«E chi te l'avrebbe raccontato?» chiede con tono sarcastico.
«Non ne ho idea. Però ci credo.»
«Quindi qualcuno ti avrebbe detto che nei pressi di quella casa si aggira un uomo che ti chiede di aiutarlo a trasportare non sai cosa, e che se ti rifiuti ti trascina con sé. Aurora, questa storia non regge. Non sai cosa porta, non sai chi sia, non sai nemmeno come si raggiunge la casa. Ammettilo, lo hai sognato.»
Continua a prendersi gioco di me, però non mi dispiace. È raro che sorrida tanto.
«Se ti diverti a prendermi in giro continua. Ma non mi sto inventando nulla.»
«Aurora, c'è una cosa che non ti ho detto» dice diventando serio tutto d'un tratto.
«Che cosa?»
«Non c'entra nulla con questo discorso. Però è da qualche giorno che penso di potermi fidare, e voglio che qualcun altro sappia.»
Si passa una mano tra i capelli e sospira profondamente.
«Tyler, puoi dirmi quello che vuoi.»
«Prima dammi la tua parola che mai, qualunque cosa accada, racconterai quanto sto per dirti. Ci sarebbero serie conseguenze, è importante che tu lo capisca.»
Inizio a preoccuparmi sul serio.
«Hai la mia parola.»
«Va bene. Dammi qualche secondo.»
Inizia a rollare una sigaretta, apparendo sempre più nervoso. Cosa mai dovrà dirmi che lo preoccupa tanto?
«D'accordo, ci sono. Anni fa mi trovavo in Sardegna, a casa di mia nonna. Spesso dopo cena uscivo a bere con i miei amici, la cittadina è piccola e non c'è tanto da fare. Quando ognuno di noi raggiungeva il limite, iniziando a sentirsi troppo stanco, tornava a casa. Quella notte rimanemmo in due, e un mio amico mi invitò a passare da casa. Voleva mostrarmi una cosa. Dio, se potessi tornare indietro... Aurora davvero, non una parola, non hai idea di quello che accadrebbe se questa storia venisse fuori.»
La curiosità, insieme ad un po' di paura, mi sta divorando.
«Tyler, ti ho già dato la mia parola.»
«Quando arrivammo bevemmo ancora. I suoi erano fuori per una breve vacanza e lui era rimasto con il fratello maggiore, che però non c'era mai. All'improvviso mi diede un colpo con un oggetto che non ho avuto nemmeno il tempo di identificare. Mi colpì alla testa e persi i sensi. Quando mi svegliai, mi resi conto che non eravamo più soli. Suo fratello era tornato.»
Si concede una pausa, aspirando il fumo di quella sigaretta come se potesse dargli la forza. Ne accendo una anch'io.
«E poi?» chiedo con un filo di voce.
«Stavano discutendo, ma ero troppo confuso per capire cosa dicessero. Però vedevo il coltello che suo fratello teneva tra le mani. Si avvicinò e solo in quel momento mi resi conto di non potermi muovere: mi avevano legato. Urlai, ma non servì a niente. Mi fece un taglietto alla base del collo. Per un istante pensai che volesse divertirsi, che si stesse scaldando, ma mi disse che non mi avrebbe fatto nient'altro. Smisi di urlare, la confusione ebbe la meglio sulla paura. Chiesi a entrambi cosa stessero facendo, ma non risposero. Poi Alessandro, così si chiamava il fratello di quel bastardo del mio amico, si fece un taglio sulla mano. Mi costrinse a bere il suo sangue, e lui bevve il mio. Aurora, io sono morto quella notte. Sono un vampiro!» urla facendomi cadere la sigaretta per lo spavento.
«No, tu sei un coglione!»
Scoppia a ridere mentre io controllo di non essermi bruciata.
«Ma che ridi idiota?»
Versa addirittura lacrime di divertimento. Lo fisso seriamente per un po', ma poi cedo. Non lo avevo mai visto tanto allegro.
Dopo cinque minuti buoni riesce a calmarsi.
«Oddio, scusa, non credevo ti spaventassi tanto.»
«Lieta di averti intrattenuto. Hai smesso di prendermi in giro?»
«Per il momento sì. Comunque, seriamente parlando, ho capito di cosa parli. La chiamano "La casa dalle cento stanze".»
«Mi sono scervellata un'ora per ricordarmi il nome e tu lo sapevi?»
Deve aver deciso di passare la serata ridendo di me.
«Perdonami, era bello vederti impazzire. Il vecchio a cui ti riferisci porta con sé un otre, che però è vuota. Non ricordo come funziona quando ti chiede di aiutarlo a portarla dentro, ma se non erro una volta incontrato l'uomo, inevitabilmente ti troverai tra quelle quattro mura, e lui vorrà riempire l'otre con il tuo sangue. Dicono che sfuggirgli sarebbe inutile, perché una volta dentro non si trova più l'uscita.»
Conosce pure la storia completa.
«Non sapevo ti interessassero certe cose.»
«Mi interessano molto. Non so bene in cosa credo e in cosa no, ma non escludo l'esistenza di fantasmi o altro.»
Un'idea si fa strada nella mia mente.
«Tyler, visto che non sappiamo cosa fare, che ne dici di andare? O è troppo lontano?»
Mette in moto senza darmi il tempo di cambiare idea.
«D'accordo.»
Inizia a guidare, ed io ringrazio di aver preso la decisione di non dirgli nulla. Non so se avrebbe motivo di offendersi, ma sono felice di aver lasciato l'ombra di Marco sull'asfalto, prima di salire in auto con Tyler. Non trovo mai noiose le uscite con lui, ma questa sera in particolare ha qualcosa di diverso e non voglio che qualcosa rischi di rovinarla.
Sì, farò in modo di dimenticare anch'io quanto successo.
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L'ombra di Aurora
RomantikAurora, costretta a 17 anni in una clinica per disturbi alimentari, decide di trovare un compromesso per non rimanere sotto osservazione. Le sue scelte la condurranno lungo un cammino costellato di menzogne, dolore, rabbia taciuta e finte gioie, fin...