Capitolo 29

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Una triste sonata riecheggia nel vento che filtra dalle finestre. Le pareti della stanza sono decorate con fiori, alberi, foglie che cadono. Cerco un indizio per comprendere dove mi trovo, ma l'unica cosa che mi è familiare è la sensazione di smarrimento.

Mi dirigo verso la grande porta in legno lucido e, quando la apro, gli interrogativi aumentano. Un corridoio di cui non vedo la fine, pieno di porte su entrambi i lati, mi invita ad esplorarlo.

Cammino sfiorando le maniglie, senza sapere quale di queste porte aprirò. Sono troppe, non voglio compiere scelte azzardate. La sonata continua a riecheggiare, anche in assenza di finestre. Credevo che a guidarla fosse il vento, ma forse è proprio da questo luogo che nasce.

Eccola, la giusta maniglia ruota da sé quando le mie dita la accarezzano. Spingo la porta senza timore, venendo accolta da una curiosa bambina. Ha lunghi capelli neri, un azzurro vestito ed un sorriso che mi accoglie con gioia.

«Ciao!» esclama.

«Ciao. Dove siamo?»

«Questo non lo so. Vivo in questa stanza da tanto tempo ormai, credo di essere stata abbandonata.»

«Non sei mai uscita da qui?» chiedo sperando che possa aver esplorato altre stanze.

«Ci ho provato, ma quella porta non si apriva mai.»

Mi prende per mano ed il contatto mi terrorizza. Provo a lasciarla, ma qualcosa me lo impedisce.

«Adesso che sei riuscita ad aprirla, puoi accompagnarmi fuori di qui?»

Il suo sguardo pieno di entusiasmo mi impedisce di ribellarmi alla stretta. Spingo giù la paura, e cerco di far sì che il suo sorriso si rispecchi nel mio.

«Certo» mi limito a dire.

Una volta fuori, il gelo mi impedisce di proseguire.

«Che succede? Hai cambiato idea?»

Dove prima c'era un corridoio, adesso c'è un'anonima sala. Nessuna decorazione, nessun arredamento. Soltanto l'ennesima porta a qualche metro da noi.

«Non capisco...» dico con un filo di voce.

«Dai vieni, quella dev'essere l'uscita.»

Mi trascina con forza crescente, vomitando parole che non comprendo. O meglio non sento, perché la triste melodia aumenta di volume ad ogni centimetro percorso. Giunte ad un passo dalla fonte del mio malessere, provo a ribellarmi.

«Ferma!» grido ormai in preda al panico.

«No!»

La sua forza non sembra conoscere limiti, e prima che possa dire altro mi trascina all'interno di un autentico incubo. La sala degli specchi mi saluta con il mio riflesso sotto innumerevoli forme. Mi volto per uscire ma, invece della porta, un'Aurora in lacrime mi osserva.

«Ti prego, aiutami ad uscire di qui!» ma nessuno risponde. La bambina che mi teneva per mano è sparita.

«Dove sei?» urlo disperata.

«Voltati e mi vedrai.»

La sua voce è distante, ma l'invito chiaro. Sta per mostrarmi la sua vera identità.

«Continuo a non vederti.»

«Prima devi camminare.»

Vittima del panico non mi ero resa conto si trattasse di un altro corridoio, con l'unica differenza che sui due lati c'è una schiera di specchi.

Supero le mille sfaccettature di me, trovandomi infine a fronteggiare l'Aurora che più mi è familiare. Le sue forme prive di linee e il suo eccesso rivoltante mi impediscono di procedere.

«Per favore» supplico «lasciami proseguire.»

Il riflesso prende vita, sfiorandomi il viso prima che possa sottrarmi alle viscide mani.

«Vai.»

Si allontana, svelando un ingresso privo di porte.

«Mi hai trovata» dice la bambina seduta su un divano di pietra.

«Vuoi dirmi la verità?» chiedo sedendomi al suo fianco.

Lo scenario adesso è identico a quello osservato con Tyler.

«Guardami bene. Non noti nulla?»

Guardo i lineamenti spenti dell'ultima forma di Aurora che speravo di incontrare: l'Aurora bambina.

«Prima non eri così. Perché mi fai questo?»

«Prima indossavo altre vesti, sapevo che non mi avresti seguita se mi avessi riconosciuta. Tu mi hai lasciata in quella stanza, ma ti prego, adesso portami via da qui.»

Le lacrime le rigano il volto.

«Io? Non so di cosa parli.»

«Per favore, portami con te!»

Mi stringe in un abbraccio che mi toglie il respiro.

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Mi sveglio di soprassalto, con il corpo intriso di sudore. Passa qualche minuto prima che la sensazione di essere stretta da qualcuno mi abbandoni.

Il pericolo legato a Tyler si è manifestato.

L'ombra di AuroraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora