Travel. ☽

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Few months later...

***

Eccomi qui. A partire per il grande viaggio che mi attende.
Non credo di poter descrivere cosa io stia passando dal punto di vista emotivo.
Mente e cuore lottano fra di loro per il controllo della situazione: il cuore, che è molto angosciato di dover lasciare tutte le persone a cui voglio bene, ma allo stesso tempo entusiasta e pronto per l'esperienza che mi stravolgerà la vita, e poi la mente, che in questo momento non fa altro che pensare alle cose pratiche: vivere in autonomia in una famiglia che non conosco, il check in, lo scalo, le ore...e per ultimo c'è anche Finn.

In questi mesi credo di aver parlato più con lui che con chessò, i miei compagni di classe. Eravamo sempre entusiasti di sentirci e di raccontarci delle nostre vite. Molto spesso quando mi chiamava era in pausa sul set. Mi diceva sempre che era bello staccare per sentirci. Ne avevamo bisgno. Era il nostro modo per tipo, evadere dalla realtà. Era speciale.  

Sfortunatamente però non l'ho più sentito tanto nell'ultimo periodo. Prima lo sentivo ogni giorno. Ci raccontavamo sempre aneddoti e mi anticipava di progetti cinematografici. Era così bello parlare con lui che non avrei mai smesso. Sembra un così bravo ragazzo. Vorrei troppo conoscerlo nella realtà. Non mi stupirei però, se non lo vedessi, nonostante lui sa benissimo che sarei arrivata oggi verso il tardo pomeriggio. Quello che non riesco a capire è il perché di tutto ciò. O molto probabilmente e molto semplicemente non ha più avuto voglia di chiamarmi, o magari aspettava che fossi io a chiamarlo. Non lo so. So solo che mi importava tanto di lui, ma veramente tanto, e dopo molteplici chiamate, non ho più ricevuto niente per due settimane. Ne chiamate. Ne messaggi. Niente di niente.

La voce di mia madre mi riecheggia nella mente:
"Aurora, è il tuo volo!"

Riemergo nella realtà distogliendomi dai miei pensieri.
Scatto in piedi e prendo il bagaglio a mano.
Prima dei controlli che mi separeranno dalle persone a me care, saluto tutti con un caldo abbraccio e bacio.
In primis, mia mamma, mio papà e Giorgio.
Il primo turno credo tocchi proprio a quest'ultimo.
Prendo Giorgio in braccio.
"Ti voglio bene, piccolo ninja-peste. Stammi bene, non combinare troppe marachelle e soprattutto non far arrabbiare la mamma eh!"

"Sí, Auricchio, te lo prometto solennemente" ride, ma nello stesso tempo piange. Quanto amo mio fratello. Mi mancherà tanto dover affrontare la vita con lui, tutto ciò che facevamo per scampare alle vellutate del papà, per non andare dalla nonna, tutto.

"E mi raccomando per Valentina. Al ballo di fine anno di terza, chiedile di ballare! Sono sicuro che prima o poi la conquisterai"

"Dici davvero?" i suoi occhi si illuminano di gioia appena ho pronunciato quel nome. Valentina è la cotta di Gio dalle elementari, che ancora oggi, in terza media, persiste. Sono davvero troppo carini, anche se sono consapevole del fatto che mio fratello è piccolo. Ma è quell'amore ingenuo e così genuino, puro allo stesso tempo, che è impossibile dire di no. Le prime esperienze sono capitate a tutti a quest'età...anche a me. Me lo ricordo. È quando si cresce che si iniziano a capire molte cose, dove iniziano le vere complicazioni. Ciononostante, sono sicura che prima o poi riuscirà a conquistarle il cuore. È cosí dolce e premuroso!

"Certo! Sei mio fratello, ovvio che lo credo"

Ora è il turno di mamma e papà. Li stringo a me in un caldo abbraccio.
"Fai la brava okay? Niente cazzate. Dimostra alla famiglia che sei una persona per bene e stai sempre attenta a tutto. So che sei una ragazza intelligente. Tutto ciò non significa che non puoi vivere. È ovvio! Ti auguro tutte le esperienze possibili ed immaginabili. Ma ricordati che tutto ha un limite. Stai lontana dai pericoli, okay? Ah, e ricordati di andare bene a scuola. Se vedremo che i voti sono alti, chissà...un bel pacco per natale..." Dice mia madre.

