☾ Touch and Feels.

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canzone per il capitolo
Us, James Bay

Fece costruire a sua moglie una stanza da letto senza finestre in modo che i pirati dei suoi incubi non avessero da dove entrare.
(Gabriel Garcia Marquez)

***
Il gentile tocco delle sue mani è così sottile e delicato. Scorre le dita sui fianchi sinuosi della vita, per arrivare giù alle cosce. Rabbrividisco, un leggero brivido di piacere mi percorre la schiena ed io ne voglio sempre di più.

"Finn" mugulo il suo nome. Non era la prima volta che ci trovavamo in questi rapporti, ma ogni volta, è come se sperimentassi sempre qualcosa di nuovo, sempre qualcosa di diverso.

La sua bocca scorreva piano sulla mia, cercando un semplice contatto. Essa scivola dolcemente sul collo, lasciando una scia di casti baci. Il mio respiro d'un tratto sembrava non esserci più, era un tutt'uno misto alle emozioni che stavo provando, che avevo bisogno di tirar fuori. Tocco dopo tocco, bacio dopo bacio i nostri erano corpi accaldati, come se entrambi fossero camino l'uno per l'altro imploravano un inno alla passione.

Le mie mani adagiate sui capelli di Finn compiono movimenti circolari tra le sue ciocche color pece e poco per volta le sue labbra stavano raggiungendo la loro acclamata destinazione. L'istinto qua si gioca sempre le sue carte migliori, e come dopo qualche bicchiere di troppo, non si ha più il controllo delle proprie azioni.

Divarico le gambe per lasciargli lo spazio che tanto bramava. Mi era bastato poco per capirlo, ma assai più tempo per rendermi consapevole del fatto che quel posto era suo, e non lo sarebbe stato di nessun'altro, o per lo meno, non sarebbe stato di nessun'altro in quel modo, nel suo modo. Cerco di non fare rumore, come se volessi tenermi il momento solo per me e per lui. Come se non volessi che nessun'altro si accorgesse di noi, e dell'amore che stavamo creando.

Un misto di emozioni divampano nell'anima e quasi mi sembra di star intraprendendo un viaggio verso il paradiso. Ha il sapore di qualcosa di incredibilmente folle, che va oltre il trascendentale e qualsiasi spiegazione metafisica. Ogni contatto, sempre più surreale mi porta al culmine delle mie emozioni, dove l'anima esplode ed io con esso.

"Finn..." Esito cercando di trovare le parole giuste. Il problema è che le parole da dire le avevo, probabilmente cercavo di crearne l'atmosfera giusta.

"Ti voglio, adesso".

Come fosse un attimo che dura in eterno i nostri occhi tornano a scontrarsi. Mi accarezza il viso con le mani dolcemente e con una delicatezza sovrumana, entra in me. Sarà che la tensione tra di noi si è azzerata completamente, ma non riesco a percepire del dolore, poiché quando sono con lui tutto è sicuro, lui è il mio posto sicuro.

Come fosse lo stupore davanti all'immensità dei corpi celesti e delle stelle, ciò che sto provando non è spiegabile a parole. È come se le nostre anime, spinta dopo spinta, si completassero, sempre di più. Come se non ci fossero limiti alla completezza.

Finn geme, e successivamente mi guarda. Percepisco la sua domanda anche se non spiccica parola. Come un gesto di approvazione, annuisco. I nostri corpi si muovono più velocemente, i respiri si fanno più affannati e le emozioni più imponenti.

"Aurora" mi sussurra Finn. "Sto per..." lascia in sospeso la frase, ma la colgo al volo.

Il battito cardiaco è in aumento e mi sembra di star raggiungendo l'apice del piacere desiderabile.

Quando tutto sembrava raggiungere la perfezione, la porta cigola e un rumore di passi mi distrae vertiginosamente da Finn.

In un lento gesto la figura maschile posta davanti alla soglia si tira indietro il cappuccio e lo riconosco immediatamente. Il movimento che compie con il braccio attira immediatamente la mia attenzione, e gli occhi non fanno altro che ricadere su quella mano.

Quella dannata mano.

Quella dannata mano che teneva quella dannata pistola. Appena me ne accorgo urlo il nome di Finn che di scatto si volta e rimane anche lui senza parole. Mi copro immediatamente con la prima cosa che fosse in grando di farlo, il lenzuolo sgualcito, cerco di attorcigliarlo intorno subito sotto le spalle e mi alzo dal letto.

La pistola ora era ben puntata sul soggetto: Finn.

Mi volto verso di lui cercando di comunicargli telepaticamente in qualche modo di fare il possibile purchè rimanesse vivo.

"Ti prego, non lo fare" Ordino io, cercando di creare una certa compassione nella mia voce.

"Kody, per l'amor di Dio, non lo fare" Le sue dita si stringono sempre di più per poter schiacciare il grilletto.

"Kody, guardami" Il suo volto si gira verso il mio, la pistola ancora puntata verso Finn.

"Qualunque cosa sia, ti fa male, e ti capisco, non vuoi star male. Pensi che la soluzione a tutti i tuoi problemi sia questa, ma ce ne puoi parlare, la possiamo risolvere a quattrocchi. Non fare ciò di cui potresti pentirti."

"Sei tu quella che si deve pentire". Una ragazza esile e magra dal caschetto castano scuro traspare dietro la figura mascolina di Kody. Melissa.

"Ciao, Aurora." mi saluta lei, come se tutto di questa situazione fosse normale.

"M-ma quindi, voi due..." parlo rivolgendomi a loro, che non fanno altro che guardarmi. Mi sembra tutto così surreale e in un attimo la lucidità dei miei pensieri si fa sempre più fioca. "Non può essere, non può essere vero" Mi porto le mani tra i capelli, la testa mi inizia a girare ed io non riesco a connettere più nulla.

"Invece è tutto vero!" Afferma lei, sento la sua voce, rieccheggia nella mia testa ma io cerco di scacciarla via. Parlo sopra la sua e continuo a ripetermi questa frase per autoconvincermi:

"Non è reale, non è reale, non è reale".

Cado in ginocchio sul pavimento ed è come se ad un tratto non riuscissi più a percepirlo. Cado in un abisso di vuoto e massima disperazione senza uscita e senza sapere dove andare.

Sobbalzo nel letto e apro gli occhi di botto. Il mio respiro è particolarmente affannato e distinto mi alzo a sedere per controllare dove mi trovo: stanza di Finn. Deve essere notte. Controllo l'orario del comodino sul display, ore 3:52 del mattino. Do un occhio alle notifiche. Un semplice "Va bene, buonanotte" da Katy, un messaggio di Greta: "si, infatti. Ti dirò poi" ed infine, uno di Kody: "Dove sei? Vorrei parlarti." Rileggo quel nome e quel messaggio infinite volte e le immagini nitide di cosa avevo appena sognato scorrono nella mia mente, come se fossi al cinema e stessi ripercorrendo il film della mia vita.

Riadagio il telefono sul comodino senza fare troppo rumore e uno sbuffo liberatorio mi libera dallo stress e dal panico, o almeno sembra.
Riesco davvero a tranquillizzarmi quando mi volto finalmente verso Finn. È girato di schiena. Mi giro anche io e appoggio le mie mani sulla sua schiena. Percorro la sua colonna vertebrale con i polpastrelli e vi disegno dei cerchi immaginari. Sorrido, e con il dito ancora incollato alla sua schiena, gli scrivo immaginariamente un 'ti amo'. Mi avvinghio a lui circondandolo con le braccia e scaldandolo con il mio corpo, la fronte appoggiata sull'incavo del collo. "Grazie a Dio, temevo di averti perso e invece eri rimasto qui" gli sussurro dolcemente.

Mi rendo conto di quanto peso abbiano queste parole. Finn ora è la cosa più preziosa che ho e la sola idea di perderlo mi terrorizza e non poco.



Ci hanno promesso che i sogni possono diventare realtà, ma hanno dimenticato di dirci che anche gli incubi sono sogni
(Oscar Wilde)





















Haloo si non è il massimo lo so
Enjoy and love u

𝘐 𝘢𝘤𝘤𝘪𝘥𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘭𝘺 𝘮𝘦𝘵 𝘺𝘰𝘶 ☾𝘍𝘪𝘯𝘯 𝘞𝘰𝘭𝘧𝘩𝘢𝘳𝘥 ☽Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora