Capitolo 7

105 16 3
                                    

Questo è il terzo sabato in cui mi sveglio alla clinica.

I miei genitori, da quando ho preso la decisione di non tornare, sono venuti a trovarmi un paio di volte. Ascoltando i racconti di Maria, racconti di un'Aurora diversa, che mangia un po' di più e che si mostra più collaborativa, si sono convinti che la mia scelta non sia stata dettata dalla volontà di allontanarmi da loro, ma da un desiderio di cambiamento. Mio padre ha anche detto di vedermi più in forma, e per sorridere al suo commento ho faticato non poco. So da me di aver già preso peso, non serve che mi si ricordi.

La cosa migliore di questi fine settimana sono stati i dialoghi con Serena. Ho scoperto una persona diversa, una ragazza con sogni, desideri e speranze. Mi ha spiegato che si trova qui perché ha compreso da sé di averne bisogno. Un giorno spera di diventare mamma, e per farlo vuole essere certa di crescere la sua bambina, perché è certa che sarà una femmina, diversa da come lei è stata cresciuta. Dice che la farà sentire una principessa, e che rischierà di viziarla anche troppo. Serena è una ragazza con tanto amore da dare, e finalmente sto riuscendo a vederne l'essenza. Spesso puntualizza che i nostri discorsi devono rimanere tra noi, e ogni volta che lo fa il mio orgoglio aumenta, anche se mi ero promessa di non lasciarmi coinvolgere troppo da queste ragazze. Sì, voglio essergli amica, ma non voglio che diventino per me indispensabili, rischierebbero di darmi un motivo per rimanere. Con Serena però mi sto sbilanciando, ma per adesso mi va bene.

Luisa, a grande sorpresa, è uscita tre giorni fa. I suoi l'hanno riportata a casa, certi che abbia compreso. Prima di andarsene ha voluto darci una lista di film da guardare, i suoi dieci preferiti. Mi piacerebbe dire di averla conosciuta meglio, ma non saprei come descriverla. Dicono che siamo quel che mangiamo, e nel suo caso forse lei è l'insieme dei film che ha visto. Anche se le altre non spunteranno le voci della lista, io lo farò, perché se quelli contenuti lì sono i suoi film preferiti, forse è nel loro insieme che risiede la sua persona.

Anna invece non ha ancora accettato il mio invito. Mi dispiace, anche perché ogni lunedì la vedo con un sorriso finto, ma non posso farci nulla. Ho evitato anche di insistere, non ha voglia di ascoltare. Più volte ha sottolineato la mia inesperienza, e ad essere sincera non è una cosa piacevole.

Sento di essere vicina al mio obiettivo, ed è la cosa di cui più mi importa. Se permetto di ferirmi, perdo la concentrazione necessaria.

Sento bussare alla porta.

«Aurora, ti va di fare colazione insieme? Non avevo voglia di mangiare a casa stamattina.»

Maria, a questo punto, credo sia totalmente compromessa.

«Certo.»

«E Anna? È già andata via?»

«No, si sta preparando.»

«Ciao Maria» esclama dal bagno la mia compagna di stanza sentendosi nominare.

«Ciao Anna. Vuoi fare colazione con noi?»

«No grazie, la farò dopo con i miei genitori.»

Usciamo chiudendoci la porta alle spalle, e Maria mi prende in contropiede.

«In realtà devo dirti che tua madre, ieri sera, ha chiamato qui.»

Arresto la marcia prima di entrare nella zona ristoro.

«Che vuoi dire? Perché non mi avete avvisata?»

«Per quello che ha chiesto. Ed è per questo che voglio parlarne con te questa mattina. Però prima sediamoci.»

Mangiare è già un'impresa, e non conoscere il contenuto del discorso tra loro rovina ulteriormente l'aspetto di cornetti, crostate e tutto quel che c'è sui tavoli del buffet. Prendo la prima cosa che capita, senza prestare attenzione a cosa sia, e un bicchiere d'aranciata. Poi mi accomodo, attendendo che Maria scelga la sua colazione.

«Stai tranquilla, non sono brutte notizie» dice prendendo posto.

Non rispondo, limitandomi a guardarla.

«D'accordo. Allora, siamo quasi alla fine d'agosto. Questo è il terzo sabato che trascorri qui, e devo dire che ho visto dei progressi importanti. Non parlo di forma fisica, ma dell'impressione che adesso fai a chi ti guarda. Sei più radiosa, e questa è forse una delle tappe più difficili da raggiungere. Date tutte queste premesse, tua madre, e inizio ad esserlo anch'io, è del parere che tu possa tornare a casa già a inizio settembre.»

Mi alzo lentamente per non esplodere, andando al suo fianco con aria impassibile. Poi però perdo il controllo, le lacrime fuoriescono, e la abbraccio con tutta l'energia di cui dispongo.

«Grazie, grazie e grazie» le sussurro all'orecchio.

«Ti ricordo che dovrai tornare qui per gli incontri settimanali, e che ancora hai circa una decina di giorni da trascorrere con noi. Diciamo che non ti libererai di me così facilmente.»

«Tranquilla Maria, penso che ormai sentirei la tua mancanza.»

Torno al mio posto, rendendomi conto di aver preso un cornetto alla marmellata. Ho mangiato di peggio, quindi tolgo l'ultimo mattone della prima fila. Il compito più grande è terminato, ora quel che rimane da fare è non tradirsi.

L'ombra di AuroraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora