Capitolo 17

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"Signorina champagne?" Un cameriere vestito di tutto punto si sporge avvicinandomi un vassoio colmo di flûte di champagne

Afferro una flûte riservando al ragazzo un sorriso gentile ma teso che ricambia con altrettanta gentilezza prima di allontanarsi.

Porto la flûte alle labbra assaporandone il gusto fruttato e frizzantino, mentre i miei occhi prendono ad ammirare l'eleganza con la quale mio padre ha organizzato la sua grande festa di annuncio

Mando giù in un'unica bevuta il resto dello champagne posando la flûte su un tavolino dietro di me

Le decorazioni sono sul bianco panna e dorato. I tavolini sono coperti da tovaglie bianche ricamate con motivi dorati rifiniti ed eleganti, la scala che porta al piano superiore è stata abbellita con note floreali lungo la rampa e petali di rose sono disposti qua e là sotto i piedi di tutti i presenti

Le luci soffuse danno all'ambiente un'aria intima ed accogliente

"Pagherei oro per berne un goccetto in questo momento" mi volto di scatto trovando di fianco a me proprio la ragione di tutti i miei problemi

Kimberly, la compagna di mio padre, si palesa proprio vicino a me avvolta in un abito rosso fuoco a sirena semplicemente da togliere il fiato

Il suo caschetto biondo è sbarazzino ed appositamente disordinato. Gli occhi nocciola sono contornati da un sottile linea di matita nera sfumata verso la fine dell'occhio che le dona un effetto allungato, mentre lo sguardo acquista grande intensità grazie alla perfetta e quasi maniacale attenzione riservata alle ciglia con l'utilizzo del mascara

"Se no ti fossi fatta mettere incinta da mio padre probabilmente te ne saresti potuti scolare anche 5" affermo senza però avere il coraggio di voltarmi a vedere la sua espressione dato che sono cosciente del fatto che sicuramente mi imbatterei in uno sguardo deluso

"Capisco la tua rabbia Norah..."tenta di ribattere cauta, ma non le do il tempo di terminare perché mi volto verso di lei dandole così la mia totale attenzione sovrastandola

"Nessuno di voi capisce un cazzo. Ho 24 anni e sono cresciuta senza la figura di un padre, arresa ormai al fatto che non fosse fatto per quel ruolo. E ora spunti tu da chissà dove, ti fai sbattere per bene e ti fai mettere persino incinta e vorresti pure provare ad essermi amica? Nulla di personale Kimberly ma non è proprio il caso" concludo piccata allontanandomi dalla sua espressione delusa

Riesco sempre a mantenere un profilo basso e gentile ma non quando si tratta di mio padre. Con lui o per colpa sua, esce sempre il peggio di me.

Mi metto a vagare per la sala del tutto disorientata e timorosa di ritrovarmi di fronte un Dylan furioso per la mia voluta ed intenzionale omissione.

Se la si guarda con occhio critico ed esterno non sembrerebbe neppure una bugia così esagerata, ma il problema è che Dylan è un soggetto privo di fiducia verso il prossimo oltre che per se stesso e le bugie, di qualsivoglia genere, non sono ammesse nella sua vita.

Non è facile conquistare la fiducia di una persona che non ne concede mai a nessuno, ma se la ottieni e poi la distruggi allora ritieniti fregato perché non ti sarà mai più restituita.

Quelli come Dylan archiviano e dimenticano. Fingono che tu non sia mai esistito e non tornano sui propri passi, MAI.

"Prova prova" mio padre di schiarisce la gola facendo riecheggiare il suono trasmesso dal microfono con cui sta tentando di comunicare con tutti gli invitati

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