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Draco

*20 minuti prima*

Sono seduto su questa poltrona da ormai un'ora. Non ho nemmeno voglia di bere stasera, sono completamente sobrio e questa cosa inizia a darmi leggermente fastidio.

Accanto a me ci sono Greengrass e Zabini. Forse avrei dovuto portare anch'io una ragazza, ma onestamente non riesco ad immaginare un volto femminile da guardare se non il suo. Mi manca da morire. La cosa più brutta in tutto ciò è che non ho avuto l'occasione di spiegarle come stanno le cose. La conosco e so che adesso si starà dando tutta la colpa. Eppure non c'è nulla di sbagliato in ciò che ha fatto.

Ha scelto di restarmi accanto quando anch'io avrei preferito voltarmi le spalle, ha scelto di stare con me sapendo a cosa andava in contro.

Mi consolo ogni fottuto giorno ripetendomi che è la cosa giusta, che può davvero essere felice senza di me. E poi, ogni volta che la incontro, va tutto in pezzi.

-Draco, noi andiamo a fare un giro- rispondo muovendo il capo in segno di approvazione.

Stanno andando verso il tavolo dei drink e, dopo averli seguiti con lo sguardo, capisco il motivo del loro spostamento.

Indossa una semplice gonna nera aderente con una t-shirt bianca e degli stivali. Eppure in quella semplicità, io riesco a vederci la donna della mia vita.

Sposto di nuovo lo sguardo su di lei e noto che sta bevendo: quando ha iniziato a bere alcolici?

Vorrei trovare qualcosa da fare per distrarmi e smettere di pensare a lei, ma questa festa è così noiosa che nel giro di pochi secondi mi ritrovo a seguire ogni suo movimento. La vedo allontanarsi dalla postazione drink e avvicinarsi ad un ragazzo. È di spalle ma capisco subito chi è: Theodore Nott.

Il sangue inizia a ribollire e stringo i pugni così forte da far diventare bianche le mie nocche nel momento in cui li vedo avvicinarsi sempre di più.

Non ho mai visto Alessia ubriaca e ho paura di cosa potrebbe fare in una situazione del genere. Così, contro ogni parte del mio cervello urlante di non farlo, mi alzo e mi dirigo verso di lei. Ero quasi arrivato quando improvvisamente la guardo colpire Nott, non capendone il motivo. Credo che questo momento mi abbia migliorato la serata, se non l'intera settimana.

Scoppio a ridere e nel momento in cui lei si gira verso di me non so più cosa fare. Era da tanto che non ci trovavamo a una distanza così ravvicinata.

È stato difficile ignorarla ultimamente, molto difficile, ma ci incontravamo raramente e quando accadeva eravamo così lontani che a stento riuscivo a vederla. L'ultima volta che ci siamo scontrati così è stata oggi pomeriggio: lei stava andando in camera sua e io stavo uscendo. Stavo per scoppiare in lacrime, sono corso in bagno e mi sono calmato. Poi sono uscito, e come sempre, ho finto che andasse tutto bene.

Ma ora è diverso. Ora lei è qui, davanti a me, che mi guarda con occhi imploranti di spiegazioni e anche un po' brilli. Poi ho visto una lacrima solitaria cadere sul suo viso, senza alcun senso e da lì non ci ho capito più niente. Stavo lì per lì per l'impazzire.

Volevo parlarle, dovevo farlo. Volevo gridarle ancora una volta quanto l'amassi, volevo dirle che andava bene anche se fosse rimasta in silenzio. Volevo asciugarle la guancia, farle poggiare la testa sulla mia spalla e rassicurarla. Volevo solo baciarla, un'ultima volta.

Ma non l'ho fatto.

Me se sono andato lasciandola lì da sola, a rimuginare su quello che era successo.

Sapevo che se fossi rimasto avrei mandato tutto a puttane e non potevo permettermelo. Posso sembrare egoista, ma tutto quello che faccio, lo faccio per lei. Perché io la amo, più della mia stessa vita, e voglio che continui a vivere nel suo bianco, nella sua purezza, nella sua semplicità.

Voglio che vada avanti, che viva, che sbagli, che ritenti, che si innamori, che venga amata, che sia felice.

E io resterò sempre qui, a guardarla dal mio angolo nero, vegliando su di lei e amandola più di chiunque altro.

At the end, it's him and IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora