Capitolo 11

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Riesco a immaginare il suo cervello mentre tenta di elaborare il tutto tornando però ad una totale confusione. Perché la verità è che io sono in grado di scindere due me differenti: quella professionale che fa la psicologa e sa mantenere il controllo e la professionalità e la semplice ragazza di 24 anni che ha una vita fuori dal proprio ufficio e che non si trattiene dal dire o fare qualcosa.

Ho sempre lasciato dietro di me un alone di mistero e perplessità, perchè al liceo e poi anche al college riuscivo ad essere la "secchiona" della classe che prendeva il massimo dei voti e che non tardava mai nella consegna di un elaborato...ma poi ero anche la ragazza scapestrata che partecipava ai festini e beveva come una spugna e ballava tutta la notte fino all'alba.

So che non si direbbe a vedermi, ma questo solo perché nel corso degli anni, ho optato per far prevalere la parte più razionale e severa di me.

"Cosa ti interessa sapere su di me?" La sua voce interrompe il flusso dei miei pensieri facendomi voltare verso di lui con un'espressione seria e poco propensa al dialogo

"Sono abituato ad averti sempre intorno come una mosca fastidiosa e questo silenzio tombale inizia ad infastidirmi" tenta ancora non vedendo da parte mia alcun accenno ad un'apertura

"Immagino tu sappia cosa puoi fartene del tuo fastidio"

Mi volto tornando a guardare il nulla di fronte a me.

"Tra 100 metri voltare a destra" la voce del navigatore ci avvisa e quando Dylan fa come detto, mi ritrovo a riconoscere la piccola stradina alberata che porta al mio posto preferito facendomi irrimediabilmente spuntare un sorriso spontaneo

"Sei sicura che non ci siamo..."
"Persi? No Dylan non ci siamo persi. Prosegui dritto e alla fine della strada volta a sinistra" lo anticipo vedendolo spaesato

Effettivamente è un posto "leggermente" isolato dalla società e nascosto da una folte coltre alberata quindi può sembrare un...

"Sembra un set di un papabile film horror" precede i miei pensieri il ragazzo al mio fianco sempre più perplesso mentre lo vedo trasformare la sua espressione in seria ed imbronciata provocandomi un sorriso lieve che cerco di cancellare subito per far tornare la mia espressione gelida.

"Fermati qua" lo ignoro indicandogli un piccolo spiazzo in cui poter parcheggiare la macchina

"Si continua a piedi da qui" lo avviso atona aprendo lo sportello e scendendo chiudendomelo dietro con un tonfo leggero

Dylan chiude la macchina e fa il giro per venirmi in contro e consegnarmi le chiavi, aggrottando le sopracciglia quando mi vede negare

"Tienile tanto le devi riusare" spiego lanciandogli una veloce occhiata prima di seguire il sentiero boscoso che si fa sempre più stretto e fitto a causa dell'aumento di boscaglia

"Sicura che mi serviranno? Ho sempre di più la sensazione che questo non sia un appuntamento amichevole" mi parla dietro sentendolo poi imprecare per un ramo spinoso che gli ha sfiorato il braccio

"Non è oggi il giorno in cui ti ucciderò. Rilassati soldato."

Non lo vedo ma lo immagino sorridere leggermente

Rimaniamo in silenzio per il resto del sentiero fino a quando Dylan non si lascia andare ad un sospiro estasiato nel momento in cui ci lasciamo alle spalle la folta boscaglia per lasciare spazio ad un laghetto ed una cascata

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