«Com'è andata?» chiede Anna seduta sul suo letto.
«Mia madre è appena andata via. Rimarrò qui anche il fine settimana.»
«Per quanto tempo?»
«Fino a quando me ne andrò.»
I suoi occhi nocciola si ammorbidiscono. Quando è in un periodo buono, la sua naturale bontà viene fuori, divenendo spesso compassione.
«Prima di parlare d'altro, ti va di raccontarmi come l'ha presa?»
Mi lascio cadere sul materasso, spossata dall'incontro con mia madre.
«All'inizio, se non ci fosse stata Maria, avrei avuto paura di rimanere nella stessa stanza con lei. Ha alzato la voce, si è infuriata dicendo che non mi va mai bene niente, che non apprezzo quanto lei e mio padre fanno...»
«Scusa se ti interrompo. Ma perché tuo padre non è venuto?»
Speravo non lo chiedesse.
«Non lo so. Forse è deluso, forse arrabbiato, stanco o chissà cosa.»
Nota il mio tono calante.
«Quindi dopo le urla iniziali si è calmata?»
«No. Ha continuato ad accusarmi. Ho provato più volte a spiegarle che ne ho bisogno, che voglio stare qui anche per riflettere da sola e che non mi piace il clima che si crea a casa il fine settimana. Dovresti vederci, nessuno di noi riesce ad essere se stesso. Tutti timorosi di dire qualcosa di sbagliato, tutti impegnati a misurare ogni parola. È normale che poi qualcuno scoppia. Ma comunque, grazie all'aiuto di Maria, alla fine ha accettato di non urlare. Con molta calma, mi ha detto di fare quello che voglio, e se n'è andata senza salutare.»
Mi sono vergognata che una simile sceneggiata sia accaduta qui dentro. Odio dover portare i problemi familiari sotto gli occhi di un esaminatore, ma se non altro mi è servito per intenerire ancora un po' Maria.
«Tutto sommato è andata bene, sei ancora tutta intera.»
«Sì, non posso lamentarmi.»
«Dai, chiedimelo» aggiungo notando la sua impazienza.
«Perché vuoi farlo? Io non vedo l'ora di tornare a casa.»
Michele, il ragazzo di due anni più grande che la usa, è il suo motivo per tornare a casa.
«Anna, voglio farlo perché è insopportabile sentirmi un'estranea, o peggio, una malata a casa mia. Sul tuo motivo sai come la penso, e forse non sbaglieresti a rimanere un fine settimana.»
«Almeno è qualcosa.»
«Sì, un male che non meriti.»
Se sono tanto diretta è perché so di poterlo fare. A volte si offende, però apprezza la sincerità e capisce quando una cosa è detta per affetto e non per critica.
«Aurora, Michele mi desidera. Per me conta più di ogni altra cosa, mi basta questo.»
«Gioca su quello per tenerti con sé.»
Scatta dal letto e si avvicina alla finestra. Traccia con il dito delle linee sul vetro, forse delimita il suo timido riflesso.
«Non è il migliore dei ragazzi, non so cosa faccia quando non ci vediamo. Se vuoi saperlo, non è tanto affettuoso nemmeno quando ci vediamo. Però quando mi tocca senza ritrarsi, quando mi bacia con voglia di farlo, quando non mi critica per ciò che sono...»
«Ma cosa vuoi che critichi Anna. Sei una bellissima ragazza e chiunque vorrebbe avere la possibilità di amarti.»
«Aurora cos'hai appena detto? Vuoi diventare anche tu una di quelle persone che critichiamo? La prossima massima qual è? Che la vita è bella e tutti sono buoni e gentili?»
Mi sento tremendamente stupida. Mi ero ripromessa di non toccare l'argomento e l'ho appena fatto.
«Scusami, sono un'idiota.»
«So perché lo hai detto ma, per favore, proviamo a parlare senza dire certe cose, va bene?»
«Va bene. Anna a me dispiace solo che lui ti usi, perché è questo che fa.»
«Ti auguro di avere la tua prima relazione con qualcuno che ti ami. Ma credimi, spesso a noi basta che ci facciano sentire belle per cadere in inganno. Non sono stupida, so che tipo è. Ma non posso farne a meno.»
La prima relazione. Spesso ho pensato a come sarà, e soprattutto se ci sarà. Vado ad abbracciarla, e lei ricambia con le lacrime agli occhi.
«Anna forse hai ragione, forse non so di cosa parlo. Però so che meriti di meglio, almeno questo posso dirlo?»
«Certo che puoi.»
«E comunque sei davvero invitata a trascorrere qui un piacevole fine settimana, magari guardiamo un film che a Luisa piace senza di lei, così poi la facciamo arrabbiare un po'. Almeno pensaci, va bene?»
«D'accordo Aurora, ci penserò.»
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L'ombra di Aurora
RomanceAurora, costretta a 17 anni in una clinica per disturbi alimentari, decide di trovare un compromesso per non rimanere sotto osservazione. Le sue scelte la condurranno lungo un cammino costellato di menzogne, dolore, rabbia taciuta e finte gioie, fin...