Capitolo 25

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Toc toc

Sollevo la testa dai fascicoli e la volto verso la porta chiusa del mio ufficio

"Avanti"

La porta si apre e il generale Hamilton fa il suo ingresso

Sollevo le sopracciglia sorpresa della sua visita, ma mi rilasso quando lo trovo a sorridermi con il suo solito calore familiare

Sono troppo tesa e in costante allerta vista la situazione in cui mi sono messa da sola, e se assumerò comportamenti sospetti finirò per farmi scoprire senza volerlo.

Ma cosa più importante devo cercare di chiarire cosa voglio davvero e prendere decisioni nette perchè non mi piace mentire soprattutto nell'ambito professionale.

Il mio lavoro è tutto per me e un po' mi sembra di tradirlo comportandomi così, anche se so che nella vita normale quello che io e Dylan condividiamo è qualcosa di unico e speciale che non avrebbe nulla di sbagliato ad occhi esterni.

"Generale Hamilton" lo accolgo cercando di ridestarmi dai miei turbamenti e sollevandomi per accoglierlo con la giusta formalità

"Norah non c'è bisogno che tu abbia tutto questo riguardo per la mia posizione. In fondo sei stata tu a redarguirmi quando sei venuta qui il primo giorno di lavoro dicendomi di trattarti in maniera informale"

Il generale Hamilton è un uomo molto affascinante dal portamento elegante e rigido ma ha sempre avuto la capacità di esprimermi grande dolcezza e riguardo per la bambina che ero, e per la donna che sono.

Ho fatto sapere della mia laurea e delle mie intenzioni prima a lui che a mio padre e direi che come prova questa cosa basti e avanzi

"Sei pur sempre il mio superiore. Posso accettare l'utilizzo del tu, ma non chiedermi di non avere determinati comportamenti che concernono la professionalità perché sai quanto sono ligia ed irremovibile sulla questione. Ma tu puoi chiamarmi come vuoi" sorrido tesa

Falsa...stai raccontando più falsità tu in questo posto che Giuda

Zittisco la mia coscienza anche se sono consapevole che abbia tutte le sue ragioni e mi siedo al mio posto quando vedo il generale Hamilton fare lo stesso sulla sedia di fronte alla mia scrivania

"Cosa ti porta qui e cosa posso fare per te?" la domanda mi sorge spontanea visto che non abbiamo avuto molti contatti in queste ultime settimane

O forse volevi dire che hai fatto di tutto pur di evitarlo?

"Norah vengo qui in veste di Brian Hamilton, l'uomo che ti ha visto crescere e che ti ritiene una figlia, e non in veste di generale Hamilton"

Mi viene spontaneo ritirarmi dalla posizione rilassata che avevo assunto e mi appoggio allo schienale della sedia cercando di mettere una qualche inutile distanza tra di noi

Mi guarda con gli occhi grandi e riprende a parlare

Anche perché io non saprei cosa dirgli, sono diventata rigida come uno stoccafisso

"Norah, c'ero anche io alla festa di annuncio di tuo padre ovviamente, anche se devo ammettere che Marc non l'ha presa molto bene questa mia iniziativa di assumerti, ma credo sia cosa ormai nota anche a te" inizia facendomi riprendere a respirare per un momento, quando mi rendo conto che in realtà l'uomo di fronte a me è venuto in veste informale solo per parlarmi di mio padre e non di Dylan.

Hai la coda di paglia

"E quindi?" domando confusa

"E quindi sono venuto ora perché prima non ho avuto tempo, ma volevo sapere come stessi" si sporge per cercare un contatto con me che non gli nego

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