Capitolo 33

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"Dovrebbe riprendere conoscenza tra un'ora all'incirca. È monitorato e sta bene nel complesso. La dose di sedativo era leggermente eccessiva ma non ha avuto conseguenze. Si riprenderà" la voce di Kimberly mi arriva leggermente ovattata a causa dello stato di leggero smarrimento che mi sento scorrermi nel corpo

Fisso la figura di James sdraiato sul lettino dello studio di Kimberly con gli occhi chiusi. I tagli sul viso sono stati medicati e il sangue che prima lo ricopriva, ora è stato tolto lasciando intravedere una parvenza di normalità sulla figura del ragazzo, anche se di normale non c'è nulla.

Mi sento improvvisamente colta da un senso di colpa che mi opprime e mi fa mancare l'aria. È colpa mia. Avrei dovuto percepire un cambiamento in lui, avrei dovuto recepire dei segnali nascosti. Era sotto la mia responsabilità, io sono responsabile di tutti loro. Da me dipende il loro percorso militare, e io non mi sono accorta di nulla e l'unica cosa riesco a pensare è che sia dannatamente colpa mia. Mi sono lasciata trasportare dalle emozioni e ho permesso alla mia mente di rilassarsi venendo distratta e questo ne è il risultato. Norah non impari mai dai tuoi errori e anzi, li ricommetti ancora e ancora senza fine.

"Ora posso sapere cosa è successo?" Kimberly parla di nuovo quando si accorge che né Dylan né tantomeno io, sembriamo intenzionati a ribattere per quel che riguarda la salute del ragazzo

La ragazza dal caschetto scompigliato mi tocca delicatamente la spalla e questo basta per strapparmi dallo stato di trance in cui albergavo, facendomi scattare nella sua direzione quasi scottata dal suo contatto.

Lei sussulta a sua volta vedendomi così sensibile e mi osserva preoccupata

Lancio un'occhiata veloce a Dylan che sta seduto proprio appiccicato a me che invece sono in piedi.

Ha lo sguardo assente e perso in chissà quale pensiero recondito della sua mente, ma allo stesso tempo sembra vigile abbastanza da premurarsi di mantenere anche il minimo contatto con me. Quasi come se fossi l'unica cosa a mantenerlo lucido.

"Ti ho già detto al telefono quello che c'era da sapere per quel che concerne il tuo lavoro Kimberly. Ora toccherà a me. Isabel è già nel mio ufficio, e quando James si sveglierà mi occuperò anche di lui" affermo dura scostandomi a fatica dalla figura di Dylan per portare il mio sguardo sul viso diafano e perfetto della donna di fronte a me

Indossava uno dei suoi soliti tubini eleganti color porpora coperto dal camice bianco leggermente sporco di sangue. Si riusciva persino ad intravedere un po' la pancina che stava iniziando a prendere forma. Il suo corpo rimaneva comunque sinuoso e sexy.

"Molto bene. Allora visto che qui ho finito, vi lascio" ribatte risentita prima di girare i tacchi e scomparire alla fine del corridoio. Sicuramente sarà andata da mio padre.

Pensava davvero che averla chiamata per un'urgenza le desse il permesso di prendersi confidenze con me? Non sono una che cambia idea così rapidamente

Sento Dylan sbuffare ridestandomi così dai miei pensieri e spingendomi a smettere di osservare il corridoio appena percorso da Kimberly, per riposare i miei occhi su di lui

Mi sposto dalla posizione che avevo mantenuto per un tempo che mi pareva infinito, e mi piazzo di fronte a lui che sta seduto con le gambe aperte e i gomiti poggiati sulle ginocchia mentre si tiene la testa tra le mani

Mi accovaccio davanti a lui e gli scosto delicatamente le mani dal viso per sostituirle con le mie in un tocco delicato e attento che sembra non infastidirlo.

Lo spingo a guardarmi facendomi più vicina

"Come ti senti?"

È un più un soffio che una vera e propria domanda. Tant'è che penso addirittura che lui non mi abbia sentito

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