Capitolo 42

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Dopo la mia confessione siamo rimasti un'oretta abbracciati sulla scogliera in silenzio. C'era tanto da digerire per lui e ho preferito lasciargli il suo spazio

Alla fine si è offerto di riaccompagnarmi a casa e non ho saputo dirgli di no

Quando Dylan parcheggia davanti a casa mia però, sento il bisogno di rimanere ancora con lui come se una forza mi spingesse a rimanere lì e a lasciare che la mia bocca dica quello che la mia testa mi sta implorando di confessare

Dylan non osa voltarsi nella mia direzione e anzi sospira mantenendo la presa sul volante

Ci siamo lasciati trasportare da un sentimento che ci accomuna ma che non abbiamo il coraggio di esternare; ma so anche che la sua testa sta elaborando pensieri sbagliati e io devo fargli sapere come stanno davvero le cose. Mi sento morire solo al pensiero che lui possa credere qualcosa che non potrebbe mai esserci

D'istinto allungo una mano nella sua direzione lasciando che le mie dita si insinuino tra i corti capelli castano chiaro

Sento il ragazzo sussultare per la sorpresa ma non osa ancora voltarsi nella mia direzione

"Cosa stai facendo?" Trova alla fine il coraggio di parlare

Mi mordo il labbro a disagio

"Ti tocco i capelli" rispondo ovvia per deviare il reale significato di quella domanda

"Lo sai cosa intendo Norah...non puoi lasciarmi, uscire con un altro, confessarmi il tuo segreto più intimo, baciarmi e accarezzarmi i capelli e pretendere che io non impazzisca" alla fine si volta finalmente scrollandosi di dosso la mia mano puntando i suoi occhioni su di me

Ci rimango male ma non lo lascio trapelare troppo e ritiro la mano velocemente

Sollevo gli occhi e prendo un profondo respiro

"Non sono la persona giusta per te Dylan...ti ho raccontato di Dave perché capissi che io distruggo tutto ciò che tocco. Ho voluto sperare che sarei stata capace di fare ciò che non sono riuscita a fare con lui, invece guarda cosa è successo a James...sono empatica, mi lascio trasportare dalle sensazioni e combino disastri. Se ho smesso di seguirti professionalmente non è stato perché tu fossi sbagliato, ma solo perché sono io quella sbagliata" tento di spiegargli quello che davvero penso puntandomi un dito contro in modo accusatorio

Dylan mi guarda con gli occhi sbarrati scuotendo la testa

"Tuo padre ti ha talmente tanto avvelenato coi suoi pensieri negli anni, che alla fine è riuscito nel suo intento e ti ha convinta che la sua teoria è quella giusta. Ma non è così Norah...mi hai salvato in tutti i modi in cui una persona possa essere salvata ed è terrificante per me da ammettere, perché non ho mai sentito il bisogno di essere aiutato prima di incontrarti"

La sincerità intrisa nelle sue parole mi disarma e per un attimo mi sento catapultata in un mondo parallelo. Ho pregato per mesi che lui mi dicesse queste parole, ho implorato il cielo perché lui capisse davvero fino in fondo, ed ora eccolo qui: maturo, consapevole e definitivamente curato

Ce l'ha fatta

"Sono così orgogliosa di te Dylan...non ne hai la minima idea" ammetto infatti sorridendo

Lui mi regala un sorriso timido ed imbarazzato. Non gli piace essere al centro dell'attenzione

"Ma torniamo al punto Norah, non permettere a nessuno di convincerti di essere qualcuno che non sei davvero. Testa alta e crederci sempre e comunque perché solo tu sai i sacrifici, il sudore e i pianti che ti sei fatta e soprattutto la soddisfazione finale di fare quello per cui hai lottato con le unghie e con i denti" mi rimbecca serio afferrandomi il mento con decisione ma dolcezza

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