«Non aveva nessun senso mentire, e non mi riferisco a Marco. Quel che fai con lui, o chiunque altro, non è affar mio. Non capisco perché non dirmi che preferivi andare a ballare.»
Siamo seduti al bar della prima uscita, ma il ragazzo che siede di fronte a me è un altro Tyler. Vorrei dire che dal suo tono traspare rabbia, agitazione o semplicemente delusione, ma non è così. Da quando sono salita in macchina, l'unica cosa che avverto è il distacco.
«Perché non lo preferivo, per questo non potevo dirtelo. Mi sono sentita costretta ad andare, costretta da tutta la situazione.»
«Costretta? Aurora non credo che qualcuno ti abbia obbligata a fare qualcosa. Torno a dire però che non importa cosa tu abbia fatto, mi importa soltanto che abbia sentito il bisogno di prendermi in giro.»
Vorrei sbattere i pugni sul tavolo per la frustrazione. Non mi ascolta, crede tutt'ora che nasconda qualcosa.
«Ma perché dovrei mentire? Non l'ho fatto per prenderti in giro, l'ho fatto per le motivazioni che ho spiegato nel messaggio» dico con tono agitato.
«Mi dispiace per come le persone ti hanno trattata, questo lo sai. Ma Aurora io che c'entro con gli altri?»
«Niente, ed è questo il problema. Non ero pronta ad un rapporto simile, ma adesso sì.»
Mi domando se non mi sia sbilanciata troppo. Il messaggio, così come queste parole, suonano come una dichiarazione più che una richiesta di perdono.
«Va bene Aurora, allora la questione si chiude qui.»
Non può essere che non abbia altre domande, o che non voglia aggiungere nulla.
Se Sonia fosse qui riderebbe di se stessa, e dell'assurdità di tutto ciò che ha detto.
«D'accordo Tyler. Guarda che se non hai voglia di stare qui a parlare con me, possiamo anche tornare a casa.»
Per qualche motivo sento che potrei piangere, e non voglio che lui lo veda. Quella sì che sarebbe un'ammissione impossibile da negare.
«Non ci provare, non buttarla sul vittimismo. Cosa vuoi? Che mi arrabbi?»
«Qualunque cosa sarebbe meglio di come ti stai comportando» dico accendendo una sigaretta.
«Mi sto comportando normalmente, come ho fatto fino ad ora. Ma evidentemente sei tu che hai altro da dire. Quindi forza, ti ascolto.»
Si porta in avanti, poggiando entrambi i gomiti sul tavolino. Mi fissa con occhi che conoscono già le risposte. Mi sento vulnerabile.
«Non volevo andare con Marco.»
Non riesco a dire nient'altro, ma sono contenta di averlo ripetuto. Anche queste parole sono una dichiarazione, e forse migliore di tante altre. Lui mi ha portato a disprezzare quel che prima credevo di amare, cosa potrebbe esserci di più forte?
«Non ci posso credere.»
Si tira su, raccogliendo dal tavolo tabacco, accendino e cellulare.
«Andiamo Aurora, voglio tornare a casa.»
Ringrazio che non ci siano altre persone ai tavoli, almeno così l'umiliazione è più tollerabile.
Paga velocemente alla cassa, e fatico a stargli dietro fino alla macchina.
Una volta partiti, accende lo stereo e alza il volume al massimo.
La rabbia cresce dentro di me. Sì, indubbiamente ho sbagliato, ma in questi ultimi minuti mi ha trattata come se non valessi niente, come se le mie parole non contassero. Fa più male quando a farlo è colui che ti insegna che anche la tua voce può essere sentita.
Abbasso il volume, ricevendo uno sguardo pieno di rabbia.
«Ora tu mi ascolti.»
«Non ne ho nessuna voglia.»
«E invece lo farai!» non riesco a non urlare.
Lui sospira, accosta per accendere una sigaretta preparata mentre mi ignorava al bar, e lentamente riparte.
«Ti sembra giusto trattarmi così? E no, non è vittimismo. Non mi stai ascoltando, non vuoi sentire ragioni.»
«Ti avevo detto che non volevo sapere nulla di Marco, ed è stata l'unica cosa che hai detto. Sei tu che non ascolti.»
Chi direbbe così provando dei sentimenti? Un altro schiaffo alle teorie di Sonia.
«Perché non sapere nulla se per me è importante dirtelo? Non ha alcun senso. Non volevo farlo, ma è successo e ci sto davvero male.»
Mi guarda per un istante, approfittando della strada deserta. Tutto è in pausa.
«Aurora, starci male non ti servirà. Ormai è successo. Ma se davvero hai capito che non vorrai più qualcosa di simile, allora non ti resta che evitare che accada.»
Continua ad alzare una parete, ed io devo impegnarmi di più per arrestare la divisione.
«Quando è iniziata con lui credevo che fosse tutto ciò che ho sempre cercato. Invece non mi ascoltava, né si curava di comprendere. A lui bastava che fossi sempre solare, e forse è quello che bastava anche ai miei amici. Tu hai stravolto ogni cosa perché mi hai dato modo di uscire allo scoperto. E per me, che da anni non faccio altro che nascondermi, è una cosa molto complicata da gestire, forse la più difficile che abbia mai affrontato. Ma ora so che voglio affrontarla, e ho paura che...» mi fermo.
Mando giù le lacrime amare, impedendogli di fare in modo che ogni mia successiva parola mi ponga su una strada di non ritorno. Vorrei dire tutto a Tyler, ma voglio anche preservare qualcosa nel caso lui decida di allontanarsi.
«Se mi sono allontanato per qualche giorno, è per le tue stesse motivazioni. Non faccio entrare nessuno nella mia testa, puoi chiedere a chi vuoi. Hai visto come mi comporto con gli altri, hai sentito come mi parlano. Con te però è diverso, ci sono momenti in cui sento di potermi fidare realmente. Nemmeno io so come gestire questo rapporto, però so che quando vengo deluso ritorno sui miei passi. Non voglio perderti Aurora, non voglio smettere di vederti né di parlarti, ma devi rispettare il fatto che adesso, io, mi devo proteggere. Se lo faccio, è appunto perché non voglio sparire.»
Al suo posto, un altro avrebbe potuto chiedermi se provo qualcosa. Un altro ancora, avrebbe potuto allontanarmi senza nemmeno provare a rimanere. Se ci fosse un terzo, probabilmente approfitterebbe della mia vulnerabilità.
«Tyler, so di essere stata stupida. Capisco cosa pensi, e l'unica cosa che ti chiedo è di darmi modo di dimostrarti che puoi realmente fidarti.»
«Te ne sto già dando modo, altrimenti non saremmo qui. E tu ricordati che, a prescindere da tutto, continuo ad esserci per ogni cosa.»
"Continuo ad esserci per ogni cosa", sono le parole che precedono un addio a qualcuno che sappiamo avere qualche difficoltà. Non sento altro della sua frase, solo quest'ultima parte.
Mentre Sonia mi chiedeva il senso degli atteggiamenti di questo ragazzo, rispondevo che forse lo fa solo per aiutarmi. Dicendolo però impedivo a me stessa di crederci, non potevo dar credito ad una cosa tanto triste.
Posso continuare a non voler vedere la realtà?
Dopo le sue parole, posso davvero credere che non sia qui solo per salvarmi?
Preferirei un addio piuttosto che un rapporto edificato sulla pietà, e se mi renderò conto che la mia "cura" è la sua unica motivazione, dovrò essere abbastanza forte da allontanarlo.
Alzo un po' il volume della canzone che non sento, guardo fuori dal finestrino, e mi sembra di essere tornata a quando i miei genitori venivano a prendermi alla clinica.

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L'ombra di Aurora
RomanceAurora, costretta a 17 anni in una clinica per disturbi alimentari, decide di trovare un compromesso per non rimanere sotto osservazione. Le sue scelte la condurranno lungo un cammino costellato di menzogne, dolore, rabbia taciuta e finte gioie, fin...