«Non vedevo niente di così bello da tanto tempo» dice la bambina guardandosi intorno stupita, sfiorando con le piccole mani l'erba verde del campo.
«Scusami se l'ultima volta sono scappata. Ho avuto paura, pensavo che volessi farmi del male.»
«No, volevo solo uscire da quel posto. Non sono riuscita ad aprire quella porta per anni, e quando sei arrivata ho pensato di dover fare di tutto per scappare. Non volevo spaventarti.»
Questo luogo non ha l'aspetto di un sogno, e lei non sembra un ricordo. Vivo la colpa guardando il suo viso, provo vergogna standole accanto. Mi sento la carnefice di una bambina in carne ed ossa.
«Perché sei triste?» chiede notando il mio cambio di espressione.
«Perché sono stata io a farti del male. Come posso farmi perdonare?»
«Non sono arrabbiata, a me basta questo. Voglio soltanto che mi parli, che ti ricordi di me. Mi prometti che non mi abbandonerai più?»
La abbraccio con le lacrime agli occhi.
«Non mi dimenticherò più di te.»
«Allora non sentirti in colpa. Vieni, ci stanno aspettando.»
«Chi?»
Inizia a correre senza rispondermi. La seguo, provando una strana euforia che tra l'erba alta mi dà l'impressione di vivere un'avventura. La piccola Aurora è fuori dalla mia visuale, ma la sento ridere felice, e le sue risa tracciano il mio percorso.
«Sto arrivando!» grido sentendo il cuore esplodere per la gioia.
A piedi scalzi, in un'immensa prateria, sono libera.
«Eccoti!» esclamo quando la raggiungo.
«Guarda, è lì.»
Indica una piccola collinetta, al centro della quale si trova un grande albero. Sotto di esso, distinguo chiaramente una figura fin troppo familiare.
«Non è possibile.»
«E invece sì. Dai, andiamo.»
Ricomincia a correre, ma questa volta io cammino. Senza perdere di vista quella figura, mi domando cosa ci faccia qui. Come ha fatto ad entrare in contatto con questo luogo?
La piccola Aurora corre come il vento e, quando arriva da Tyler, salta tra le sue braccia.
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Mi sveglio con lacrime di gioia. Non facevo un bel sogno da un'infinità di tempo, avevo dimenticato quanto potesse essere piacevole.
Il significato, da sveglia, è ovvio. Tyler non poteva che trovarsi lì.
Guardo il cellulare e vedo un suo messaggio in cui, molto semplicemente, mi ringrazia per la giornata di ieri. Per il momento non rispondo, devo decidere se chiedergli o meno di vederci anche oggi.
Quando dopo cena siamo rimasti sul divano, credevo che avrebbe cercato di riprendere il discorso interrotto da mia madre. Temevo lo facesse poiché non ero sicura di riuscire ad affrontarlo, quindi è stato un bene che abbia scelto di tacere. In seguito, però, mi sono domandata il perché del suo silenzio.
Ogni volta che inizio a pensare, pur non riuscendo ad ammetterlo, che Tyler possa provare qualcosa per me, accade che debba ricredermi. Che senso ha avuto tirarsi indietro? Sapeva che avrebbe dovuto rispondere, e forse ha evitato di farlo per non ferirmi. Mi reputa più fragile di quanto non sia, quindi mi risulta facile pensare che voglia proteggermi perfino da un rifiuto.
Io però non riesco più a convivere con questo dubbio, ho bisogno di sapere a cosa poter credere.
Un suo no farebbe male, ma non saperlo è peggio.
"Ti va di vederci questa sera?"
Invio il messaggio prima di poterci ripensare.
Che mi piaccia o meno, è ora che io capisca.
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L'ombra di Aurora
RomanceAurora, costretta a 17 anni in una clinica per disturbi alimentari, decide di trovare un compromesso per non rimanere sotto osservazione. Le sue scelte la condurranno lungo un cammino costellato di menzogne, dolore, rabbia taciuta e finte gioie, fin...