Hanno vinto la partita, e come capita le rare volte in cui ci riescono, siamo a mangiare nella pizzeria di fiducia. E come ogni volta, avrei preferito rimanere a casa.
«Non hai mangiato ancora nulla» dice Marco notando che dal mio piatto manca soltanto una fetta. Oggi proprio non riesco, sto facendo più fatica del solito.
«Non mi sento molto bene» dico per tagliare corto.
«Ma dai, vinciamo e non festeggi?» dice Alessandro, dando inizio ad un coro inconsapevole che, per sfinimento, mi obbliga a mangiare.
Ogni fetta ha la durezza del cemento, ogni boccone ingerito si fa insistentemente strada verso un pozzo che inizia a riempirsi. Il cibo sale, silente tra le risate e i festeggiamenti dei miei compagni. Nessuno di loro lo sente, ma io sì. Il suo fetore mi avvolge, creando uno scudo che mi isola dai presenti.
Ed eccomi qui, nuovamente sola ed irraggiungibile, a cercare di tenere l'ospite indesiderato nel suo angolo buio. Non c'è posto a questa tavola per un sesto elemento, se lo vedessero manderebbero via anche me pur di non accettarlo.
Scatto in piedi.
«Aurora tutto bene?» chiede Teresa notando la fretta.
«Sì certo, vado solo un attimo al bagno.»
«Dai che appena torni ordiniamo il dolce» dice colui che più di tutti deve rimanere all'oscuro.
Le sue parole però non fanno che aumentare il malessere.
Giunta in bagno mi assicuro che nessuno possa sentire, poi mi inginocchio al mio altare.
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Inutile mentire, è questa la mia vita. Giornate meravigliose in compagnia di persone che riescono, nella maggior parte dei casi, ad allontanare i pensieri. Giornate trascorse insieme a coloro che adesso mi vogliono, mi accettano e addirittura mi cercano, differentemente da come avveniva un tempo, quando quelli come loro mi odiavano.
Giornate che, senza che io possa farci nulla, terminano sempre allo stesso modo: con me che realizzo che se mi avessero conosciuta prima, non sarebbe stato lo stesso.
Teresa sarebbe felice di fare compere con me se non fossi sempre sorridente?
Alessandro e Antonio mi accetterebbero come fidanzata del loro migliore amico se, da quegli spalti, a fare il tifo per loro ci fosse una foglia appassita?
Marco mi bacerebbe ancora se vedesse...
Qualunque sia l'interrogativo che mi pongo, la risposta è una soltanto: no.
Ci sono persone che vivono allegramente riuscendo a tenersi a debita distanza dalle problematiche. Le evitano saggiamente, consapevoli che non vi è alcun guadagno ad indossare le sporche lenti della depressione, della paura, dei problemi. Vivono accontentandosi della felicità, senza voler scoprire come ci si sente a toccare gli abissi dell'ignoto.
Non posso additarli come responsabili delle mie notti angoscianti, perché non lo sono. Che colpa hanno loro, che sorridono ad ogni nuova alba? Posso soltanto ringraziarli per tanta inconsapevolezza, perché tramite essa mi ricordano che sono io ad avere qualcosa di sbagliato, e che devo lottare per tenerla nascosta.
Vorrei soltanto non sentirli tanto distanti, vorrei non percepirli come semplici comparse in una storia che temo non possa durare.
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L'ombra di Aurora
RomanceAurora, costretta a 17 anni in una clinica per disturbi alimentari, decide di trovare un compromesso per non rimanere sotto osservazione. Le sue scelte la condurranno lungo un cammino costellato di menzogne, dolore, rabbia taciuta e finte gioie, fin...