【canzone per il capitolo ↑
The Beach, The Neighbourhood (slowed) 】✧
Non è mai una persona sola a morire, mai. Ad ogni sparo moriamo tutti un po'.
(Dal film Bones)***
Proprio come fossi sott'acqua, come se mi fossi appena svegliata da un coma psicologico interminabile di un'intera vita, non sento più nulla. Il vuoto assoluto. Il rumore dello sparo che riecheggia nelle mie orecchie, ancora e ancora, come se fossi intrappolata in un loop temporale e uditivo. Credo mi ci fosse voluto un po' per riprendere la coscienza dei fatti. Senza neanche accorgermene mi ero stretta a Finn, la paura predominava su di me e io che non avevo le forze per potermi controllare.
"Dio mio, ma cosa?" fu la prima cosa che disse Finn, prima che io mi alzassi. "Cos'è stato, uno sparo?"
Nervosa come non mai cercando di non farlo intravvedere troppo, cammino a passi lenti e lesti verso la porta del bagno. Ho gli occhi spalancati, avvicino l'orecchio alla porta per sentire qualcosa.
"Proveniva da sotto?" suppose Finn. Non risposi. Non sapevo cosa dire e cose fare. Se prima non mi spiegavo il senso dell'Epifania di James Joyce, ora credo di comprenderlo. Per giunta aver avuto la sensazione per mesi di aver saputo qualcosa sin dall'inizio non aiuta, per niente.
"Aurora?" Ero agitata e il fatto che non rispondevo a Finn credo agitasse molto anche lui.
Mi si avvicina. "Hey, ma stai tremando". Purtroppo la sua stretta non è forte abbastanza da confortarmi, non questa volta. In tutto questo lui stava pensando a come stavo? Un gesto premuroso che non riesco a comprendere appieno, adesso.
"È successo qualcosa, cazzo" dissi, la voce un po' strozzata. Il presentimento che fosse successo qualcosa di grave era lì, dietro l'angolo, che si avvicinava per bussare alla porta delle mie paure più grandi. E il problema non fu che fosse vicino, ma che bussò effettivamente.
Grida di gente iniziarono a farsi più forti, vidi il panico negli occhi di Finn. Ripresi a sistemarmi i vestiti per uscire di lì in tutta fretta. Aprii la porta in men che non si dica. Qualcuno era in pericolo, e poco mi avrebbe importato se fosse successo qualcosa. La bomba era già esplosa. Il caos era già scoppiato. Il panico era già nell'aria.
Finn però mi ferma. "Sei matta? Dove pensi di andare?"
"A vedere cosa sta succedendo!"
"Ma se è pericoloso?"
"Non mi interessa!" quasi mi sembra di stargli urlando contro.
"Tu non vai da nessuna parte, potrebbe esserci un terrorista o qualcuno del genere, un pazzo! Se è davvero successo qualcosa, tu non scendi!"
"Devo. Devo, Finn."
"No. Io ho paura, per entrambi. Per favore resta qua. Nessuno ci ha notato, e vorrei sperare di non dover dire "non ancora"" mima il 'non ancora' utilizzando le virgolette immaginarie.
Ho sempre pensato che i nati sotto il segno del Capricorno fossero ligi al dovere. Calmi, sangue freddo davanti alle difficoltà. Leali, ubbidienti. Solo che in quel momento io fui tutto tranne che ubbidiente. La mia irrazionalità prese il sopravvento, scesi giù senza importarmene minimamente di quello che mi avrebbe detto, di quello che avrebbe pensato di me. Io sapevo benissimo cosa stava succedendo là sotto. Avevo paura, eccome se ne avevo, però gli stavo andando in contro come se fosse un amico che non vedo da tempo. Sto rischiando, per cosa? Per non avercelo sulla coscienza per tutta la vita? Non era già abbastanza che l'avessi perchè non avevo detto nulla, ma i presentimenti li avevo tutti. Ogni centimetro che si azzerava verso il piano di sotto continuavo a ripetermi che non potesse essere vero, e quel barlume di speranza c'era. Non volevo credere che fossero vero, in fin dei conti. Non lo volevo. La sola idea mi distruggeva. Ed ogni passo che compievo l'ansia che saliva, le orecchie ovattate, io che improvvisamente cercavo di svegliarmi da questo incubo infernale.
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𝘐 𝘢𝘤𝘤𝘪𝘥𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘭𝘺 𝘮𝘦𝘵 𝘺𝘰𝘶 ☾𝘍𝘪𝘯𝘯 𝘞𝘰𝘭𝘧𝘩𝘢𝘳𝘥 ☽
Fanfiction"𝘊𝘰𝘮𝘱𝘰𝘴𝘪 𝘶𝘯 𝘯𝘶𝘮𝘦𝘳𝘰 𝘵𝘰𝘵𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘢 𝘤𝘢𝘴𝘰, 𝘦 𝘴𝘲𝘶𝘪𝘭𝘭ó" 𝘊𝘰𝘴𝘢 𝘱𝘰𝘵𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘴𝘪𝘨𝘯𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘧𝘳𝘢𝘴𝘦? 𝘗𝘰𝘳𝘵𝘦𝘳à 𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘦𝘨𝘶𝘦𝘯𝘻𝘦? 𝘗𝘰𝘳𝘵𝘦𝘳à 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘤𝘰𝘱𝘦𝘳𝘵...