Bisogna cambiare per se stessi e nessun altro, questo è quel che più volte mi sono sentita dire. Come se il cambiamento fosse qualcosa di cui mi importa o mi sia mai importato, come se l'accettazione di me stessa non possa essere contemplata.
Ed è questo che purtroppo si è tenuti a fare, assecondando la menzogna di chi offre il consiglio.
Nel periodo in clinica non credetti mai alle parole di Maria. Lei voleva che cambiassi così da dormire sonni tranquilli, allietati dalla consapevolezza di aver svolto il proprio lavoro.
I miei genitori, nel tentativo di farmi star bene, stavano in realtà provando ad ottenere la figlia che gli altri avevano.
E così chiunque altro. Forse le uniche persone sincere sono quelle che con noi condividono il dolore. Non parlo però di differenti forme della sofferenza, ma di agonia fatta della stessa sostanza. Con le ragazze in clinica era così. Ognuna di noi sapeva per chi e per cosa si trovava in quel luogo, e credo che nessuna lo facesse per se stessa. Quindi non mentivamo né dicevamo la verità, ci limitavamo a tenerci compagnia mentre gli altri, dall'esterno, attendevano il nostro riavvio, mentre i passanti, osservando le luci accese, sussurravano "Speriamo che possano guarire".
Io adesso rivivo il passato. Non c'è presente in questi giorni, né futuro che possa essere concepito senza la costante presenza di chi li riempie.
Il sogno di qualche tempo fa mi ha aperto gli occhi. Se Tyler mi ha respinto è perché, anche lui, desidera che io cambi.
Non vuole iniziare una relazione con qualcuno di cui doversi preoccupare continuamente, con una ragazza alla quale, se si vuole offrire una cena, bisogna garantire anche la possibilità di rimanere sola per qualche minuto, giusto il tempo di portare il fetore lontano, dove nessuno possa avvertirlo.
Più volte mi sono detta che lui si discosta da qualunque cosa fino ad ora conosciuta. Anche se, forse, il desiderio di vedermi libera dai miei tormenti apparentemente lo accomuna ad altri, sono certa che la causa di questa silenziosa richiesta non ha nulla a che vedere con i perché arrancati dai miei genitori o da Maria. Lui lo desidera per qualcosa che tocca la sua dimensione, dimensione di cui, purtroppo, ignoro ancora la sostanza.
Mentirei se dicessi che mi ha dato modo di sentirmi fuori posto o a disagio durante la nostra conoscenza. Sono stata bene, e sto saltando a conclusioni che la logica mi impone, non Tyler.
Per questo e per altri mille motivi, ora so per chi vale davvero la pena cambiare.
«Va tutto bene?» chiede mentre ci avviciniamo ad un edificio per lui anonimo.
«Sì, stavo solo pensando.»
«Posso sapere a cosa?»
Sorrido desiderosa di dirglielo, ma accantono l'idea.
«Sto pensando a quanto sia felice di conoscerti. A prescindere da tutto, io ti devo tanto Tyler.»
«Perché me lo stai dicendo?» chiede arrestando il passo.
«Quella è la clinica. La vedi? L'edificio con tante finestre illuminate» dico indicando il punto d'arrivo.
Rimane in silenzio, l'ho trascinato qui con l'inganno.
«Aurora, ti va di entrare a salutare?»
Sa perché ci troviamo qui, e comprende che, da sola, non potrei mai farlo.
«Andiamo» dico aggrappandomi al suo braccio.
Sorridente, mi avvio verso l'ingresso del luogo che, con un po' di fortuna e pazienza, mi aiuterà ad incoronare il sogno.
Non avrei motivo di cambiare se non per lui, ma sono fiera della mia scelta.
Il bacio, l'unico e lontano bacio, mi ha fatto comprendere di aver trovato la strada sulla quale voglio poggiare i piedi. Sarà un sentiero zeppo di avversità, che giorno dopo giorno tenteranno di abbattermi, ma alla fine, quando ne uscirò, avrò al mio fianco il vero amore.
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L'ombra di Aurora
RomanceAurora, costretta a 17 anni in una clinica per disturbi alimentari, decide di trovare un compromesso per non rimanere sotto osservazione. Le sue scelte la condurranno lungo un cammino costellato di menzogne, dolore, rabbia taciuta e finte gioie, fin...