Capitolo 16

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Siamo seduti in un bar che conta appena quattro tavolini. È un luogo poco frequentato, ideale se si vuole stare un po' da soli.

«Dovremmo venirci più spesso» dico per rompere l'insolito silenzio.

«Aurora, perché hai reagito in quel modo?» chiede con tono aggressivo.

«Te l'ho spiegato nel messaggio.»

Mi sono anche già scusata. La sua espressione non lascia pensare nulla di buono.

«Lascia perdere il messaggio. Non capisco che motivo c'era di fare così, e non è la prima volta.»

«Non mi sembra che sia successo altre volte» dico faticando a comprendere.

«Non così, ma sembri essere molto gelosa e non parlo solo di me. Lo sei con chiunque, anche con gli amici.»

Mi coglie del tutto impreparata. Non avevo idea che pensasse una cosa simile.

«Marco ma che stai dicendo?»

«Aurora non lo dico solo io...» si ferma, lasciandomi capire che gli stava sfuggendo qualcosa che non avrebbe dovuto dire.

«Che significa?»

«Niente. Il fatto è che dovresti essere un po' più rilassata.»

«Ora mi dici cosa ti hanno detto, e soprattutto chi. Altrimenti andrò a chiederlo direttamente a tutti» dico iniziando ad agitarmi.

«Aurora smettila.»

«Guarda che non sto scherzando. Anzi inizio adesso. Invio subito un messaggio a Teresa, così vediamo se lei sa da dove nasce questa novità.»

Prendo il cellulare.

«Non farlo, davvero.»

«Se tu non parli chiedo a lei. O non vuoi che si sappia che me ne hai parlato?»

«Sì, voglio che rimanga tra noi. Però non è per questo che non voglio che le scrivi.»

Distoglie lo sguardo che d'un tratto si carica d'imbarazzo. Non può essere...

«Lei?» chiedo sperando in una negazione.

«Sì. Ma non dire che te l'ho detto. Pensa che tu sia un po' troppo....»

«Cosa? Appiccicosa, assillante, opprimente? Cosa sarei secondo te e il tuo gruppo di amici?»

«Ecco appunto, miei amici.»

Mi colpisce dritta al petto, con una semplice puntualizzazione.

«In questi mesi hai conosciuto anche altre persone, hai trovato chi è più amico con te di quanto non lo sia mai stato con me. Prendi Sonia, ad esempio. Dici di trovarla simpatica, eppure non la cerchi, raramente accetti di uscirci. Sembra che tu non voglia staccarti da me.»

«Venite a casa mia, sedete sul mio divano, guardate la mia tv. E adesso tu mi dici che non sono miei amici?»

«Non è quello che ho detto e lo sai. Dico solo che penso dovremmo anche avere i nostri spazi di tanto in tanto.»

Per questo siamo qui, perché non voleva incontrare nessuno. Di certo ieri sera è successo qualcosa, ma preferisco non chiedere per paura di cosa potrebbe dire.

Un dubbio però devo togliermelo.

«Marco tutto questo discorso sta succedendo perché non sei sicuro di questa relazione?»

«Ma di cosa stai parlando?» chiede accennando una strana risata.

«Perché non ho mai visto casa tua?»

«Finalmente ci sei arrivata a chiedermelo. Aurora, forse è meglio chiudere qui il discorso.»

Ormai ho lanciato la pietra, inutile tirarsi indietro.

«Voglio affrontarlo invece. Se non sei certo di volermi presentare ai tuoi genitori, perché non dirmelo? Lo capisco se vuoi più tempo.»

«Aurora, davvero. Cambiamo argomento.»

«Sai che non possiamo più evitarlo, ormai è uscito fuori. Dimmi perché, poi parliamo di quello che vuoi.»

«Perché ho diciotto anni Aurora, diciotto. E ieri sera è stato bello non dover stare a pensare a te.»

Una lacrima scende prima che possa provare a fermarla.

«Grazie Marco, ora è tutto chiaro. Vedrò di non essere tanto invadente.»

«Ieri notte non ho chiuso occhio quando sono tornato a casa. Forse dovremmo fermarci un attimo.»

Lo dice senza alcun sentimento, senza il minimo accenno di dispiacere. Lo dice e basta, come se lo tenesse dentro da più tempo e non vedesse l'ora di sputarlo fuori.

«Perché dici così adesso?» chiedo perdendo il controllo su tante altre lacrime.

«Perché ho bisogno di capire alcune cose. Per favore però, smetti di piangere. Andiamo via da qui, così stiamo un attimo più tranquilli.»

Annuisco senza riuscire a dire nulla. Mi alzo sentendo di stare abbandonando in quel tavolino un piacevole sogno.

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Dopo un bel discorso imbastito per tenermi a bada, è finita. Mi ha lasciata.

Mi sento nuovamente sola, respinta.

L'illusione di poter appartenere ad un'altra realtà è stata persuasiva al punto da convincermi. Come ogni altra cosa però, la mia relazione è finita di punto in bianco, senza che potessi fare nulla per evitarlo. Va sempre così. Quel che fanno vedere nei film, in cui ci sono vari segnali che avvertono del pericolo, è una menzogna che i registi raccontano per dare un senso di sicurezza, di stabilità. La realtà però è ben diversa, e mentre qualche ore fa mi aggrappavo al mio sogno, adesso mi sono state amputate le braccia. Non ho più niente.

Aurora è tornata ad essere la ragazza che nessuno vuole, e bisogna che io ne prenda atto.

Stringo il cuscino riempendolo delle mie lacrime, temendo la notte che sta per giungere, che avverto come la più buia degli ultimi tempi.

L'ombra di AuroraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora