Capitolo 45

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Solo una volta mi ero sentita così in colpa e negligente nei confronti di qualcuno a cui tenevo in maniera viscerale; ed era stato proprio per Dave, il mio primo amore, la mia parte più bella e pura. Ma neppure in quel caso, con l'uomo che volevo e pensavo essere per la vita, avevo messo da parte il mio bene più prezioso: la famiglia. E per me famiglia era anche e soprattutto Emily. Era tutto il meglio che la vita mi avesse potuto donare. Era la mia unica vera amica e non me ne erano mai servite altre a dirla tutta.

Avevo sempre visto Emily come un fiore: delicato, colorato, pronto ad appassire e così fragile da avere paura persino di tenerlo in mano. Col tempo era diventata forte ma aveva sempre nascosto le sue fragilità.

Non aveva mai avuto una vera casa a cui tornare, non si era mai legata a qualcuno veramente se non a me e a mia madre e alla nonna. Era convinta sempre di innamorarsi dei ragazzi perché riusciva ad aprirsi e a donare se stessa sempre con la stessa semplicità e velocità, cosa in cui io non ero mai stata brava.

Le avevo sempre lasciato carta bianca perché non volevo essere l'amica castrante, volevo essere l'amica che l'appoggiava e la lasciava sbagliare e volevo essere poi la spalla su cui avrebbe pianto.

L'avevo amata e l'amavo come non avrebbe potuto farlo nemmeno un esercito di ragazzi impazziti per lei.

Eppure avevo sbagliato...le avevo lasciato troppo spazio innocentemente e ora mi ritrovavo stesa sul pavimento del nostro appartamento con il suo viso sulle mie gambe e il corpo inerme, svuotato dalle lacrime che le avevo lasciato tirare fuori.

Avevo sbagliato perché troppo presa dal bellimbusto, e incredula dei sentimenti che questo meraviglioso e contorto uomo stesse provando per me, non avevo fatto attenzione ai cambiamenti di umore della mia metà.

Stava soffrendo in silenzio e io glielo avevo permesso perché IO avevo sbagliato...

Questo era quello che continuavo a ripetermi mentre le accarezzavo i capelli lentamente, proprio come facevo quando aveva gli attacchi di panico

"Smettila di incolparti"

trasalisco quando la sua voce graffiata e affaticata per il pianto rimbomba della stanza

Abbasso lo sguardo senza però incontrare il suo perché intento a fissare la porta di casa di fronte a noi

"Sono stata un'egoista...dovevo capirlo, io ero l'unica che avrebbe potuto capirlo" la mia voce è strozzata perché sto cercando di mantenere il controllo ed impedirmi di lasciarmi andare ad un pianto liberatorio di cui avrei bisogno ma che non posso permettermi in questo momento

Emily sospira profondamente e lentamente, in maniera straziante per me che la ascolto e la percepisco

"Sei la mia persona Enne" si solleva e mi fissa mentre io rimango di stucco con le mani sollevate che prima erano posate sulla sua testa

"Sei la mia persona e non c'è stata volta in cui tu sia venuta meno alla tua promessa di armarmi e proteggermi. Sono stata io, e solo io ne ho la responsabilità e nessun altro" continua rimanendo sollevata e con gli occhi spenti

"Perché l'hai fatto Em? Io...io pensavo stesse andando tutto bene" mi lecco le labbra secche

Quando Emily sta per rispondermi il mio cellulare e il suo riprendono a squillare per quella che penso essere la ventesima volta

Una volta essermi resa conto di quello che non ero riuscita a vedere prima, ho piantato Dylan in asso nel bel mezzo del gala e ho portato Emily via. Sapevo che non avrebbe retto oltre

Ho dato al mio ragazzo una ragione sbrigativa e presa completamente dal panico e dai sensi di colpa

Avevo una scelta da fare e non sapevo davvero che fare: le due persone che amo di più avevano bisogno di me nello stesso momento e ho dovuto fare una scelta sbrigativa e immediata.

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