Capitolo 50

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Rieccomi al cospetto di colei che, fino a qualche tempo fa, di reale aveva ben poco.

La bambina che dall'altro lato del tavolo mi osserva, differentemente dalle altre volte, non appare allegra. Io provo collera nei suoi confronti, ma non so a cosa sia dovuto il suo fastidio.

«Credi che sia contenta di vederti?» chiede.

«Non mi interessa saperlo. Io non lo sono, non mi piace ritrovarmi qui per l'ennesima volta. Non mi piace guardare la tua faccia, né sentire la tua voce, soprattutto dopo gli ultimi sviluppi.»

Sono sempre più convinta che se Tyler non sapesse cosa rappresenta questa dimensione, non avrebbe provato fastidio per un bacio.

«Ci risiamo. Le cose vanno male e corri a darmi la colpa. Non puoi essere così stupida.»

Rimango senza parole. Ho l'impressione di non rivolgermi più ad una bambina. Della fanciullezza ha soltanto l'aspetto, ma non i modi.

«Stupida io? Sai quanto mi ci è voluto per imparare a stare al mondo? Che vuoi saperne tu che non sei mai uscita di qui?»

«Non starò ancora ad osservare, è fuori discussione. E tu non puoi più mettermi a tacere. Sono cambiata da quando c'è lui, non impedirmi di vederlo.»

Il tono è duro e autorevole. Mi domando come abbia fatto a crescere in così breve tempo, e cosa questo significhi.

«Non hai il diritto di chiedermi una cosa del genere. Se sono a questo punto, se lui mi respinge, è a causa tua.»

«Lo credi davvero? In tutta sincerità dubito che tu abbia capito come ragiona. Non sai niente Aurora, è già tanto che sia riuscita a tenerlo ancora al tuo fianco.»

«Io so molto più di te.»

«Davvero?» chiede sorridendo «Allora dimmi come mai non se n'è andato.»

«Perché in fondo a me ci tiene.»

Adesso il sorriso diventa risata.

«Perdonami, ma è troppo divertente. Hai avuto tutti gli strumenti per venirne a capo, non ha fatto altro che disseminare indizi per farteli raccogliere, e tu che fai? Fingi di non vederli.»

«Non fingo nulla, non con lui. Non sto evitando alcuna verità, mi limito ad accettare quel che è. Lui non mi vuole, non sotto quell'aspetto. E torno a dire che la colpa di questo è tua. Se non ti avesse vista non saremmo arrivati a questo punto. Ma perché hai voluto mostrarti proprio adesso? Perché non prima, quando non mi sarebbe importato di perdere uno dei tanti idioti? Avresti potuto rovinare altri miei rapporti, ma non quello con Tyler. Sei folle se credi che ti lascerò nuovamente apparire, hai avuto più di quanto meriti. Rappresenti la causa di tutti i miei mali, tutto ciò da cui è necessario che fugga per proteggermi. Quindi lo farò, e non potrai impedirmelo.»

Mi osserva senza dire nulla. La sua espressione cambia, senza che io possa comprendere cosa stia pensando. Attendo, senza mai distogliere lo sguardo.

«Dimmi, perché dovrei aiutarti?»

Adesso sono io a ridere. Possibile che non abbia capito?

«Ti risulta che abbia chiesto aiuto?»

«No, perché non riesci a renderti conto di quanto ti serva. Io voglio darti modo di comprendere. Per quanto non mi piaccia, siamo parte della stessa realtà. Non possiamo esistere l'una senza l'altra, e lo sappiamo.»

«Da te non voglio niente.»

Mi alzo in cerca di un'uscita. Vago per la stanza che sembra non avere né un inizio né una fine, cercando una porta che non appare fin quando non perdo la calma e inizio ad urlare. Voglio uscire da questo posto, voglio svegliarmi.

«Non vuoi andartene, è per questo che non c'è uscita. Torna al tavolo, parlami» dice nel tentativo di tranquillizzarmi.

La assecondo ormai sconfitta.

«Cosa dovrei dirti? Ho perso l'unica persona di cui mi sia mai importato qualcosa. Viene prima di mia madre, di mio padre, persino di me stessa. E mi ha respinta, capisci? Non vuole avere niente a che fare con me, non vuole che si dica che la povera e pazza Aurora condivide con lui un sentimento.»

«Cosa stavi facendo prima di addormentarti?» chiede tornando ad avere un tono rilassato.

«Riflettevo, come faccio da giorni. Non mi rimane altro.»

«Sei tu a voler parlare con me, quindi adesso ti aiuterò. Lo faccio per entrambe perché, credimi, non meriteresti tanta gentilezza. Né da me, né da lui.»

«Questo non è un buon modo per supportarmi.»

«Forse no. Ma è necessario che qualcuno ti dica le cose come stanno.»

Mi asciugo le ultime lacrime, sperando che le sue rivelazioni possano realmente essermi utili.

«Aurora, lui non ha baciato te, ma me. Ha baciato noi, quelle che adesso siedono in questa stanza. Non l'involucro, non so nemmeno se lo abbia mai visto quello.»

Non può dire sul serio. Come si potrebbe desiderare qualcosa di tanto sporco?

«Non sai cosa dici.»

«Invece lo so bene. Ti ha mai dato l'impressione di interessarsi a quel che di te conoscevano gli altri? Ti ha mai chiesto dei tuoi amici, o anche solo di conoscerli? Di cosa ti ha sempre parlato?»

«A questo non saprei rispondere. È come se parlasse di qualcosa che nemmeno esiste. Tyler è un mondo a parte.»

«Esatto. E sin dal primo istante è stato incuriosito da te perché crede che tu conosca la sofferenza. Ti ha portata dove non aveva mai portato nessuno, ti ha svelato realtà che teneva per sé. Tutto quel che fino a questo momento ha fatto era diretto alle tue profondità, a noi. Voleva che emergessi, che lo facessimo entrambe.»

«Ma lo abbiamo fatto» dico certa delle mie parole.

«No. Noi abbiamo solo iniziato a farlo. Credo che Tyler sappia quanto lui sia fondamentale in questa transizione, e credo anche che provi qualcosa per noi. Ma come possiamo biasimarlo se teme una relazione che non gli garantirebbe alcuna stabilità? Non saprebbe mai quando diciamo la verità o quando mentiamo. Non ci stiamo impegnando, non abbastanza.»

Quel che dice ora ha senso, ma non capisco dove voglia arrivare.

«E cosa dovremmo fare secondo te?»

«Ha soltanto paura. Bisogna dimostrargli che il desiderio di muovere passi, di migliorarsi, è forte in noi. Solo così potrà iniziare a fidarsi.»

«Non lo so. Lui non vuole che cambi.»

«Questo è quello che dice. Ma perché respingerci allora?»

«Lo hai detto tu, per paura.»

Non credo sia solo per questo, ma mi piace pensarla così. È più facile da sopportare, così come lo è l'idea di intraprendere un percorso per giungere ad uno scopo. Avrei qualcosa per cui varrebbe la pena andare avanti.

«Non dire niente» dico impedendole di parlare «ho capito.»

Mi alzo e, alle mie spalle, appare una porta.

L'ombra di AuroraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora