«Sembra che non vedremo niente» dice Tyler scrutando i terreni ai lati della strada.
«Il bellissimo panorama però compensa.»
«Questo? Vieni con me.»
Scende dalla macchina.
«Ma la lasci qui?» chiedo una volta fuori.
«Ti sembra un luogo affollato?»
In effetti nell'ultima ora saranno passate due macchine.
Non aggiungo altro ed iniziamo a camminare.
Procediamo per qualche minuto su questa strada che sembra immersa nel nulla.
«Potrebbero filmarci un horror» dico quando Tyler si ferma di fronte ad un piccolo muretto.
«L'ho sempre pensato anch'io. Adesso però dobbiamo salire.»
Aiutandosi con le mani supera il muretto, ritrovandosi sopra il livello della strada.
«Hai deciso di sbarazzati di me?» chiedo facendomi aiutare a salire.
«No, puoi stare tranquilla. Guarda lì.»
A qualche metro da noi, su questa piccola collinetta priva di sentieri, mi sembra di scorgere un grande divano.
«Tyler, chi ha messo un divano in questo posto?»
«Non so a quale anno dovremmo tornare per scoprirlo. È in pietra» dice divertito.
Ci avviciniamo ancora e, quando raggiungiamo la curiosa costruzione, rimango senza fiato.
Sotto di noi, scavato tra due colline, c'è un burrone che sembra terminare in mare. Lo specchio d'acqua, nero come il cielo e immenso quanto l'universo, è spaccato al centro da un unico raggio solitario. Quest'ultimo sembra procedere all'indietro fino alla fonte da cui proviene. Giurerei che la luna stia galleggiando.
«Hai mai visto qualcosa di più bello?» chiede sedendosi.
Sono quasi commossa.
«No, e grazie per avermi portata qui.»
«Non sappiamo quando, ma sappiamo perché. Chi ha costruito questo appostamento voleva godere della vera bellezza senza che nessuno lo disturbasse.»
Asciugo una lacrima e prendo posto al suo fianco.
«Ti è mai capitato di incontrare qualcuno qui?»
Nascondo la vera domanda.
«No. Conosci tante persone che stanno ancora dietro a cose simili?»
C'è una nota di tristezza nella sua voce.
«Magari nessuno gliele fa conoscere» dico per rincuorarlo.
«Questo è un modo di vedere le cose. Un altro è che a nessuno importa.»
«Può anche essere. Ma io non vivo distante da qui, eppure ignoravo che ci fosse una sorta di panchina sospesa sul mondo. Adesso che lo so, posso apprezzarne la bellezza.»
Si volta verso di me e per un attimo temo una sua mossa.
«Ancora una volta offri una tua versione. Non credi che potrei averti portata qui proprio perché pensavo che potesse piacerti?»
Torna ad osservare il mare e i miei battiti diventano nuovamente regolari.
«Tyler, non ho niente più di altri. Perché sembri convinto del contrario?»
«Perché pecco di presunzione. Come avrai capito non amo trascorrere il mio tempo con chiunque, così come non amo la folla.»
Questo è un aspetto che mi interessa approfondire. Sento di non comprendere come vive la normalità, come percepisce chi lo circonda.
«Eppure, dopo la pizzeria, la sera in cui ci siamo conosciuti non eravamo in un locale poco affollato. E nemmeno alle altre uscite di gruppo» dico sperando di ricevere chiarimenti.
«Leonardo e Lucia erano stati più insistenti del solito quella sera, ed io avevo voglia di uscire di casa. Per quanto riguarda le successive, l'ho fatto soltanto per poterti conoscere.»
La mia curiosità svanisce. Vorrei dire qualcosa, ma non saprei esprimermi.
La consapevolezza del mio segreto non ha avuto alcun effetto sul suo pensiero, continua a farmi sentire come una persona meritevole di attenzioni.
Provo a ricordare l'ultima volta in cui qualcuno mi ha dato tanta importanza, ma il tentativo di rievocazione si perde in sporche promesse e false parole.
«Grazie...» dico poggiando la testa sulla sua spalla.
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L'ombra di Aurora
רומנטיקהAurora, costretta a 17 anni in una clinica per disturbi alimentari, decide di trovare un compromesso per non rimanere sotto osservazione. Le sue scelte la condurranno lungo un cammino costellato di menzogne, dolore, rabbia taciuta e finte gioie, fin...