Capitolo 37

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"Perché sei qui?" La mia voce esce molto più acida di quanto pensassi, però alla fine trovare la figura di mio padre sulla soglia della porta del mio ufficio mentre sono intenta a raccogliere dei documenti da andare a stampare, decisamente mi rende acida ed intrattabile

Non lo vedo dalla cena del ringraziamento, ovvero due settimane fa. Ma soprattutto dopo il mio messaggio pieno di astio a cui ovviamente non ho ricevuto risposta; e gliene sono grata perché probabilmente dentro di me sarebbe scattata la bestia che tanto cerco di trattenere e nutrire a piccole dosi così da mantenerla attiva ma dormiente.

È un uomo infimo e pessimo, e lo dimostra lo sguardo duro che mi si presenta davanti mentre vestito con la divisa militare, mi fissa con insistenza e con le braccia conserte in una posa rigida che mi fa intendere che non ha alcuna intenzione di lasciarmi andare facilmente.

Acchiappo velocemente i fogli da stampare e mi sollevo in una posa altrettanto rigida, fasciata da un paio di jeans a vita alta ed una camicetta rossa senza bottoni che cade morbida sulle mie forme.

"Non ho tempo da perdere, soprattutto con te, quindi parla velocemente e poi tornatene da dove sei venuto perché ho da fare" lo rimbecco vedendolo con tutte le intenzioni eccetto che con l'intento di lasciarmi andare così tanto presto come invece vorrei.

"Voglio che tu interrompa la sospensione di James, e che lo rifaccia tornare attivo"

Lo fisso sconvolta sbattendo le ciglia un paio di volte, ma quando vedo che è serio e che non intende cambiare idea,  scoppio in una fragorosa risata che di divertito non ha assolutamente nulla. Sono tentata solo di avvicinarmi e riempirlo di sberle fino a consumargli la faccia.

Sto tornando ad essere troppo Norah ragazza e poco Norah psicologa. Ma mio padre ha la capacità di rendermi la peggior versione di me stessa.

Sono due settimane che non ci parliamo, e che ci ignoriamo a vicenda; l'ultima volta lui mi ha scritto per intercedere a favore della sua compagna e io l'ho mandato al diavolo, e anziché presentarsi per parlare con sua figlia e sistemare le cose, si presenta qua non per chiedermi un favore gentilmente, ma per impormi un suo bisogno con una maleducazione inaudita.

È davvero scandaloso.

"Scordatelo." dico dopo aver smesso di ridere

Niente di più, niente di meno. Dopo di che mi avvicino per superarlo e continuare a fare le mie cose

Sorprendentemente si scosta per lasciarmi passare ma, la sorpresa finisce presto perché mi segue immediatamente.

Mi si affianca e cammina insieme a me continuando a fissarmi con insistenza e durezza

"Non era una richiesta Norah, era un ordine" prorompe

Ridacchio nuovamente sentendolo innervosirsi, cosa che mi spinge a farlo con più ardore

"Non sei il mio capo, e io gli ordini non li prendo da te. Rispondo a me stessa e al generale Hamilton, quindi risparmiati la fatica e sparisci con la stessa velocità con cui sei piombato nel mio ufficio perché non verrai accontentato"

So che questo non è il modo in cui una figlia si dovrebbe riferire ad un padre. Ma non dimentichiamoci del modo in cui lui si riferisce a me. Mi odia, e il motivo non mi è neppure ancora chiaro a distanza di anni. Infondo dovrei essere io quella ad odiarlo e lui quello che tenta di rimediare. Invece ci facciamo la guerra a vicenda da anni e lui decisamente ci va giù molto più pesantemente di me.

Con mia madre non si comporta così, con nonna Grace neppure...ma con me ha un modo tutto suo, barbaramente scorretto.

All'improvviso mentre continuo a percorrere il corridoio cercando di concentrarmi solo sul ticchettio emesso dalle mie louboutin nere, mio padre mi afferra violentemente il polso strattonandomi con altrettanta forza e facendomi emettere un rantolo misto tra sorpresa e dolore.

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