoteca e mi diressi di corsa a casa, ancora sconvolta per ciò che era successo. Mi rasserenai solo quando sentii il portone d'ingresso chiudersi malamente dietro di me. "Sono a casa -pensai- ora non devo temere più niente. Però non posso raccontare tutto a Sergio, lo farei soffrire ancora di più".
Quella fu l'unica volta che Sergio non mi aspettò alzato.
Io non riuscivo a dormire, ero troppo sconvolta per farlo. Allora accesi la tv, mi distesi sul divano ed iniziai a piangere. Forse singhiozzavo troppo forte o forse Sergio non stava affatto dormendo, ma stava vegliando su di me; il fatto è che si alzò per vedere cosa fosse successo.
"Che succede?" mi disse affettuosamente.
"Perché mi chiedi questo?"
Mentre dicevo queste parole mi asciugavo una lacrima, ma non mi accorsi che lui si era avvicinato quel tanto che bastava per vedere che niente andava come sarebbe dovuto andare.
"Perché piangi?"
"Non sto piangendo!"
"Perché sei così ostinata da negare anche l'evidenza?"
"Non voglio farti soffrire ancora!" gli urlai.
Mi guardò con uno sguardo così dolce che rimasi senza parole.
"Tu non mi fai soffrire!"
"E allora prima?"
"Dimentica, io lo sto già facendo. E poi mi sono accorto che a te piace quel tipo..."
Il cuore mi sussultò nel petto mentre mi si riproponevano quei terribili attimi e i miei occhi si riempivano di lacrime. E lui se ne accorse.
"Già, quel tipo!"
Aveva capito che il problema era lui, qualcosa di strano era capitato quando lui se ne era andato.
"Che ti ha fatto?" disse alzandosi di scatto dal divano su cui eravamo seduti. Io alzai la maglietta e gli feci vedere i lividi. Quella vista lo fece impazzire e iniziò ad urlare: "Come si è permesso di alzare le mani su di te?"
"Dai calmati, non mi fa poi tanto male!"
"Non mi calmerò mai. Hai visto le tue braccia? Ti sei guardata?"
"Non preoccuparti, non l'ha fatto apposta, sono stata io a istigarlo!"
"Ma come fai a dire una cosa del genere? Non mi dire che ti piace ancora dopo tutto questo?"
Non risposi, ma lui capì che io ne ero sempre più attratta. Quel vortice di mistero  mi intrigava molto.
"Rovinati la vita se vuoi, ma io non starò qui a guardarti mentre ti distruggi!"
"Che vuoi fare?"
Non mi rispose. La porta urlò e così capii che se ne era andato. Avevo paura che facesse qualche follia visto quello che mi aveva fatto Samuele. Decisi però di non aspettarlo e di andare a dormire.

IO SONO EMMADove le storie prendono vita. Scoprilo ora