Capitolo 38

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"Con gli incubi come va?" chiedo curiosa ma con cautela lanciando solo un rapido sguardo a James seduto di fronte a me, tornando poi al mio taccuino con tutti gli appunti della seduta di oggi

È molto cauto quando risponde, ma comunque rilassato, il che mi porta a pensare che non stia fingendo un benessere. Sta davvero meglio e sta facendo un viaggio introspettivo molto profondo. È un ragazzo pieno di volontà e molto caparbio, perciò sapevo sin dal principio che non sarebbe stato difficile prendermi l'impegno. È una patata bollente che mi prenderei volentieri altre mille volte.

"Ci sono ancora, ma inizio ad avere la sensazione di riuscire in qualche modo a controllarli" dichiara alla fine

Mi tiro su dalla posa rilassata in cui mi trovavo, dedicandomi totalmente a lui e quindi voltandomi per guardarlo

"Cosa intendi per controllo?"

James mi fissa per qualche secondo quasi come se si vergognasse a rispondermi e si sentisse di aver detto una stupidaggine, perciò gli sorrido gentile e poso il taccuino e la penna sulla scrivania per metterlo maggiormente a suo agio e non farlo sentire troppo sotto analisi

Sembra quietarsi alla mia velata premura e dopo essersi inumidito le labbra mi spiega

"C'è una sorta di consapevolezza quando sogno. Riesco a distinguerlo dalla realtà e quindi a modulare in qualche modo ciò che avviene nel sogno. Non mi spaventa quasi più. Forse i primi secondi, ma poi quella consapevolezza compare ed improvvisamente rende l'immagine sì reale, ma meno cruenta e dolorosa evitando quindi di trasformarlo in allucinazione e tutto ciò che ne consegue"

Sorrido soddisfatta annuendo compiaciuta del progresso da giganti che ha fatto.

"È normale. Il tuo subconscio ha imparato a conoscerti e a conoscere ogni tuo pensiero. Per cui sei in grado di capire e di controllare te stesso come prima non riuscivi a fare. Ricordi ad esempio quando eri più piccolo e sognavi qualcosa? Non avevi la sensazione di star sognando e di pensare a quanto le immagini che si susseguivano fossero reali?" Mi fermo ma solo per educazione, non perché effettivamente ci sia bisogno di ricevere risposta. Ma James annuisce lo stesso, improvvisamente interessato a quello che ho da dirgli.

"La mente crea un bivio. Una parte consapevole ed un'altra che è consapevole ma che continua a vivere quel momento mettendo da parte la conoscenza dei fatti. Tu hai perso questa facoltà a causa del disturbo da stress, in cui realtà, ricordi e finzione si sono sovrapposti l'uno all'altro non permettendoti di vedere le cose nella giusta prospettiva. Ora che invece stai imparando a conoscerti e ad ammettere anche quella parte che funziona meno, stai riacquisendo le tue facoltà" concludo dispendendo l'ennesimo sorriso sincero della seduta

James annuisce sorpreso e ammirato prima di lanciare uno sguardo veloce all'orologio al suo polso

Guardo anche io l'orologio appeso dietro di lui che segna le 15.58

"Visto che mancano ancora due minuti vorrei chiederti che stai facendo in questo periodo di sospensione"

Era una domanda che mi tormentava già da un po', ma non avevo dapprima avuto tempo, e successivamente il coraggio necessario per chiederglielo. La paura di essere la causa di una sua sofferenza mi faceva troppo male per affrontarla. Ma dopo la discussione con mio padre la curiosità mi è venuta addosso come un treno in corsa

I suoi occhi così dolci e così sofferenti al medesimo tempo si posano sul mio viso perfettamente truccato con semplicità e leggerezza.

"Mi tengo impegnato come posso. Isabel è molto presente e questo mi aiuta. In più leggo molto e cerco di studiarmi le cose che mi dici nelle sedute così da impegnarmi per poterle mettere in pratica. Mi manca lavorare ma se mi stai chiedendo se ce l'ho con te, ti dico con estrema e totale sincerità che no Norah, non potrei mai avercela con te. Mi stai salvando da me stesso e per questo potrò solo che essertene eternamente grato"

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