"Certo, te lo prometto mamma. Vi voglio tanto bene" rispondo, con le lacrime agli occhi.

"Te ne vogliamo anche noi, tanto tanto" aggiunse mio papà.

Infine, Greta. Penso che fosse quella che più di tutti piangeva. Aveva tutto il mascara sbavato. Riusciva a malapena a guardarmi negli occhi.

"Ehi dai, dai, non piangere " non riuscii a trattenermi, scoppiai anche io.

Si staccò dall'abbraccio e le asciugai le lacrime. "Ti prometto che ci sentiremo sempre. Via FaceTime, chiamate, Skype, tutto quello che vuoi. Non permetterò che dei chilometri mi allontanino dalla mia migliore amica. Okay?"

"Certo. Voglio che mi racconti tutto. Promesso?" Disse Gre.

"Promesso." Risposi. Ci stringemmo i mignolini e ci riabbracciamo.

Dopo ulteriori baci e abbracci, passo i controlli e avanzo verso l'imbarco. Finché posso ancora vedere la persone che dovrò abbandonare per molto tempo, le guardo. Svolto l'angolo, e non le vedo più.

Mi imbarco sul volo che mi porterà da Caselle fino a Francoforte, dove poi farò scalo per l'aeroporto
di Vancouver, l'international.
Decollo. Si parte. Ammiro le nuvole del cielo. È così sensazionale credere a quanto siamo piccoli rispetto al mondo.

Dopo quasi un'ora e mezza di volo, atterriamo. L'assistente di volo ci accompagna al check in per Vancouver. Dopo ore di attesa che mi sembrano infinite, mi imbarco per il volo che mi porterà oltreoceano.

Inizia il decollo, chiudo gli occhi, ho il cuore a mille. Respiro faticosamente. Sento l'aereo che si alza in alta quota. Dopo pochi minuti, si stabilisce e l'hostess comunica ai passeggeri di essere sulla via per Vancouver. Accendo la schermata davanti a me e apro la mappa per vedere quanto volo mi separerà dalla mia meta. Cazzo, è immenso. Chissà quante altre persone stanno vivendo l'emozione di raggiungere una nuova destinazione, che porterà ad una vita diversa. Ed eccomi qua, io, Aurora Carter, che su questo aereo ho un sorriso stampato in volto. Non resta che da dare inizio alla mia nuova vita.

***

Dopo 10 asfissianti ore di volo, l'aereo tocca terra. È una strana sensazione, ma mi piace. Sento parecchi applausi. Decido di applaudire anche io, siccome il pilota è stato molto bravo, e il volo è andato fortunatamente tutto bene.

Scendo. Appena approdo fuori, guardo il cielo. Ci sono le hostess che mi invitano a scendere le scale.
Nel mentre che scendo, inspiro già l'aria di Vancouver. È tremendamente diversa da dove abitavo, ma mi piace.

Ci rechiamo alla restituzione delle valige e passo i controlli della dogana. Il traffico di persone in questo aereo è indescrivibile.
Ci sono persone di ogni etnia.
Mi metto alla ricerca della famiglia, la quale mi aveva assicurato di avere un cartello con su scritto il mio nome, 'Aurora'. So già che la famiglia è composta da due genitori, tre figli, e un cane, ho visto la loro foto.
Le famiglie straniere sono sempre costituite da molti membri, e in effetti è proprio così, guardando le famiglie che mi circondano.
È un aeroporto veramente enorme, mi sembra quasi di perdermi. Mi abbandono all'idea che ci avrei impiegato un po' di tempo per trovarli.

Nel mentre che li cercavo, però, ho trovato qualcun altro. Che forse, era proprio lí per me. Che forse, era proprio me che voleva cercare. Sbarrai gli occhi. Era proprio lui. Incrociai il suo sguardo e lo riconobbi pronunciando il suo nome da lontano: Finn.










Mh, non so cosa dire,
Non mi piace molto come è venuto ma è transitorio.
Vi piace la storia?

𝘐 𝘢𝘤𝘤𝘪𝘥𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘭𝘺 𝘮𝘦𝘵 𝘺𝘰𝘶 ☾𝘍𝘪𝘯𝘯 𝘞𝘰𝘭𝘧𝘩𝘢𝘳𝘥 ☽Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora