Capitolo 24

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«Ora puoi dirmelo.»

«Cosa?»

«Che c'eri già stato.»

Annuisce.

«Non scherzavo, mi piacciono molto determinate storie. Quando un posto che si dice sia stregato non è troppo lontano, vado a visitarlo.»

In realtà siamo seduti in macchina, a fissare una delle imponenti finestre di questa immensa casa.

Ha qualcosa di sinistro, sembra voler trasmettere qualcosa a chi la osserva.

«Tyler, noi però non stiamo entrando. Quindi non si tratta proprio di una visita.»

«Sono curioso, sì, ma non stupido. Il fatto che io non sappia in cosa credere, non significa che voglia giocare con cose simili. Non so se questa casa sia stregata ma, se lo fosse, lì dentro non troveresti certo anime buone.»

«Perché ne sei certo?» chiedo sperando che non voglia farmi un altro scherzo.

«L'unica storia che ho trovato sulle sue origini racconta che venne costruita molti anni fa da una setta. La usavano per punire i criminali, o forse sarebbe meglio dire torturarli, e ogni goccia del loro sangue veniva messa dentro un otre. Da qui la storiella sul vecchio.»

Mi aspettavo un racconto sul paranormale, invece la casa è nata per punire la realtà. È ancora più inquietante.

«Non credevo esistesse un posto simile...Impressionante. Quindi sì, se ci fossero delle presenze non sarebbero certo pacifiche.»

«Formerebbero l'essenza del male. L'unica cosa che mi fa dubitare della veridicità di questa storia è la bellezza della casa. Guardala bene.»

Un vialetto in pietra, grandi scale all'ingresso, decorazioni ai lati della porta e delle finestre ed un cancello con una particolare fantasia.

Provo ad immaginare come fosse prima, quando qualcuno se ne prendeva cura, ma grazie a Tyler l'unica cosa che riesco a vederci è sofferenza.

«Però è vero» mi prende per un braccio come per bloccarmi.

«Aurora non spaventarti, ma guarda lì. Terza finestra, in basso a sinistra.»

Ogni mio muscolo si irrigidisce. Nelle vene sento scorrere il gelo.

«Tyler, andiamo via» dico senza distogliere lo sguardo dall'uomo alla finestra.

«Tyler...» ripeto rendendomi conto che non mi ha sentita.

Gli sfioro il braccio per richiamare la sua attenzione. I suoi muscoli sono in tiro, e guardandolo in volto non mi dà l'impressione di essere spaventato.

«Tyler, dobbiamo andare.»

L'uomo svanisce dalla finestra. Evitando di distogliere lo sguardo da tutto il piano inferiore, continuo a richiamare l'attenzione di Tyler, che sembra essersi dissociato dal corpo.

D'un tratto, quasi come l'incarnazione di un incubo, l'uomo spunta alla porta.

È alto, indossa un lungo cappotto, e sembra divertito.

«Tyler!» urlo dimenticandomi di mantenere la calma.

Questa volta risponde prontamente. Mette in moto e, in un lampo, siamo distanti abbastanza da poter smettere di preoccuparci.

«Ora mi spieghi perché non mi rispondevi?»

«Posso chiederti una sigaretta? Non voglio fermarmi per prepararla.»

Accendo una sigaretta e gliela porgo. Quando allunga la mano per prenderla, noto che adesso trema.

«Ma tu stai tremando. Se vuoi fermarti fallo, ormai siamo abbastanza lontani.»

«Tranquilla, ci sono abituato. Scusami per prima, ma stavo cercando di capire.»

«Capire cosa?»

«Capire chi fosse.»

«Conosci qualcuno che passa le sue serate in quella casa?» chiedo prima di riflettere.

«No, Aurora. La sua sagoma mi sembrava familiare, tutto qui. Non ti avrei mai messa in pericolo, sapevo che c'era abbastanza tempo per allontanarsi.»

Familiare? Vorrei chiedergli altro, ma non sembra in vena di confessioni.

«Però, ora sì che mi sono spaventata» dico ridendo nervosamente.

«Sì, è stata un'esperienza forte. Domani dove andiamo? A caccia di vampiri?» chiede con tono più rilassato.

Domani... Sorrido per questa semplice parola. Si tratta solo di una battuta o vuole davvero vedermi anche domani?

«Non saprei. Potremmo cercare qualcosa di meno minaccioso, come ad esempio delle fate. Ti va?»

«Certo.»

Mi rivolge un rapido sguardo di approvazione. Credo ci vedremo anche domani.

L'ombra di AuroraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora