𝘐 𝘢𝘤𝘤𝘪𝘥𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘭𝘺 𝘮𝘦𝘵 𝘺𝘰𝘶 ☾𝘍𝘪𝘯𝘯 𝘞𝘰𝘭𝘧𝘩𝘢𝘳𝘥 ☽

☾ Lump in the throat.

【canzone per il capitolo ↑
The heart wants what it wants, Selena Gomez //consigliata dopo l'asterisco *】

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Ci sono mali dei quali non bisogna cercar di guarire, perché sono i soli a proteggerci contro altri più gravi.
(Marcel Proust, I Guermantes, 1920)

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La sala d'attesa dell'ospedale dai colori chiari e pallidi aveva un non so che di inquietante. Dicono che le tinteggino di quei colori perchè dal punto di vista di un paziente malato sarebbero rassicuranti, ma avrei da ridire su questo. Un braccio di Finn mi circonda la spalla e la mia testa è appoggiata sulla sua. Siamo qui da circa un'oretta e nessuno sembra intenzionato a dire nulla. Non c'è niente di cui parlare e credo che siamo entrambi nella costante ansia di sapere qualcosa dal reparto di rianimazione.

"Ci conoscevamo da tanto tempo io e Ayla" il corvino rompe il silenzio. "A scuola, frequentavamo le lezioni di musica assieme, con gli altri. Mi piaceva la sua compagnia, era una ragazza super vivace e solare...dai muri di scuola siamo passati e vederci fuori...e lì è iniziata l'idea della band..." Si ferma e sospira. "Abbiamo passato tanti di quei momenti insieme che solo il fatto di sapere che è appesa ad un filo tra la vita e la morte...Io-" La sua voce si fa flebile.

Gli prendo la mano. Non so esattamente cosa dire, non so confortare gran che bene le persone, soprattutto non in questa situazione. "Non so se riesco ad immaginare cosa stai provando. Mi dispiace molto, però sono qua ad ascoltarti, so che è poco, però..." Le parole più insensate che potessero uscirmi di bocca.

"È meglio che quel bastardo non si faccia più vivo in giro. Potrei ammazzarlo con le mie stesse mani" Finn stringe i pugni. "Ad ogni azione una reazione...e quel pazzo non meriterebbe neanche di stare dietro le sbarre francamente. Dovrebbe passare quello che hanno passato sia Shirlee che ora Ayla" Sbotta il ragazzo. "Cazzo!" Si alza agitando le braccia, come quando si butta per terra qualcosa per farlo rompere di proposito. "Non se lo meritavano!" Il tono di voce si fece più alto.

Mi alzo per calmarlo, lo circondo con le mie braccia, lui si lascia a dei singhiozzi, e a sentirlo mi torna il nodo alla gola. Come potrò mai riuscire a dirgli che io probabilmente sapevo tutto? E che si sarebbe potuto evitare? Lo avrei addolorato ancora di più.

"No che non se lo meritavano" cerco di confortarlo. "Non c'è giustizia in questo mondo". Non che sia una grande novità, è sempre stato così, dall'albo dei tempi. "Fa incavolare, lo so. Ci rimettono sempre gli innocenti. Il karma è una ruota in continuo movimento, un giorno pagherà per quello che ha fatto. Anche se pagare non risanerà i suoi errori. Almeno verrà ristabilito l'equilibrio."

"Pagherà" aggiunge Finn.

Più la notte si faceva fonda, più l'ansia aumentava.Probabilmente di lì a poco ci avrebbero detto gli stessi lavoratori nell'ospedale di tornarcene a casa. Dopo quelle che sembrarono interminabili lunghe ore, qualcuno si dirige dal reparto d'urgenza a rivolgerci la parola.
"Siete qui per la ragazza vittima di colpo da arma da fuoco?" Parla una donna di mezza età dai capelli rossi, leggo la sua targhetta, "Mary Jean"
"Sì" risponde il ragazzo per entrambi.
"Come sta?" Chiedo successivamente io.
"Come potete immaginare è stata operata d'urgenza, ma le sue condizioni non sono instabili. Fortunatamente il colpo non è andato ad intaccare nessun organo vitale in particolare modo, a parte per una minima lesione ad un rene. Ciò implicherà che probabilmente dovrà essere sostituito nel corso degli anni. Ma molte persone vivono anche con uno solo se non ne hanno sviluppato delle malattie, li donano ai malati di Lupus, per esempio." Sospira la rossa di sollievo. "È stata molto fortunata, ed anche io, di non darvi brutte notizie."
"Menomale, grazie al cielo" tiro un sospiro di sollievo anche io.
"È ancora incosciente però, data anche l'anestesia. Non si sveglierà prima di domani, quindi vi conviene andare a casa. Vi chiameremo non appena riprenderà i sensi, se può farvi piacere"